Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi – XXXVIII
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Il Purgatorio dei sacerdoti
Che dovrà dirsi poi di coloro che in forza del sacerdozio sono divenuti altrettanti Cristi viventi in mezzo agli uomini ? Come depositari della scienza sacra non varrà per loro la scusa dell’ignoranza; come dispensatori dei Sacramenti, canali pei quali le grazie e le virtù divine si spandono sugli uomini, non potranno addurre per pretesto la loro debolezza; come elevati alla più alta dignità che esista sulla terra, e fatti partecipi del sacerdozio eterno di Cristo, rivestiti della sua divina autorità sulle anime, non potranno sfuggire al più alto grado di pena quando si rendano colpevoli d’infedeltà e di prevaricazione.
E ohimè! purtroppo chi sa a quanti di loro possono applicarsi le terribili parole dell’Apostolo : Hic jom quoeritur inter disp>ensatores ut fidelis qiés inveniatur! (i Cor., 4, 2). Quanto al Purgatorio ad essi riservato le rivelazioni de’ Santi ci raccontano particolari veramente spaventosi. Suor Francesca da Pamplona, già citata altre volte, dice che ordinariamente i sacerdoti restano in Purgatorio più a lungo dei laici, e racconta di un prete rimasto per lunghi anni in Purgatorio per avere con colpevole negligenza lasciato morire un giovane senza Sacramenti.
Quanto è eccellente la dignità di un sacerdote, quanto gravi sono le sue responsabilità, altrettanto spaventose sono le pene riservategli in Purgatorio qualora trascuri qualcuno dei suoi doveri o si lasci trascinare in una rilassatezza non consona alla sua vocazione.
Al celebre Giovanni da Lovanio furono riservate pene durissime in Purgatorio per aver troppo desiderato le dignità ecclesiastiche e per l’abuso, tanto comune a quei tempi, di aver posseduto più di un lauto benefìcio contemporaneamente.
Caritatevole come era, aveva fatto grandi doni a molti monasteri, e specialmente a quello di Ruremonde, dove allora era priore il ven. Dionigi Cartusiano, e dove il prelato volle esser sepolto per proseguir quasi a godere in qualche modo la compagnia di quei santi monaci ed usufruire delle loro preghiere.
Or avvenne che durante i suoi funerali il catafalco, che sorgeva in mezzo alla chiesa, fu all’improvviso ravvolto in una nube nerissima, dalla quale uscivano fuoco e fiamme. Lo stupore dei presenti fu immenso, e insieme allo stupore il dubbio che il defunto fosse dannato. Il ven. Dionigi Cartusiano per un anno intero offrì Messe e suffragi per l’insigne benefattore ed amico.
Nel giorno anniversario della morte di Giovanni da Lovanio la scena si rinnovò, ma questa volta una nube meno densa avvolgeva il catafalco, e nel dì del secondo anniversario, invece della nube, i monaci videro una splendida luce in mezzo alla quale saliva al ciclo l’anima del prelato, libera ormai da ogni pena. (Bolland. – Vita Dionysii Carthus. 2 Martii).
Padre Pietro Louvet
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