Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi – XXII
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Il secondo esempio è tratto dalla vita della beata Maria Villani, scritta dal padre Maschi (lib. II, capo 5). — Mentre un giorno questa serva di Dio pregava per le anime del Purgatorio, fu condotta in ispirito nel luogo delle lor pene, e fra tutte quelle infelici sofferenti ne vide una tormentata più delle altre da orribili fiamme che dalla cima ai piedi ravvolgendola, la consumavano continuamente.
Interrogata dalla Serva di Dio sul perché di tanto soffrire, e se avesse mai un momento di tregua fra quelle sofferenze, rispose : — Già da molto tempo mi trovo qui a scontare severamente le mie vanità passate e il lusso scandaloso in cui vissi, ma fino ad ora non ottenni mai il benché minimo sollievo, avendo il Signore permesso nella sua giustizia che io fossi completamente dimenticata dai miei parenti, dai miei figli e dai miei amici, perché quando ero in vita, tutta dedita alle vanità del mondo, alle feste e ai piaceri, assai di rado pensavo a Dio e ai doveri del mio stato. Così ora Iddio permette che sia dimenticata da tutti.- E ciò detto disparve.
L’altro grave peccato che Iddio odia e punisce orribilmente è lo scandalo. « Maledetto colui per cui viene lo scandalo » disse il Maestro. « Se il tuo occhio ti scandalizza cavatelo e gettalo via da te; è meglio entrare nella vita eterna con un solo occhio, o con un sol piede, che andare all’Inferno con ambedue ».
Un pittore di fama e buon cristiano, essendosi lasciato trascinare per qualche tempo dal cattivo esempio, aveva dipinto dei quadri sconci. Se ne era poi pentito e si era dato esclusivamente alla pittura sacra. L’ultimo suo lavoro fu un bellissimo dipinto in un Convento di Carmelitani Scalzi ; terminato il quale, essendo stato colto da mortale malattia, chiese in gra-* zia al priore di essere sepolto nella chiesa del convento, lasciando alla comunità il prezzo assai alto della sua opera col patto che dai religiosi fossero celebrate altrettante Messe in suo suffragio.
Era morto da pochi giorni nel bacio del Signore, quando un frate rimasto in coro dopo mattutino, se lo vide comparire tutto piangente e dibattendosi fra le fiamme. Sbalordito a tal vista, gli domandò se fosse veramente egli il buon pittore morto poco prima, e perché lo vedesse ridotto in sì misero stato.
Allorché resi l’anima a Dio, rispose il defunto, mi trovai al suo divin tribunale circondato da molte persone, le quali deponevano a mio svantaggio, perché eccitate in vita a malvagi pensieri e ad impuri desideri da un quadro osceno da me dipinto, erano state condannate al Purgatorio ; ma quel che più mi atterrì si fu il vederne uscire altre dall’Inferno, gridando, che poiché io ero stato causa della loro eterna rovina, era giusto che subissi lo stesso loro castigo.
Per buona sorte accorsero dal ciclo molti Santi a prender le mie difese, dimostrando al divin Giudice come quello fosse stato un lavoro di mia gioventù inesperta, compensato da tanti altri che avevano servito di edificazione a moltissime anime. Fui salvo allora dalla pena eterna, ma condannato bensì a soffrire tra queste fiamme, finché quella maledetta pittura sia bruciata e non possa più dare scandalo ad alcuno.
Vi prego dunque, mio buon Padre, di recarvi dal proprietario del quadro, e dirgli in quale stato io mi trovi per aver ceduto alle sue premure, supplicandolo da parte mia a disfarsi di quella pittura, gettandola immediatamente alle fiamme. Che se rifiutasse, guai a lui ! In prova di quanto dico e in punizione del suo delitto annunziategli poi che fra poco perderà i suoi due figli, e qualora mancasse di ubbidire agli ordini divini, egli stesso perirà di morte prematura.
Il possessore del quadro, sapute tali cose, tosto lo bruciò ; tuttavia in meno di un mese vide morire i due suoi figli, per il quale castigo fu preso da tanto dolore, che passò il resto della sua vita nel far penitenza del fallo commesso coli’ordinare e conservare quella pittura scandalosa. (Vedi : Rossignoli, Meraviglie del Purgatorio, lib. IV, cap. 9).
Padre Pietro Louvet
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