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Il Purgatorio, secondo le rivelazioni dei Santi – 110°

18 Settembre 2014 | Filed under: Purgatorio
     

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SanteAnimedelPurgatorio

La S.  MESSA PER I DEFUNTI – II

S. Vincenzo de’ Paoli spesso cele­brava e faceva celebrare ai suoi confratelli per le po­vere anime del Purgatorio abbandonate. Il P. Corneille della Compagnia di Gesù s’era imposto per voto di celebrare quattro volte la settimana in suffra­gio di esse. Che poi quelle anime sappiano apprez­zare assai meglio di noi il valore infinito di questo divin Sacrificio, lo provano moltissime apparizioni fatte ai loro devoti.

Un monaco di Chiaravalle, che era stato liberato dal Purgatorio per le preghiere di S. Bernardo e de’ suoi confratelli, apparso ad un re­ligioso della comunità che più si era interessato per lui, mostrandogli l’altare su cui in quel momento si celebrava la santa Messa, gli disse : “ Ecco le armi che hanno contribuito più di tutto a liberarmi dalla mia cattività : ecco il prezzo del mio riscatto, che mi fa ora salire al cielo”.

Se però una sola Messa ha di per sé un valore in­finito, non è altrettanto della sua applicazione, la quale viene limitata dalla volontà divina ; poiché es­sendo infinito il valore del Sacrificio, basterebbe che l’offerta di esso fosse fatta una volta sola per ischiu-dere le porte del cielo a. tutte le anime del Purgato­rio.

I teologi dividono ordinariamente in tre parti il frutto della Messa,  insegnando che una parte si ri­versa nel tesoro della Chiesa, ed in forza della comu­nione dei Santi va a vantaggio di tutti i suoi membri ; un’altra a benefizio del sacerdote, al quale spetta quasi per diritto d’anzianità; la terza a profitto di colui per l’intenzione del quale la Messa si celebra; e quest’ul­tima parte, in quella misura che Iddio solo conosce, è la sola che sia applicabile ai defunti.

Ed è per ciò che   non   bisogna   contentarsi   di   far   celebrare   una Messa per un defunto,  ma,, per quanto è possibile, bisogna ripetere più volte l’oblazione del Sacrificio di­vino, non potendosi mai sapere in qual misura ne sia applicato l’effetto all’anima che si vuoi suffragare, e se la giustizia di Dio ne sia rimasta pienamente sod­disfatta.

Così, per esempio, sappiamo che dopo venti anni   S. Agostino   raccomandava   sull’altare   l’anima della sua santa madre Monica,  e nei tempi di gran fede, come il medio evo e i primi secoli della Chiesa, le   famiglie   cristiane   largheggiavano  di   prodigalità nell’offrire spessissimo il divin Sacrificio per la libe­razione dei defunti.

 Quando morì in  Ispagna Mar­gherita d’Austria   moglie   di   Filippo III,   nel   solo giorno delle esequie furono celebrate in Madrid non meno di  11oo Messe, e quando, aperto il suo testa­mento il Re vide che la sua consorte aveva ordinato ne fossero celebrate in suo suffragio solo mille, volle che se ne aggiungessero venti mila.

Alla morte del­l’arciduca Alberto la vedova di lui Isabella fece cele­brare in suo suffragio quaranta mila Messe, ascoltan­done essa per un mese intiero dieci al giorno. È vero che queste sono munificenze reali,  ma non  valgono forse assai più di tutti i mausolei e monumenti che sogliono innalzarsi ai defunti, e non ci dimostrano il sentimento dell’efficacia di tanto Sacrificio?

Quello poi che v’ha di singolare nell’oblazione della santa Messa si è che essa opera indipendentemente dalle disposizioni di colui che l’offre o la fa offrire, in modo che quantunque questi siano macchiati di colpe mortali, e il Sangue di Cristo gridi vendetta contro di loro, tuttavia questo Sangue implora espia­zione e scende ristoratore sulle anime del Purgatorio; che se il sacerdote che celebra è colpevole, la sua colpa non infirma il valore dell’atto, poiché non è egli che l’offre, ma Cristo stesso nella persona di lui.

Però se il frutto del Sacrificio rimane essenzialmente lo stesso, qualunque possa essere l’indegnità del mini­stro, è certo anche che vi è un frutto accidentale di-­pendente più o meno dalle disposizioni del celebran­te. Ed ecco il motivo perché molti sacerdoti ottengono col santo Sacrificio grazie che altri sacerdoti non valgono ad ottenere.

Padre Pietro Louvet


     

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