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Il Purgatorio, nelle rivelazioni dei Santi – 84°

13 Luglio 2014 | Filed under: Purgatorio
     

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purg

Un episodio,  impressionante e commovente ad un tempo, a proposito di sacrileghi detentori dei beni dei defunti, si legge nella vita di Rabano Mauro, scritta dal Tritemio. Rabano Mauro, che fu prima abate del celebre monastero di Fulda, e più tardi arcivesco­vo di  Magonza,  ardeva di  carità e di  zelo  pei  de­funti. Secondo le costituzioni dell’Ordine di S.  Be­nedetto allorché un monaco passa all’altra vita, per 30 giorni continui vien distribuita la sua porzione di cibo ai poveri, in suffragio dell’anima sua.

Or accadde che nell’anno 830, avendo una pestilenza rapito moltissi­mi monaci, fra i quali un superiore, Rabano Mauro, fatto chiamare Edelardo,  procuratore del monastero, lo incaricò di far distribuire ai poveri le solite razioni e gli raccomandò   di   non   mancare, poiché   Iddio   lo avrebbe altrimenti   punito   severamente.   Ma   siccome anche  nel  chiostro  trova albergo talvolta l’avarizia, Edelardo contravvenne agli ordini del vegliare oltre il tempo prescritto dalla regola, nel recarsi alla stanza da letto, attraversando la sala del capitolo, vide con grande stupore l’Abate, circondato e lai monaci, tenere adunanza.

Avvicinatosi per accer­tarsi dello strano caso, trovò non già l’Abate vivente, ma il superiore defunto insieme con tutti gli altri mo­naci periti nella pestilenza, due dei quali, scesi dai loro stalli gli si fecero incontro e spogliatolo dei suoi abiti, dietro ordine del superiore lo disciplinarono aspramente, gridando: — Ricevi, o disgraziato, il ca­stigo della tua avarizia; e sappi che questo è nulla a paragone di quei che ti aspetta nell’altra vita.

Tu venderai fra tre giorni nella tomba, e tutti i suffragi che sarebbero dovuti all’anima tua saranno invece ap­plicati a coloro che la tua schifosa avarizia ha privato dei loro. — A mezzanotte quando i monaci scesero in coro per cantare mattutino avendo trovato Edelardo disteso in un lago di sangue e ricoperto di ferite, gli si fecero intorno e con ogni cura lo trasportarono al­l’infermeria; ma egli con voce morente disse:

Affrettatevi a chiamare il mio superiore, poiché ormai ho più bisogno dei rimedi spirituali che di quelli temporali. Queste mie membra lacere e peste non guariranno mai più e mi accompagneranno fra breve al se­polcro. .— Essendo indi sopraggiunto l’Abate, gli rac­contò in presenza dei confratelli il terribile avveni­mento, confermato dalla verità delle sue ferite, e tre giorni dopo, ricevuti i Sacramenti con viva contrizio­ne e pietà, passò di questa vita.

Venne subito cantata la Messa di requie in suo suffragio, nonché le altre prescritte dalla regola, e per un mese intero fu esattamente distribuita ai poveri la sua porzione ; in capo al qual tempo il defunto essendo comparso pal­lido e sfigurato a Rabano Mauro, questi gli chiese se si potesse far per lui qualche bene onde liberarlo da tanto soffrire. Ma quegli rispose :

O mio buon Pa­dre, vi ringrazio delle premure vostre e di quelle dei vostri monaci, ma vi annunzio che tutti i suffragi fatti per me fino ad ora non hanno giovato a liberarmi dalle mie pene, avendoli la divina giustizia applicati a quei miei confratelli che io vivendo privai dei loro. Vi supplico dunque di raddoppiare preghiere ed ele­mosine, affinchè dopo liberati essi, possa anch’io usci­re di questo carcere.

Essendosi allora continuato con più fervore da tutta quella comunità a pregare e a far elemosina per Edelardo, in capo al secondo mese ap­parve di nuovo tutto vestito di bianco e col volto sor­ridente, dicendo che la sua espiazione e quella dei suoi confratelli era compiuta, e che se ne saliva felicemente al cielo.

Padre Pietro Louvet


     

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