Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi – 54°
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Questa gioia vera e sublime deve compensare largamente tutte le pene di quel carcere, e diremo col P. Faber, che vorremmo occupare uno degli ultimi posti in quel soggiorno di sicurezza, piuttosto che fruire di tutti i godimenti incerti e fallaci di questo mondo. La storia della Chiesa di Polonia ci fornisce un episodio, di lui alcuni particolari comprovano quanto stiamo asserendo.
Nell’anno 1070 era vescovo di Cracovia San Stanislao, contro il quale il principe Boleslao aveva mosso un’accanita persecuzione. Fra l’altro l’iniquo principe riuscì ad eccitare contro il santo Vescovo gli eredi di un certo Pietro Milés, che era morto tre anni prima lasciando una delle sue terre alla Chiesa. Codesti eredi, sicuri dell’appoggio del Re, intentarono un processo al Santo, e avendo subornato o intimidito i testimoni, ottennero che Stanislao fosse condannato alla restituzione del terreno.
Il Santo vedendosi mancare la giustizia degli uomini si appellò allora fiduciosamente a quella di Dio, e fatta sospendere la condanna, promise che avrebbe fatto comparire come testimonio il defunto testatore che da tre anni giaceva nella tomba. Infatti, dopo tre giorni di digiuni e di suppliche, il santo Vescovo recatosi con tutto il clero sulla tomba di Pietro Milés, ordinò che venisse aperta; ma rinvenute, come era da prevedersi, solo poche ossa, fra un mucchio di polvere, gli avversar! ne gioivano tenendosi sicuri della vittoria, quando «eco il Santo ordinare al cadavere di sorgere in nome ‘li Colui che è risurrezione e vita.
Ad un tratto quelle ossa si avvicinarono, si riunirono, si ricoprirono di carne, e al cospetto della moltitudine stupita fu veduto il morto, tenendosi per mano al Vescovo, andare dinanzi a Boleslao e certificare la verità della fatta donazione, confondendo in tal modo quei malvagi che si credevano già sicuri del trionfo. Ma quel che più si confà al nostro argomento è la seguente circostanza.
Quando Pietro Milés ebbe fatto la sua deposizione, avendogli domandato S. Stanislao se preferisse di ritornar nella tomba o di vivere ancor qualche anno in questa terra, rispose che sebbene a cagione de’ suoi numerosi peccati si trovasse in Purgatorio, dove molto soffriva, amava meglio di tornare a morire piuttostochè restare in una vita così miserabile, nella quale potrebbe sempre correr pericolo di dannarsi eternamente.
Indi implorate le preghiere del santo Vescovo onde più presto potesse esser libero da quel carcere, e ricondotto processionalmente alla sepoltura, il suo corpo ritornò nello stato primiero. Questo esempio mostra come un’anima, anche dopo avere sperimentato i supplizi del Purgatorio, preferisce questi all’incertezza in cui siamo di salvarci finché viviamo su questa terra.
Padre Pietro Louvet
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