Il Purgatorio secondo le rivelazioni dei Santi – 62
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Santità, sapienza e bontà di Dio – II
Ci sembra che tra le anime del Purgatorio e Dio passi qualche cosa di analogo a quello che passava tra Dio e il suo Figlio divino sul Calvario. Cristo, figlio prediletto del Padre, splendore della sua gloria, oggetto delle sue eterne compiacenze, appena addossatisi i peccati degli uomini, attira sopra di sé i colpi della divina giustizia, e non v’è più pietà per lui che si è dato come riscatto pei peccati del mondo.
Trema la terra, si fendono le rocce, il sole si eclissa davanti all’Uomo Dio che muore; ma Dio Padre resta impassibile nel silenzio della sua eternità; nulla lo commuove né intenerisce, neppure quel grido doloroso che gli rivolge la vittima divina : Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato! II sacrificio devessere tutto consumato, la giustizia deve avere il suo corso, dopo di che soltanto egli si ricorderà di esser Padre.
Orbene, anche le anime son figlie predilette di Dio, ma perché portano ancora impressa l’orma del peccato, egli non le riconosce per tali, e quando il fuoco vendicatore, quando i supplizi e le espiazioni si saranno accumulati sopra quelle meschine, assisterà impassibile a tante torture, anzi se ne (rallegrerà, perché così la sua giustizia sarà soddisfatta. Sarà inutile ogni grido, ogni soccorso implorato dal ciclo, poiché il cielo sarà chiuso per loro, e prima che Iddio si ricordi d’essere padre, ogni macchia dovrà esser distrutta e consumata dal fuoco.
Santa M. Maria Alacoque, che aveva provato in se stessa questi rigori della giustizia di Dio, soleva dire che i tormenti che l’amore divino imprimeva in lei come saggio di quelli che soffrono le anime del Purgatorio erano veramente insopportabili.
S. Caterina da Genova cosi si esprime a riguardo di questo martirio che la santità di Dio fa soffrire a quelle anime : « II fondamento di tutte le pene è il peccato originale o attuale. Dio ha creato l’anima pura, semplice e netta d’ogni macchia di peccato, con un certo istinto beatifico verso di lui, dal quale istinto il peccato originale, che essa trova in sé, l’allontana; quando poi vi si aggiunge l’attuale, ancora più se ne discosta, e quanto più se ne fa lontana, tanto più diventa malvagia, poichè Dio meno le dà la grazia della corrispondenza.
E poiché ogni bontà o virtù è largita per partecipazione di Dio, il quale corrisponde nelle creature irrazionali come vuole e come ha ordinato e non manca loro mai, ed all’anima razionale corrisponde più o meno, secondo che la trova purificata dall’impedimento del peccato; perciò quando si trova , un’anima che si accosti alla sua prima creazione pura e netta, quell’istinto beatifico se le va discoprendo e crescendo tuttavia, con tanto impeto e furore di carità (il quale la spinge verso il suo ultimo fine) che le par cosa insopportabile l’impedimento che prova, e quanto più vede e intuisce, tanto più le riesce dura la pena.
Or dunque, siccome le anime che soffrono nel Purgatorio non sono insozzate da gravi peccati, perciò non v’è altro impedimento tra Dio e loro tranne quella pena la quale le ha ritardate dall’andare a lui, e vedendo esse e provando quanto importi ogni minimo impedimento, ne nasce in loro un estremo fuoco, simile a quello dell’Inferno, eccetto nella colpa, che è quella che fa la volontà maligna ai dannati, ai quali Dio non corrisponde colla sua bontà, perciò restano in quella disperata maligna volontà contro la volontà di Dio».
Padre Pietro Louvet
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