Il Sacerdote dev’essere geloso della gloria di Dio
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Il Sacerdote è custode delle anime, dev’essere geloso della gloria di Dio e della loro salvezza. La casta modestia lo rende quasi invisibile ai sensi degli uomini ed impedisce che questi siano attratti a lui bassamente. Egli vive di Dio ado-rando, pregando, riparando e ringraziando; offre a Dio le orazioni della Chie-sa, ed aiuta i fedeli nel dovere di adorare e pregare, supplendoli quando sa che sono presi dalle vertigini della vita materiale. L’Ufficio Divino ch’egli recita, la Messa che celebra, e le preghiere liturgiche che eleva nell’amministrazione dei Sacramenti, nelle esequie e in qualunque funzione, sono dette in nome della Chiesa per vantaggio delle anime che custodisce.
Il Sacerdote implora misericordia e perdono, raccoglie il Sangue di Gesù Cri-sto e lo sparge sulle anime che guida nelle vie della verità e del bene; si oppo-ne al mondo, combatte satana, ne confonde la superbia, ne sgomina il regno. Or come può riuscire in questo, se vive di mondo, indulge alle passioni, si cu-ra solo dei propri interessi materiali.
Il Sacerdote, come l’Angelo, dev’essere già beato, per quanto è possi-bile ad un viatore, occupandosi delle cose celesti. La scienza teologi-ca, la Sacra Scrittura, la sapienza dei Padri della Chiesa sono cose tanto sublimi ch’egli non può passare da queste altezze al sillabario delle scienze terrene. Urge la vita, declina il tempo, tramontano le umane illusioni, cade il povero giorno terreno, e chi deve accendere sulla notte del tempo, dell’intelletto e delle anime, le stelle del cielo, chi ha il segreto anzi di farvi rifulgere la luce di Dio?
Don Dolindo Ruotolo
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