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Il Papa denuncia il carrierismo nella Chiesa

27 Febbraio 2012 | Filed under: Chiesa
     

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Incontrando il clero romano Benedetto XVI ha parlato a braccio e ha usato una inconsueta prima persona per ricordare ai Sacerdoti “l’umiltà”, che “mi porta a non volere apparire, ma a fare quel che Dio ha pensato di me e per me”. “La superbia è la radice di tutti i peccati”. E tra questi il Papa cita “la ricerca del potere”.
CITTA’ DEL VATICANO 23 febbraio 2012 (Google news) – Se il Vaticano fatica a scrollarsi di dosso veleni, il Papa fa di tutto per richiamare il clero alla sua missione, invitando allo stesso tempo i fedeli a distinguere il messaggio della Chiesa al di là della fallibilità umana. Così, se una settimana fa Papa Ratzinger aveva ricordato che “Gesù insegna a perdonare i nemici”, oggi ha ribadito un fermo “no” alle ambizioni personali e al carrierismo nella Chiesa, usando modalità inconsuete. 
Durante l’incontro con il clero della diocesi di Roma, nel tradizionale appuntamento di inizio Quaresima, Benedetto XVI ha parlato spesso a braccio, usando una ben poco consueta prima persona. Altra variante: negli anni scorsi Papa Ratzinger aveva preferito un dialogo con domande dei Sacerdoti presenti, stavolta si è rivolto ai parroci romani nell’Aula Paolo VI attraverso una lectio divina su un passaggio della lettera agli Efesini. 
Dobbiamo liberarci, ha detto Papa Ratzinger, di “questa vanagloria che alla fine -ha ammonito, passando alla prima persona- è contro di me e non mi rende felice”. “Debbo saper accettare la mia piccola posizione nella Chiesa”, ha continuato il Papa, raccomandando ai Sacerdoti la parola chiave: “Umiltà, che mi porta a non volere apparire, ma a fare quel che Dio ha pensato di me e per me, fa parte del realismo cristiano”. 
A questo punto, l’affondo del Pontefice: “La superbia è arroganza, è la radice di tutti i peccati, la ricerca del potere, apparire agli occhi degli altri, non preoccuparsi di piacere a se stessi e a Dio. Essere cristiani vuol dire superare questa tentazione, essere veri, sinceri, realisti.  L’umiltà è soprattutto verità, vivere nella verità, imparare che la piccolezza ci fa grandi. Riconoscere che io sono unico, un pensiero di Dio”.
“Accettare me stesso, accettare l’altro -ha aggiunto Ratzinger- sono cose che vanno insieme, è questa la grande sintonia della Chiesa e della Creazione: che siamo uno diverso dall’altro. Essendo umile, ho la libertà di essere in contrasto con qualche mio parente” in nome “della libertà della verità”. “Il Signore -ha quindi invocato Papa Ratzinger, rivolgendosi al clero della diocesi di Roma- ci aiuti a essere costruttori della libertà della Chiesa”.
Benedetto XVI si è poi soffermato sulla tentazione sempre più diffusa di non seguire tutte le indicazioni della Chiesa e di sentirsi ugualmente a posto con la coscienza. E lo ha fatto criticando l’espressione “cattolici adulti”, che un certo successo ha avuto nel mondo politico italiano. 
“Si dice -ha spiegato Ratzinger- fede adulta emancipata dal Magistero, come se, in quanto cresciuto, debbo emanciparmi dalla madre”. Ma, ha osservato Papa Benedetto XVI, “il risultato è la dipendenza dalle onde del mondo, della dittatura dei mezzi di comunicazione, della opinione comune, del modo di cioè che tutti pensano e vogliono”. 
Per il Pontefice, solo “liberarsi da questa dittatura è liberarsi davvero”. “Dobbiamo -ha esortato rivolto ai parroci romani- essere emancipati in questo senso, con una fede realmente adulta che vede e fa vedere la vera realtà adulta in comunione con Cristo. Essere veri nella carità e nella verità”.
“Un grande problema della Chiesa attuale è la mancanza di conoscenza della fede”, quello che i Cardinali riuniti venerdì scorso nel vertice pre-Concistoro hanno definito “analfabetismo religioso”, ha sottolineato Benedetto XVI, spiegando che “con questo analfabetismo non può crescere l’unità” dei cristiani. 
Uno dei compiti del prossimo Anno della Fede, ha aggiunto, sarà quindi “fare il possibile per un rinnovamento catechistico, perché la fede sia conosciuta e cresca l’unità nella verità”. È anche attraverso una maggiore conoscenza del Catechismo, secondo Ratzinger, che nell’Anno della Fede si rinnoverà la missione del Concilio.
Benedetto XVI ha invitato i Sacerdoti a comportarsi “in maniera degna della chiamata che avete ricevuto”: sappiate trovare “la vera strada, quella del Signore e guidare gli altri”, ha detto. “La grande sofferenza della Chiesa, in Europa e in Occidente, è la mancanza di vocazioni sacerdotali. Per questo bisogna porsi in ascolto della chiamata del Signore”.

     

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