Il papa invita i cristiani ad una santa rivoluzione
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Papa Bergoglio , nel suo discorso di apertura del convegno diocesano, mette in guardia i cattolici da una società crudele e senza speranza. Di qui la necessità di offrire alla mondo la speranza cristiana, la speranza che ci viene da Cristo, morto e risorto per la salvezza dell’umanità. La risurrezione di Cristo, come diceva anche il Papa emerito Benedetto XVI, è una autentica rivoluzione perché cambia il cuore dell’uomo. Così, Papa Francesco, dice apertamente che “noi siamo rivoluzionari di questa rivoluzione perché andiamo per questa strada della più grande mutazione della storia dell’umanità: un cristiano se non è rivoluzionario non è cristiano, deve essere rivoluzionario per la grazia che il Padre ci dà attraverso Gesù Cristo morto e risorto”.
Il Santo padre ha poi fatto riferimento alla parabola del buon pastore che lascia le 99 pecore nelle chiuso dell’ovile per andare alla ricerca di quella smarrita. Francesco però fa subito notare che oggi nell’ovile c’è rimasta una sola pecora perché sono 99 quelle smarrite. Bisogna quindi sentire lo zelo apostolico che ci spinge a uscire in missione. Certo, ha rilevato Bergoglio” e più facile restare a casa con quell’unica pecorella. Pettinarla, carezzarla… Ma il Signore ci vuole pastori, non pettinatori di pecorelle!”.
Papa Francesco ha quindi ammonito: “non capisco le comunità chiuse. Quando una comunità è chiusa, sempre tra le stesse persone, questa comunità non è una comunità che dà vita, è una comunità sterile. Non è feconda. La fecondità del Vangelo viene attraverso noi, il nostro coraggio e la nostra pazienza di parlare e testimoniare il Vangelo.
Il Papa ha poi rilevato che anche Roma, come tutte le grandi metropoli “è attraversata da profondi cambiamenti che toccano le ragioni stesse della vita e non possiamo più dare per scontato che tra noi e intorno a noi, in un crescente pluralismo culturale e religioso, sia conosciuto il Vangelo di Gesù”. Viene da sé che si debba rimodulare la missione pastorale e, come ha aggiunto il cardinale vicario Agostino Vallini, nel suo indirizzo di saluto al Papa, bisogna ripensare il modo di generale alla fede nell’ambito di una connotazione missionaria di tutta la pastorale. Il compito non è facile ma la fede ci insegna che Dio vive nella città perché il nostro Dio ha piantato la sua tenda in mezzo a noi e ci chiama a dialogare con tutte le culture.
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