Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi – XVIII
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Ragionerebbe quindi da insensato colui che dicesse di non pregare per un defunto, perché visse e morì da santo. Quante anime deploreranno amaramente in Purgatorio questi giudizi troppo favorevoli sulla loro sorte di oltretomba. Noi abbiamo visto che S. Agostino aveva tutt’altra idea del rigore dei divini giudizi, dal momento che dopo venti anni pregava tutti i giorni e scongiurava i suoi lettori pel riposo dell’anima della sua santa madre Monica. A proposito dell’eccessiva facilità di giudicar santi alcuni defunti, riportiamo un esempio tratto dalla Cronaca dei Frati Minori (Parte II, libro IV, cap. 7).
Nel convento dei Frati Minori di Parigi, essendo morto un santo religioso, che per la sua eminente pietà veniva soprannominato l’Angelico, uno de’ suoi confratelli, dottore in teologia e uomo di molte virtù omise di celebrare le tre Messe solite a dirsi dai religiosi alla morte di ciascun confratello, sembrandogli di far quasi ingiuria alla misericordia e giustizia di Dio pregando per la salvezza di un uomo sì santo e che, secondo lui, doveva già trovarsi elevato al più alto grado di gloria.
Ma ecco che in capo a pochi giorni, mentr’egli stava passeggiando assorto in meditazione per un viale del giardino, gli apparve il defunto tutto circondato di fiamme, gridando con voce lamentevole : -Caro maestro, ve ne scongiuro, abbiate pietà di me e soccorretemi. – E qual bisogno avete de’ miei poveri aiuti, o anima santa? rispose il religioso.
– Ahimè ! ahimè ! Io sono ancor rattenuta nel fuoco del Purgatorio, in attesa delle tre Messe che voi avreste dovuto celebrare per me. Se aveste esattamente soddisfatto all’obbligo che le nostre costituzioni c’impongono, a quest’ora sarei già nella celeste Gerusalemme. -E poiché il religioso allegava per scusa la vita santa ch’egli aveva menato, le preghiere, le penitenze, l’esattezza scrupolosa da lui usata nell’osservanza della regola e tante altre sublimi virtù, il defunto esclamò: -Ahimè! Ahimè!
Nessuno crede, nessuno comprende con quanta severità Iddio giudica e punisce le sue creature. L’infinita purezza di lui scopre difetti in tutte le nostre azioni. Se i cieli medesimi non vanno esenti da imperfezioni davanti ai suoi occhi purissimi, come l’uomo, creatura tanto miserabile, potrà comparire davanti a lui ? Occorre rendere conto a Dio fino all’ultimo centesimo, usque ad novissimum quadrantern.
Se con tutta la scienza che possedete, voi aveste compreso un po’ meglio la santità infinita di Dio, oh ! non mi avreste trattato con tanto rigore ! –E ciò detto scomparve. Affrettatosi il buon religioso a celebrare le tre Messe domandate, nel terzo giorno gli apparve di nuovo quell’anima benedetta per ringraziarlo e per annunziargli che, finite le pene, se ne andava a ricevere la ricompensa delle sue virtù.
Da tutto questo dobbiamo concludere che purtroppo non si pensa abbastanza ai rigori del Purgatorio e alla santità di Colui che non tollera la più lieve macchia nei suoi Santi. Se si meditassero un po’ più spesso ‘queste verità si eviterebbero con maggior cura quei falli leggeri, di cui facciamo sì poco conto, e si pregherebbe con più fervore per quelle povere anime martoriate, che mentre viviamo ci sarebbe tanto facile soccorrere.
Padre Pietro Louvet
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