Il Purgatorio, secondo le rivelazioni dei santi – 118
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È a nostro vantaggio
Stabilito cosi che quest’offerta di tutte le nostre opere non nuoce né a noi né agli altri, vogliamo ora mostrare che in quanto riguarda noi, non possiamo che guadagnarvi moltissimo, e per provarlo riassumeremo qui in poche parole quel che dice il De Mundford già citato.
Dopo aver ricordato che in ciascuna azione virtuosa è da considerarsi la parte meritoria, impetratoria esoddisfattorio., tutte e tre le parti di essa azione acquistano un valore più considerevole, poiché in primo luogo il merito propriamente detto s’accresce considerevolmente, insegnando i teologi che un’opera tanto più è meritoria quanto più è fatta con fine disinteressato e con carità, e nell’offrire ai defunti questa parte soddisfattoria di tutte le nostre azioni, ci mettiamo di fatto nell’impossibilità di agire altrimenti che per motivi disinteressati, dal momento che queste opere non ci possono più servire pel pagamento dei nostri debiti spirituali.
Di più, l’atto stesso col quale facciamo questa cessione universale è di un merito straordinario, perché essendo revocabile, se ogni volta che ci venga in pensiero di rinunziarvi perseveriamo nella nostra generosa offerta, meritiamo un accrescimento sempre maggiore di gloria nel cielo, e quindi sotto questo rapporto il nostro guadagno è immenso.
In secondo luogo, quanto alla parte impetratoria che le nostre opere acquistano quando le indirizziamo a Dio come preghiera per ottenere una grazia qualunque, non minore è il guadagno che ne ricaviamo, poiché col disporre che di questa facciamo a vantaggio dei defunti non si diminuisce affatto il merito dell’opera stessa, mentre resta sempre in nostra facoltà d’impetrare con essa da Dio, oltre alla liberazione delle anime, quelle grazie che più ci sono a cuore, e così oltre al merito dell’atto in se e della carità che facciamo, avremo quello di aver salvate tante anime, che, unendo le loro alle preghiere nostre, ci renderanno più facile l’esaudimento dei nostri voti.
Da ultimo, quanto alla parte soddisfattoria, quantunque essendo l’unica che possiamo cedere interamente a vantaggio dei defunti, parrebbe che non potesse giovare a chi la offre, tuttavia, almeno in parte, ha questa prerogativa. È detto nel libro dei Proverbi (XI, 24) : Vi sono taluni che danno quel che hanno, e divengono più ricchi, e partendo da quel principio che Dio è infinitamente liberale verso le sue creature e non si lascia mai vincere da esse in generosità, e pensando alla promessa da lui fattaci nel Vangelo di ricambiar noi colla misura di cui ci saremo serviti verso gli altri, nonché a quanto egli stesso disse a santa Geltrude, che cioè avrebbe considerato come fatto a lui quello che facciamo per le anime purganti, possiamo fermamente sperare che in punto di morte userà molta misericordia a coloro che per amor suo e per carità verso quelle anime si saranno privati della parte soddisfattoria delle loro opere.
Se è scritto nei libri santi che la carità ricopre molti peccati e che l’elemosina libera dalla morte, perché non dovrà esser così nel caso nostro? Qual miglior elemosina di questa che non da il solo superfluo, ma tutto offre a vantaggio del prossimo ? È vero che per noi non rimane nulla che valga a farci scontare le pene dovute ai nostri falli, ma dobbiamo considerare che Dio, in ricompensa della nostra carità, ci concederà molte grazie straordinarie, fra le quali in punto di morte quella di una carità perfetta e di una viva contrizione che basti a ottenerci la remissione di tutti i peccati.
E che ispirerà alle anime purganti che avremo liberate durante la nostra vita, di assisterci potentemente coi loro suffragi dopo la morte, e ai nostri superstiti e alle anime buone che lasciamo sulla terra, di pensare a noi come noi pensiamo alle altre anime. Perciò, conclude il Munford, vi è molto a sperare che coloro i quali con purità e rettitudine d’intenzione avranno fatto questa cessione così generosa andranno esenti dal Purgatorio, o almeno vi dimoreranno tanto poco tempo che più non avrebbero ottenuto conservando per sé la parte soddisfattoria delle loro azioni.
Padre Pietro Louvet
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