Il Purgatorio, secondo le rivelazioni dei Santi – 111°
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Messe gregoriane per i defunti
Un uso molto divulgato in Italia e in vigore in molti monasteri benedettini è quello di cui vogliamo ora parlare. S. Gregorio Magno racconta ne’ suoi Dialoghi (lib. IV, e. io) che un monaco del suo convento per nome Giusto, esercitava, con permesso dei superiori, la medicina.
Avendo accettato una volta di nascosto dell’Abate la moneta di tre scudi in oro con mancanza gravissima contro la povertà religiosa, mosso dai rimproveri che glie ne aveva fatti il monaco, Copioso, e umiliato dalla pena della scomunica nella quale era incorso, fu tanto afflitto dal dolore, che ammalatosi gravemente, se ne morì, pentito però e in pace con Dio.
Nondimeno volendo S. Gregorio incutere nei suoi religiosi un salutare terrore contro quel fallo che lede uno dei voti più importanti della vita religiosa, non tolse al defunto la scomunica, e lo fece seppellire separatamente in luogo dove si deponevano le immondizie, e, gettati i tre scudi nella fossa, fece ripetere ai religiosi le parole di S. Pietro a Simon Mago : Pereat pecunia tua. tecum; il tuo denaro perisca con te.
Qualche tempo dopo il santo Abate sentendosi toccato da compassione, fece venire a sé l’economo del monastero, e gli disse: “Da molto tempo il nostro confratello defunto è tormentato dalle pene del Purgatorio, e la carità ci consiglia a liberarlo. Va dunque, e incominciando da oggi offri per lui il santo Sacrificio per lo spazio di trenta giorni, senza tralasciar d’immolare neppure una volta l’Ostia propiziatoria per la sua liberazione”.
L’economo ubbidì, rna non avendo pensato, per le troppe preoccupazioni, a contare i giorni, una notte il defunto apparve a Copioso, dicendogli che se ne saliva al cielo, libero dalle pene del Purgatorio. Furono allora contati i giorni dall’inizio delle celebrazioni e si trovò che quello era precisamente il trentesimo.
D’allora in poi invalse l’uso di far celebrare le trenta Messe pei defunti, uso che esiste ancora oggidì nei monasteri dei Benedettini e dei Trappisti, e che Dio con molte rivelazioni ha dato a conoscere essere a lui molto accetto.
Avendo quindi in nostre mani tanti tesori, saremmo veramente crudeli se lasciassimo languire in quel carcere tante povere anime. Pensiamo che nel giorno del rendiconto ci pentiremo, ma troppo tardi, di non aver saputo spendere sì preziosa moneta.
Mettiamo dunque in pratica il consiglio di Tobia : Panem tuum super sepulturam justi constitue : posa il tuo pane sul sepolcro del giusto : questo pane è la SS. Eucaristia, pane vivo sceso dal cielo e che solo può saziar la fame di quelle anime, le quali anelano di andare a godere svelatamente in Paradiso colui che nei giorni della loro vita mortale hanno adorato sotto i veli eucaristici.
Padre Pietro Louvet
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