Il nuovo anno all’insegna della Vergine Maria
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Maria è la prima “casa” per suo figlio.
Maria custodisce la Presenza di Dio.
Abbiamo da poco festeggiato il Primo dell’anno. La Chiesa, nella sua presenza materna nel mondo, ha collocato all’inizio dell’anno civile la festa di Maria Madre di Dio, come a dire che in tutto ciò che noi viviamo c’è un’idea, una presenza materna che si prende cura, custodisce tutto e tutti. In verità, le letture di questa celebrazione mettono l’accento sul “figlio di Maria”, anziché su Maria, ma in esse è incastonata la figura di Maria, grazie alla quale il Figlio di Dio ha potuto venire nel mondo come vero uomo (“quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna” [Gal 4,4-7]).
Questa maggiore attenzione al “Figlio” non riduce il ruolo della Madre: Maria è totalmente Madre perché è stata in totale relazione a Cristo, perciò onorando lei è più glorificato il Figlio. Quanto al titolo di Madre di Dio, esso esprime la missione di Maria nella storia della salvezza, che sta alla base del culto e della devozione del popolo cristiano, poiché Maria non ha ricevuto il dono di Dio per sé sola, ma per portarlo nel mondo. Gesù è dono di salvezza e di pace per tutti gli uomini; nel suo nome siamo salvati (cf Atti 2,21; Rom 10,13).
Ora questa offerta di salvezza viene da Maria ed essa la partecipa al popolo di Dio come un tempo ai pastori. Maria che ha dato la vita al Figlio di Dio, continua a partecipare agli uomini la vita divina. Per questo viene considerata madre di ogni uomo che nasce alla vita di Dio, e madre di tutti. La sempre Vergine Maria è stata proclamata Madre di Dio dal Concilio di Efeso (nel 431) “perché Cristo fosse riconosciuto in senso vero e proprio Figlio di Dio e Figlio dell’uomo” (UR 15), cosicché ogni uomo potesse anche riconoscere in Maria la Madre dell’uomo, di ogni uomo.
Allora ecco che Maria che custodisce la Presenza di Dio è la prima “casa” per suo Figlio, che chiama Gesù. Lei lo accoglie nel suo grembo, lo contempla bambino nella mangiatoia, lo coccola, lo educa, lo guarda giovane e adulto, lo dona al mondo nella sua missione pubblica e lo offre al Padre sull’altare della Croce come sacerdotessa della salvezza dell’uomo. Ed è qui, ai piedi della Croce che Maria diventa anche Madre dell’uomo. Allora non sorprende che sia proprio Lei ad accompagnare il cammino dell’uomo, prolungando la voce del Figlio nei labirinti della storia, come fontana sigillata (Ct 4,12-15) che irrora la grazia della vita. È sempre lei che, come ha custodito il Figlio (Lc 2,19), con i palpiti del suo cuore, dalla dolcezza mangiatoia al palo maledetto della Croce, per poi farsi custode e madre dell’uomo nel pellegrinaggio della storia.
Ecco qui il senso della preghiera del Rosario, preghiera che non astrae dalla fatica quotidiana, non prescinde dalle ordinarie preoccupazioni, non estranea da una creazione che soffre e geme le doglie del parto, casomai qualifica ogni istante del nostro tempo aprendo squarci di eternità. In una parola è Gesù che cerchiamo quando speriamo e sogniamo il meglio per noi e per questo ci rivolgiamo a Maria, Madre Sua e Madre nostra. È la sua esperienza di santità che rende gustoso il nostro pregare (Mt 5,13), collante che unisce ogni singolo frammento della sua vita alle nostre vite, a volte così frantumate e offuscate, ma comunque sempre desiderose di essere ricapitolate in Colui che viene (Ef 1,7-10).
La Vergine Maria è madre di questo pellegrinaggio, “Maria orienta al mistero di Gesù. Con il Rosario si mette Cristo al centro della nostra vita, del nostro tempo, delle nostre città, mediante la contemplazione e la meditazione dei suoi santi misteri di gioia, di luce, di dolore e di gloria;… difatti il Rosario, quando non è meccanica ripetizione di formule tradizionali, è una meditazione biblica che ci fa ripercorrere gli eventi della vita del Signore in compagnia della Beata Vergine, conservandoli, come Lei, nel nostro cuore”. (Benedetto XVI)
Stare con Maria è percorrere la strada più dritta tra Dio e l’uomo, tra l’uomo e Dio è l’umanità di Gesù in braccio a sua Madre, anche se un giorno dovessimo essere come Gesù in braccio a una croce. Allora è bello essere uomo se questo significa avere una Madre. Una Madre che ti guarda come la propria madre sa guardarti, che ti legge dentro, con amore, delicatezza e cura amorevole.
Allora auguri per questo nuovo Anno 2014. Auguri sì, ma per cosa? Oggi sembra che nella società a Natale non ci si ricorda del vero festeggiato che è Gesù, nato da Maria, Egli non sembra essere più sulla bocca di nessuno. Impegniamoci a recuperare e a vivere con la nostra famiglia il vero senso di questo giorno: la nascita di Gesù, il nostro Salvatore, il Dio che ha una parola di speranza per tutti.
Troviamo insieme il modo di ricordarci di Lui: andando a Messa, pregando insieme e magari donando alle persone che incontriamo non generici auguri, ma parole per il cuore di ciascuno.
Don Giovanni Basile
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