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Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi -15

16 Gennaio 2014 | Filed under: Purgatorio
     

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“Fino all’ultimo spicciolo”

Taluni potranno pensare che i grandi supplizi saran­no riservati ai più grandi peccatori ma non è così: quanto narrato e ciò che ci apprestiamo a presentare dimostrano che saranno cioè puniti anche i falli leg­geri, anche le mancanze che crediamo trascurabili e nelle quali cadiamo tanto spesso e tanto volentieri, il­ludendoci di non doverne pagare la pena nel­l’altra vita.

Si legge che la ven. Agnese di Gesù, reli­giosa domenicana, per più di un anno sottopose il suo corpo ad asprissime penitenze, ed innalzò a Dio molte e ferventi preghiere pel defunto padre del suo confessore. Quest’anima le appariva sovente implo­rando i suffragi di lei, e un giorno avendole toccata una spalla con la mano, ebbe a soffrirci per più di sei ore gli ardori intollerabili del Purgatorio : finalmente il defunto fu liberato dopo tredici mesi da quelle tor­ture.

Sopra di che gli autori delle memorie sulla vita della madre Agnese fanno osservare il rigore dei di­vini giudizi ; poiché il defunto aveva santamente vis­suto nel secolo, era un confessore della fede, essendo stato perseguitato dai protestanti di Nimes, i quali si erano impadroniti de’ suoi beni, l’avevano gettato in prigione e vessato con ogni sorta di angherie; prima di morire aveva sopportato con pazienza esemplare una lunga e dolorosa malattia; eppure nonostante tanti meriti acquistati, nonostante i digiuni, le pre­ghiere, le discipline della caritatevole Agnese, nono­stante le numerose Messe celebrate dal figlio suo, egli restò più di un anno in mezzo a quelle torture spa­ventose.

Ma udite un esempio ancor più meraviglioso. Al­lorché questa stessa madre Agnese era priora del suo monastero, una delle religiose per nome suor Ange­lica, venuta a morte, il dì seguente a quello in cui era spirata il confessore della comunità ordinò alla superiora che si recasse a pregare sulla tomba di lei. Vi andò ella infatti, e trovandosi là inginocchiata tutta sola e nel cupo della notte, fu assalita da un su­bitaneo timore, insinuatole forse dal demonio, che voleva distorla da quel caritatevole officio.

Abituata però com’era alle sue astuzie, si tenne salda ed offrì a Dio quello spavento in espiazione per la defunta, rappresentandogli come non fosse curiosità ma obbedienza che la induceva ad interessarsi dello stato di quell’anima, e poiché era a lui piaciuto di farla cu­stode in vita di quella povera pecorella, fosse naturale ch’ella trepidasse per lei dopo la morte. Ed ecco ve­nirle innanzi la morta in abito da religiosa, emettendo dal capo come una fiamma ardente, il cui calore bru­ciava quasi il viso della priora, alla quale suor Ange­lica con grande umiltà domandò perdono dei dispia­ceri causatile durante la vita, ringraziandola dell’af­fettuosa assistenza che le aveva prodigata nell’ultima malattia.

La madre Agnese, da parte sua, tutta con­fusa, domandava perdono alla suora, pretendendo nel­la sua umiltà di non averle prestato tutte quelle cure, alle quali sarebbe stata tenuta nella sua carica di su­periora. Ma suor Angelica seguitava a ringraziarla e ad attestarle la sua riconoscenza, perché in vita le aveva spesso inculcate quelle parole del Vangelo : « Maledetto colui che compie con negligenza l’opera di Dio ».

La spronava in pari tempo ad eccitare le suore a servir Dio con sollecitudine e ad amarlo con tutto il cuore, e soggiunse : “Se si potesse arrivare a comprendere quanto sono grandi i tormenti del Purgatorio, si starebbe sempre all’erta per cercare di evi­tarli”.

Padre Pietro Louvet


     

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