Il Purgatorio secondo le rivelazioni dei Santi – 12
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IL PURGATORIO DELLE PERSONE
CONSACRATE A DIO
I parte
«Cui multum datum est…»
Nei precedenti capitoli si è visto come Iddio nella sua eterna giustizia punisca le anime in relazione alle grazie delle quali hanno abusato; è quindi naturale che le persone a lui consacrate abbiano a subire dopo morte tormenti gravissimi, proporzionati alla sublimità della loro vocazione. Secondo S. Francesca Romana il carcere dei chierici aspiranti al sacerdozio, dei religiosi e delle religiose, si trova nella regione inferiore del Purgatorio, al disotto di quello dei laici che commisero gravi colpe; i sacerdoti poi stanno sprofondati ancor più in basso e proprio sul confine dell’Inferno, in punizione di non aver sufficientemente corrisposto colla loro condotta alla sublime dignità che rivestivano in vita e alla conoscenza maggiore dei loro doveri, della quale erano capaci a preferenza degli altri. Quantunque riuniti in un medesimo luogo, ciascun di loro è punito secondo il numero e la grandezza delle colpe commesse, e secondo il posto che occupò nella Chiesa di Dio. Alla stessa stregua si misura la durata della pena. – Queste rivelazioni di S. Francesca Romana ci sono confermate da molte altre visioni particolari. Diceva un’anima del Purgatorio ad una pia religiosa del Belgio: – Figliuola mia, vivi da santa, poichè il Purgatorio riservato alle religiose è terribile. – Vincenzo di Beauvais nel libro settimo del suo Speculum historicum racconta che ad un monaco Benedettino, mentre era moribondo, fu mostrato il Purgatorio dei religiosi, nel quale vide alcuni di questi ravvolti da fiamme divoratrici che penetravano nelle loro carni come acuti dardi; altri distesi sopra graticole ardenti, che facevano spavento a vedersi, ed altri in vari modi martoriati, e il suo Angelo custode gli disse: – Quelli che tu vedi in preda a tanti strazi sono religiosi appartenenti a tutti gli Ordini, e che sebbene non abbiano commesso mai gravi falli, si resero però colpevoli di molte piccole negligenze, che stanno ora severamente espiando prima di essere ammessi alla divina presenza. – Santa Margherita Maria Alacoque, mentre pregava una volta per tre persone morte di recente, due delle quali religiose, la terza secolare, fu chiesto familiarmente da Nostro Signore: – Quale delle tre vuoi tu che io lasci libera? – Signore, rispose la santa, degnatevi voi stesso di fare questa scelta a seconda di ciò che torni maggiormente a vostra gloria e piacimento. – Allora nostro Signore liberò il defunto secolare, dicendo che a lui ispiravano minor compassione i religiosi, ai quali egli dona tanti maggiori mezzi di meritare il Paradiso e di espiare i loro peccati in questa vita colla perfetta osservanza delle loro regole.
Abbiamo già appreso da S. Francesca Romana che i semplici chierici, i religiosi e le religiose, quantunque trattati con più rigore dei laici, sono però tormentati meno dei sacerdoti. I falli poi che in questi maggiormente punisce la divina Giustizia sono sopratutto quelli che provengono da tiepidezza nel divino servizio. – Al quale proposito riporteremo qui un fatto importantissimo che si legge nella vita della ven. madre Agnese di Langeac.
Mentre questa un giorno stava in coro pregando, le apparve una religiosa a lei sconosciuta, col volto mesto e abbattuto e in quella foggia di vestito che di notte sogliono adoperare le religiose, e mentre attentamente la guardava, udì una voce che le disse: – Colei che ti sta presente è la suora d’Altavilla (tale era il nome d’una monaca del Puy morta dieci anni innanzi). In quel mesto atteggiamento la defunta non pronunziava parola, ma abbastanza dava a vedere quanto bisogno avesse d’esser soccorsa. La M. Agnese si pose allora fervorosamente a pregare per lei, proseguendo, per più di tre settimane, durante le quali la povera defunta, sempre penante, apparivele ad ogni momento e in ogni luogo, specialmente dopo la comunione e l’orazione comune. La buona religiosa avendo creduto suo dovere di darne avviso al confessore, questi stimò di farne consapevoli le monache di S. Caterina del Puy, alle quali aveva appartenuto la religiosa defunta; ma siccome la M. Agnese diceva che avrebbero preso il racconto per un sogno, si decise di non farne parola ad alcuno, ma che invece essa avrebbe fatto straordinari suffragi e ferventi preghiere per quell’anima. Tuttavia continuando la defunta le sue apparizioni come se i suffragi a nulla giovassero, la M. Agnese incominciò a temer fortemente di esser vittima d’un’illusione; ma dal suo Angelo custode fu assicurata trattarsi veramente di un’anima del Purgatorio, la quale così soffriva per la sua tiepidezza nel divino servizio. Dopo quest’apparizione dell’Angelo cessarono quelle della defunta, dimodochè non si potè mai sapere quant’altro tempo sia ella dovuta restare in quel luogo di pene.
Dalla vita della stessa Venerabile, scritta dal Lantages, desumiamo quest’altro racconto. – Essendo morta una religiosa di Langeac, chiamata suor Serafica, il confessore ordinò alla M. Agnese di supplicare Iddio affinchè le facesse conoscere lo stato di quell’anima. Ubbidì ella difatti, e umiliata al Signore la sua domanda ed offertasi vittima a lui in luogo della religiosa, sentì tosto un grande ardore invaderle tutto il corpo; da ciò comprese che la povera suora soffriva il fuoco del Purgatorio, e infatti essendo stata poi essa trasportata laggiù in ispirito, la riconobbe fra molte anime, che bruciavano in quelle fiamme, ed intese che con voce lamentevole le chiedeva soccorso. Le apparve poi la defunta un’altra volta per domandarle la benedizione, che subito la M. Agnese le impartì. Otto giorni dopo, la pia superiora dopo la comunione essendo scesa in coro a prostrarsi sul sepolcero della defunta, e con gemiti e lacrime domandando allo Sposo divino che liberasse quella figlia dalle fiamme che la tormentavano, sentì una voce che le rispose: – Continua, continua a pregare, poichè non è ancora giunto il tempo della liberazione di Serafica. – Due giorni dopo però, mentre la M. Agnese assisteva alla Messa, vide al momento della elevazione che quell’anima saliva al cielo con estremo gaudio e letizia.
Si è parlato precedentemente di una religiosa della Visitazione, la quale apparve a S. M. Maria Alacoque per stimolarla a pregare per lei, onde fosse liberata dalle pene che soffriva; ebbene, questa povera suora si lamentava sopratutto della troppa facilità con la quale in vita si era fatta dispensare dalla osservanza della regola e dagli esercizi comuni, e deplorava vivamente le soverchie cure che aveva posto nel procurarsi comodi e sollievi, soggiungendo che se non fosse stata la Vergine Santissima, ella sarebbe andata irrevocabilmente perduta. Un’altra religiosa apparsa quasi contemporaneamente alla Santa non chiedeva alcun sollievo fra i suoi tormenti; meravigliandosi S. M. Maria Alacoque di ciò, le fu risposto che alla defunta non era permesso chiedere preghiere in punizione di non aver corrisposto in vita alle disposizioni che Dio le aveva dato per il puro patire, mentre invece aveva cercato con troppa cura il suo benessere e prosperità temporale.
Voglia Iddio che questi esempi producano una salutare impressione su quelle anime religiose, le quali, dopo essersi dedicate a lui, languiscono nel suo santo servizio resistendo alle ispirazioni della sua grazia e menando una vita tiepida e oziosa. Riferiamo ancora qualche esempio, che ci dimostri con quanta severità siano punite da Dio le mancanze contro i voti di povertà e di obbedienza. Del voto di castità non parliamo, poiché coloro che non temono di macchiare sacrilegamente il loro corpo dopo di averlo donato allo Sposo Divino, non hanno posto al Purgatorio, ma molto più giù.
Dagli Annali dei Padri Cappuccini togliamo il racconto seguente. Frate Antonio Corso, celebre per il suo zelo nella penitenza, mortificava continuamente il suo corpo più di quanto la regola non prescrivesse. Per molti anni portò giorno e notte sulla nuda carne un cilizio pungentissimo; per nutrimento non prendeva che poco pane, ed acqua per bere. Negli ultimi anni della sua vita limitò a tre volte alla settimana questo misero pasto e raddoppiò le sue preghiere e le sue penitenze. Nella Settimana Santa si disciplinava per cinque ore di seguito, dandosi colpi di cilizio numerosissimi. Or bene, chi non avrebbe creduto che quell’anima sarebbe scampata senz’altro alle pene del Purgatorio? Invece la sorte fu ben diversa. Dopo la morte apparve un giorno il defunto all’infermiere del convento, al quale svelò il suo stato con queste parole: – Grazie alla misericordia divina io sono salvo, quantunque per un peccato commesso contro la santa povertà, tanto raccomandata dal nostro serafico Padre, meritassi l’Inferno. La Vergine Santa mi ha ottenuto la liberazione, ed ora sono condannato soltanto ad espiare il mio peccato in Purgatorio, poichè Iddio non tollera macchia alcuna nelle anime che vanno presso di lui. –
S. Maria Maddalena de’ Pazzi racconta di una religiosa trattenuta per alcuni giorni in Purgatorio per mancanze che a noi sembrerebbero leggerissime, come quella di aver fatto senza necessità certi lavoretti da donna in giorni festivi o di aver portato troppa affezione ai suoi parenti. La pena sarebbe stata ancora più dura se non l’avessero resa accetta a Dio la sua fedeltà nell’osservanza della regola, la sua purità di intenzione e la sua carità verso le consorelle.
A proposito poi delle mancanze di carità dei religiosi, nella vita di S. Luigi Bertrando si legge come essendosi il Santo trattenuto una notte dopo mattutino in coro a pregare, vide comparirsi un religioso, circondato di fiamme, che gettandosi ai suoi piedi lo supplicò di volergli perdonare una parola ingiuriosa, che vivendo aveva pronunziato contro di lui molti anni innanzi, e solo per la quale diceva di essere condannato da Dio in Purgatorio; implorava quindi da lui per carità una Messa sola, che sarebbe bastata a liberarlo da quelle pene. Avendo il Santo soddisfatto al desiderio del defunto, lo vide nella notte seguente glorioso e raggiante salire al cielo (Vita S. Ludovici, in Diario Dominicano, 10 Octobris). Questo esempio valga da solo a farci pensare seriamente all’espressione di N. Signore nel Vangelo: Chiunque dirà al suo fratello: Tu sei pazzo, sarà condannato al fuoco (Matt., 5, 22).
S. Margherita M. Alacoque vide in sogno una religiosa morta molto tempo prima, la quale le disse di soffrire assai in Purgatorio, ma che la pena maggiore con cui Dio la castigava era quella di farle vedere di continuo una delle sue parenti precipitata nell’Inferno. A tale rivelazione la Santa si svegliò tanto sofferente da sembrare che la defunta le avesse impresso nel corpo le sue pene, e siccome, trattandosi di un sogno, non voleva prestarvi troppa fede, quell’anima non le concedeva riposo e le ripeteva continuamente all’orecchio: – Pregate Iddio per me; offritegli le vostre sofferenze in unione a quelle di Gesù ed a sollievo dell’anima mia. Fate per me tutto ciò che potrete fino al primo venerdì del mese in cui vi comunicherete in mio suffragio. – Tutto ciò fu eseguito dalla Santa con permesso della superiora; nondimeno le sue sofferenze aumentando la spossavano orribilmente e non le permettevano più di prender riposo; e poiché per riparare le forze l’obbedienza l’avea costretta a stare in letto, ecco quell’anima venirle nuovamente vicino, e rimproverandole la sua pigrizia e le sue comodità, additarle il letto di fuoco su cui essa giaceva in Purgatorio, letto orribile e tormentoso, sul quale ogni più leggera mancanza contro la regola veniva punita severamente con speciale castigo; e soggiungeva: – Vorrei che tutte le anime consacrate a Dio potessero vedere il mio stato; se potessi far loro conoscere la grandezza delle mie pene e quelle ancor maggiori riserbate a chi non corrisponde alla vocazione avuta, camminerebbero tutte con ardore per la strada della virtù e dell’osservanza della propria regola.
Perciò le persone consacrate al Signore con la professione religiosa devono attentamente vigilare sopra ogni loro parola, sopra ogni loro azione e pensiero, per non rimanere un giorno colpite dalla severa giustizia di Dio.
Can. Luigi Coccolo
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