Il Purgatorio, nelle rivelazioni dei Santi – 88
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Doveri verso i genitori e verso i figli – II
Dionigi Cartusiano racconta che quand’egli perdette il genitore, invece di pregare pel riposo di lui, si lasciò prendere dal desiderio smodato di conoscere la sorte toccatagli, senza preoccuparsi di suffragarlo. Iddio, volendo riprenderlo di questo difetto, permise che una sera, durante la preghiera, una voce gli dicesse : — Perché ti lasci tentare da tanto vana curiosità ? Non sarebbe meglio che tu applicassi il merito delle tue orazioni in suffragio dell’anima del padre tuo, che soffre tra le fiamme del Purgatorio, piuttosto che cercar di sapere dove si trovi ?
Ammaestrato da questo avviso Dionigi Cartusiano si pose allora a pregare con fervore pel sollievo di suo padre, e la notte seguente vide penare atrocemente il defunto, mentre nel suo dolore gridava : — Ah ! figlio mio, perché mi hai così dimenticato ? Abbi pietà del padre tuo, e soccorrimi con le tue preghiere. — Il religioso, tutto confuso per la sua negligenza, si pose a ripararla, e pregò finché non seppe, per rivelazione, della liberazione del padre.
Commovente, specialmente per un sacerdote, è quanto ci viene raccontato di Giovanni Rusbrock dai suoi biografi. Tra quanti ammiravano, per la sua sapienza, Rusbrock, ancora giovanissimo, si distingueva la mamma di lui. Egli si era ritirato presso uno zio prete per essere addestrato nelle scienze umane, ma sopratutto nelle divine. « Sua madre, che non sapeva dove egli veramente fosse, lo apprese quando cominciò a diffondersi la fama della sua sapienza.
Essa andò a Bruxelles, ma quando potè rinascere per via della virtù e della celebrità di suo figlio, non sospirò più per la sua presenza corporale… ». La donna entrò in un ordine religioso, e dal chiostro continuò ad amare il figlio. Ma morì prima di avere raggiunto la perfezione. Rusbrock allora, nel suo amore filiale, aiutò l’anima di sua madre con preghiere quotidiane, « le quali non erano superflue perché l’anima della morta ne aveva bisogno.
Essa apparve parecchie volte a Rusbrock, domandando con voce lugubre, quanto fosse ancora lontano il giorno in cui egli sarebbe stato ordinato prete. Finalmente tale giorno arrivò. Rusbrock stava terminando la sua prima Messa, quando sua madre gli apparve ad annunziare la propria liberazione » (A. Cervesato, Giovanni Rusbrock, Torino 1936, pag. 32).
Se è stretto obbligo di giustizia pregare per i cari genitori defunti, è altrettanto doveroso per i genitori pregare pel riposo dei figli, dai quali sono stati preceduti nell’eternità. Se si amavano prima, tanto più si devono amare adesso. A che serviranno le lacrime e la disperazione di una madre o di un padre sconsolato se non siano accompagnate da preghiere e suffragi per il figlio defunto?
Racconta Catimpré che la sua nonna avendo perduto un figlio di grandi speranze, piangeva giorno e notte sconsolatamente, senza pensare a pregare per l’anima del defunto che in mezzo alle fiamme del Purgatorio orribilmente soffriva. Ma Dio avendo avuto pietà di lui, un giorno fece apparire in visione a quella desolata madre uno stuolo di giovani che si avviavano processionalmente verso una magnifica città.
Ella guardò attentamente se fra essi vi fosse il suo caro figlio, ma ahimè ! lo vide venire lontano lontano, solo, affaticato e colle vesti inzuppate d’acqua. Richiestolo del perché non prendesse parte alla festa degli altri, rispose : “Le tue lacrime, o madre mia, son quelle che ritardarono il mio cammino e macchiano così le mie vesti.
Se è vero che mi ami, cessa una volta dal tuo sterile dolore, e solleva l’anima mia con preghiere, con elemosine e con sacrifici. — Sparve la visione, e la pia donna, richiamata a sentimenti più sublimi, si diede con tutto l’impegno ad ottenere la grazia della liberazione di quell’anima.
S. Elisabetta regina di Portogallo si mostrò molto più generosa verso sua figlia Costanza, la quale, dopo poco tempo da che si era sposata al re di Castiglia, le fu da improvviso morbo rapita. Saputa l’infausta notizia, Elisabetta si recava insieme con suo marito a Santarem, quando un eremita, correndo dietro il corteo reale, incominciò a gridare che voleva parlare ad Elisabetta.
Venutole dinanzi, le raccontò come la regina Costanza gli fosse apparsa più volte e gli avesse confidato che era condannata ad un lungo e rigoroso purgatorio, dal quale sarebbe stata liberata in capo ad un anno, se ogni giorno fosse stata celebrata una Messa in suo suffragio.
Elisabetta, d’accordo col suo sposo, fece quanto l’eremita aveva detto, e al termine di un anno le apparve Costanza vestita di bianco e raggiante di gloria, annunziandole che in forza delle Messe, da lei fatte celebrare, saliva in cielo, dove avrebbe sempre pregato per i suoi diletti genitori.
Padre Pietro Louvet
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