Il pianto di Mons. Menichelli
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Ha pianto mons. Menichelli incontrando martedì 6 settembre 120 detenuti della Casa Circondariale di Ancona. Da pastore, ha presentato loro la croce di Cristo — “Segno della verità di ciò che siamo e di libertà autentica” — al quale ognuno si è accostato per una preghiera silenziosa, un bacio, un proposito di vita nuova. Al termine, l’Arcivescovo si è intrattenuto con le guardie carcerarie, ringraziandole per il loro pesante servizio e invitandole alla magnanimità.
Poco dopo, in una Cattedrale gremita, ha concelebrato con il Card. Tettamanzi. L’Eucaristia? “È l’antidoto potente contro la solitudine dell’uomo in cammino, dell’uomo stanco e deluso, dell’uomo che cerca un compagno di viaggio quando scendono le tenebre e si fa sera”. Così il card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, ha definito l’Eucaristia, a conclusione della giornata di 6 settembre in cui al Congresso di Ancona si approfondiva il tema della fragilità.
“Non sono soltanto i malati a sperimentare non poche volte la solitudine, l’indifferenza e l’estraneità, ma anche i medici, gli operatori sanitari e i pastori d’anime”, ha detto il cardinale sottolineando che tutte queste figure “non si rassegnano agli attuali imperativi dell’efficienza biotecnologica, della produttività aziendale, della impermeabilità dei rapporti tra chi cura e chi viene curato e della marginalizzazione della dimensione spirituale della vita del sofferente”.
25° Congresso Eucaristico Nazionale
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