Il Purgatorio, secondo le rivelazioni dei Santi – 105°
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Obbedienza e suffragi – II
Nel convento delle Domenicane di Vercelli, dove era superiora la beata Emilia, v’era fra le altre una prescrizione della regola che vietava di bere fra un pasto e l’altro senza permesso della superiora, la quale però lo concedeva rarissimamente, eccitando le consorelle a questo piccolo sacrificio in memoria della sete che Gesù pati sul Calvario.
Una monaca, Cecilia Avogadro, andata un giorno da lei per chiederle il permesso di bere, ne ebbe il solito divieto, al quale sebbene arsa dalla sete, non mancò di uniformarsi. Ne fu però ben ricompensata, poiché morta poche settimane dopo, in capo a tre giorni apparve tutta raggiante di gloria alla superiora, ringraziandola di averla indotta a quella mortificazione, in forza della quale era stato di molto abbreviato il suo purgatorio, che avrebbe dovuto essere invece di lunga durata a motivo del troppo affetto da lei portato ai propri parenti (Diario Domenicano, 3 Marzo).
Quelli poi che vivono nel secolo possono allo stesso modo preservare l’anima loro dalle pene del Purgatorio accettando con rassegnazione e senza lamenti le croci che a Dio piace mandare. Ma purtroppo son rari quelli che sanno profittare delle contrarietà della vita, e spesso le tribolazioni che Dio ci manda per fornirci occasione di merito, non servono che ad aumentare i nostri debiti.
Sottomettiamoci invece con piacere ed ilarità al peso della croce, e quando le afflizioni ci opprimono, e sentiamo lo spirito nostro triste fino alla morte, specchiamoci nel divino Modello, offriamo al Padre celeste la nostra angoscia, pensiamo che siamo predestinati, e sopportiamo tutto per le anime che ci son care e che gemono in Purgatorio.
Soffriamo pel nostro prossimo, pei nostri amici ed anche pei nemici, che in mezzo a quelle fiamme si raccomandano ai loro fratelli viventi.
Padre Pietro Louvet
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