Il Purgatorio nelle rivelazioni dei Santi – 85°
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Non basta eseguire le pie volontà dei defunti, è necessario eseguirle prontamente e senza restrizioni. Alcuni teologi hanno pensato che qualsiasi ritardo nell’esecuzione delle pie volontà dei defunti non dovrebbe nuocere loro, dato che essi da parte loro hanno fatto tutto il possibile per assicurarsi i suffragi e che quindi non per colpa loro avviene il ritardo.
Ma contro l’opinione di codesti teologi stanno le apparizioni delle anime, venute a lamentarsi coi vivi della negligenza posta nel suffragarle. Dirà taluno che in questo caso dipenderebbe da noi prolungare il Purgatorio di un povero defunto, senza ch’egli ne abbia alcuna colpa.
Così è, rispondiamo, ed appunto in ciò consiste il delitto di quegli avidi eredi che differiscono all’infinito l’esecuzione dei pii legati: e questo è tanto più vero in quanto che molte volte i legati dal defunto stabiliti per l’anima sua non sono altro che restituzioni da lui dovute.
La famiglia che lo ignora o vuole ignorarlo, ama meglio parlare di ‘Captazioni o di avidità clericali, e sotto tali pretesti fare annullare il testamento, mentre spessissimo si tratta di strette restituzioni. Supponiamo che il moribondo abbia commesso delle ingiustizie -cosa che accade ben di frequente anche fra le persone che agli occhi del mondo passano per onestissime – e che prima di comparire dinanzi a Dio, volendo riparare al mal fatto, e non volendo svelare ai figli o ai parenti il suo triste segreto, copra la sua restituzione coll’apparenza di un legato pio; che cosa avverrà di quell’anima se questo legato non .sarà soddisfatto?
Dovrà essere rattenuta per lunghissimo tempo nel Purgatorio? Sarebbe cosa ben dura, è vero, ma moltissime anime apparse ci fan fede di questo fatto, assicurandoci che finché la giustizia di Dio è lesa, non possono essere ammesse all’eterna beatudine.
D’altra parte essendo esse pure colpevoli di tanto ritardo nel soddisfare i debiti verso i loro creditori, ai quali avrebbero dovuto far restituzione in vita, senza aspettare il momento in cui non rimarrebbe loro più tempo di farlo da sé, è giusto che talvolta Iddio si serva di queste nostre dimenticanze per punirle adeguatamente.
Se esse infatti soffrono, il povero prossimo offeso e pregiudicato da loro non ha sofferto
non soffre forse egli pure ? Res clamat domino, e finché la restituzione non sia compiuta, questo grido di lesa giustizia ripercuoterà sempre all’orecchio di quelle anime. Ci par dunque più sicuro attenersi all’assioma teologico, che cioè senza restituzione non vi è Paradiso.
Padre Pietro Louvet
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