Il Perdono Guarisce di don Tiziano Soldavini – In esclusiva sul nostro blog la prefazione al saggio
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“IL PERDONO GUARISCE”
Edizioni Elledici – Marna.
Saggio di don Tiziano Soldavini
Dalla prefazione di Beniamino Donnici – Psichiatra-Psicoterapeuta
A contatto di gomito e di respiro con il dolore e la sofferenza, spesso inenarrabili, si è così rafforzata in lui – ben oltre gli studi di psicologia della comunicazione – l’innata capacità di indagare l’animo umano, che emerge nelle pagine di questo libro, che mi spingo a definire un piccolo manuale pratico di terapia del perdono.
Confesso che, essendo richiesto di scrivere una breve prefazione, ho dovuto a un certo punto decidere se addentrarmi in una riflessione meramente culturale e professionale – moltissime delle argomentazioni proposte dall’autore trovano, infatti, puntuale conferma nella mia attività clinica di psichiatra, durante la quale continuamente sperimento gli effetti terapeutici della pacificazione interiore e di quella relazionale – oppure, come infine ho scelto di fare, lasciare ai lettori la piccola testimonianza di un convertito, che ha fatto esperienza diretta di quell’Amore che, perdonando, guarisce.
D’altra parte, le storie riportate nel libro sono semplici ed illuminanti: quella di Lidia, quella di Pedro e Sofia, quella di Rael dal Kenya, quella struggente di Eva Mozes-Kor, sopravvissuta Ad Auschwitz, quella dei due fratelli del Massachussetz, quella di Immaculè Ilibagiza dal Rwanda, quella del giovane africano del Burundi, Bonifacio, quella di Ernest Gaither morto sulla sedia elettrica, quella del transessuale Joaquin e, per finire, quella di Antonio. Potenza taumaturgica del perdono!
Scrive don Tiziano: “( il perdono non è ) caramelloso buonismo (…) non è un atto di debolezza, ma uno straordinario gesto di maturità, di superamento e di liberazione che permette di raggiungere la piena libertà interiore”. Ne era convinto anche Gandhi, che decisamente affermava: “solamente chi è forte è capace di perdonare. Il debole non sa né perdonare, né punire”
“Nella ricerca e nell’approfondimento del perdono – scrive e spiega ancora don Tiziano – ho trovato una non comune preghiera, è di un ebreo anonimo che ha vissuto la terrificante realtà di Auschwitz, dalla quale emerge una capacità di perdono inusuale, fuori dal comune, come fuori da ogni logica umana, se non quella diabolica, è stata la Shoah.
Termina in questo modo: “Fa, o Signore, che noi restiamo nel ricordo dei nostri nemici, non come loro vittime, non come un incubo, non come spettri che si attaccano ai loro passi, ma come un sostegno nei loro combattimenti, per distruggere il furore delle loro passioni criminali. Non chiederemo loro nulla di più. E quando tutto sarà finito, donaci di vivere uomini tra gli uomini e che la pace torni sulla nostra terra. Pace per gli uomini di buona volontà e per tutti gli altri”.
Che meraviglia, questa preghiera! Ci aiuta a capire come, seppur difficile e, a volte, terribilmente faticoso, perdonare persino le vicende e le offese più gravi ed aberranti sia concretamente possibile ad ogni uomo, nessuno escluso, in quanto figlio dell’unico Dio, Padre di misericordia, sorgente di Amore! E’ evidente che il perdono, a quei livelli di atrocità e sofferenza, non può che venire da Lui, è un atto d’amore senza condizioni, è inscritto nell’atto di amore per eccellenza, assoluto: il Figlio donato sulla Croce.
Ma, in ogni caso, il perdono, è sempre qualcosa di più di una tecnica psicologica, di un metodo appreso, del processo e del risultato di una psicoterapia. Questi, tante volte, rimangono gli unici, efficaci strumenti a disposizione di chi vive dentro un conflitto e una sofferenza, senza aver incontrato la fede. E, tuttavia, la mia esperienza sul campo giunge pressoché alle medesime conclusioni cui perviene l’autore di questo libro: se non c’è dell’altro, se non interviene un Altro, la riconciliazione con un evento, un trauma, una ferita dell’anima, una violenza, rimane una sovrastruttura, non va mai in profondità, non è mai completamente ed irrevocabilmente liberatoria.
Il perdono, senza l’incontro con Cristo, conserva sempre un che di fragile e precario, lasciando inalterata la stessa modalità reattiva davanti a una nuova delusione, all’ennesima offesa, ad un’altra vicenda negativa e stressante della vita.
Ecco perché – vien da dire: naturalmente – don Tiziano giunge alla sua conclusione: solo Cristo ha il potere di guarire ogni nostra ferita, solo Lui può fare definitivamente luce sulle nostre tenebre. A differenza del più attrezzato e competente degli psicoterapeuti, Cristo non ottiene soltanto la cicatrizzazione, ma – come un grande chirurgo plastico – è in grado di restituire, ai tessuti lacerati, la precedente integrità e bellezza. (Continua)
Ecco perché – vien da dire: naturalmente – don Tiziano giunge alla sua conclusione: solo Cristo ha il potere di guarire ogni nostra ferita, solo Lui può fare definitivamente luce sulle nostre tenebre. A differenza del più attrezzato e competente degli psicoterapeuti, Cristo non ottiene soltanto la cicatrizzazione, ma – come un grande chirurgo plastico – è in grado di restituire, ai tessuti lacerati, la precedente integrità e bellezza. (Continua)
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