Il nostro rapporto coi morti – III
Questo articolo è stato già letto1190 volte!
Nei morti, invece, noi siamo sempre presenti.
L’atto della morte fa sì che tutta l’esperienza umana, tutta la vita, si raccolga nella sola presenza di tutti gli uomini che l’anima ha amato, di tutti i ricordi, di tutto quello che ha vissuto ed ora vive, libera in qualche modo dal pericolo di una successione che può arricchire, ma che, arricchendo, anche allontana, nella vita presente, il passato. Non vi è più il passato per loro. Anche questa è una cosa che dobbiamo considerare.
Ma se noi siamo presenti al loro spirito per la loro esperienza passata, quale rapporto esse possono ora vivere con noi che viviamo nel tempo in una esperienza successiva, in un nostro progresso e decadimento continua che non ci lascia più uguali a quelli che eravamo ieri, quelli stessi che una volta essi hanno conosciuto. amato e per i quali hanno sofferto?
Questo rapporto è estremamente difficile da determinare . Può essere che Dio, per specie impresse (cioè suscitando direttamente in loro per grazia una conoscenza della realtà terrena che essi, non avendo più questo corpo, non potrebbero acquisire. N.d.R.), le metta in comunicazione con noi nel momento presente.
Possiamo pensare che la nostra preghiera e il nostro affetto ci mettano in comunione con loro nonostante la nostra impossibilità d’impressionare la loro anima, di entrare nella loro coscienza?.
L’anima separata dal corpo non ha più l’organo per entrare in comunione nè col mondo, nè con me, nè con Dio: rimane chiusa. Entrare in comunione con Dio direttamente non può, perchè una comunione diretta con Dio è la visione beatifica, è il paradiso. E’ sempre attraverso l’organo del corpo che io posso avere una rivelazione di Dio, sia che essa avvenga attraverso la creazione o attraverso la storia, sia che avvenga attraverso i miei sentimenti interni,
Che rapporto vero può nascere allora fra noi e loro? E’ difficile definirlo, ma un rapporto c’è. Vi è veramente qualche cosa nel più profondo dell’uomo che rimane immutabile col crescere degli anni ? L’uomo è soltanto un cumulo di esperienze discontinue, è soltanto un passaggio continuo e fantasmagorico di immagini, di impressioni, senza un suo contenuto immutabile? Quello che eri tu venti anni fa è una cosa del tutto diversa, assolutamente ed essenzialmente diversa, da quello che sei ora? Nel profondo le anime s’incontrano, in una profondità, però, che sfugge alla nostra coscienza, perchè noi invece abbiamo esperienza di un fluttuare di immagini esteriori. L’unione avviene precisamente in una intimità tale che è impossibile per noi, che viviamo nel tempo., averne una coscienza chiara, determinata. Semmai, l’abbiamo molto vaga. Sentiamo, magari, che i nostri morti sono con noi: di più non possiamo dire.
C’è un legame che di fatto non si può esprimere in una esperienza: è l’amore che nasce da anima a anima indipendentemente dal tempo, dallo spazio, dalle condizioni imposte nella vita presente, dalle impressioni che nascono, dai contatti stabiliti attraverso le cose, e che ha il suo fondamento nel “quid” che in ciascuno di noi rimane immutabile.
Ma è tutta qui la comunione dei morti con noi, il rapporto dei trapassati con i vivi? C’è qualche rapporto fra noi e loro che veramente possa stabilire una comunione di vita, se non pienamente cosciente, almeno più ricca, più viva di quanto non comporti quella metafisica?
Ma, pur parlando ancora dei trapassati e di un nostro rapporto con loro, intendiamo ora riferirci al piano di grazia in cui essi sono stabilità per sempre e che dona loro la capacità di entrare in comunione con noi così come noi con loro attraverso il Cristo.
Il Cristo è veramente un mediatore non soltanto fra l’anima e Dio, anche fra anima e anima. Non facciamo tutti parte del suo medesimo Corpo ? Nella Chiesa una, che unisce i santi del cielo, le anime del purgatorio e le anime militanti quaggiù nell’unico Corpo del Cristo, tutte le anime vivono una loro comunione di amore attraverso la preghiera, il suffragio, la Messa, che è il mistero cristiano.
Tutte le preghiere in fondo s’incontrano nella Messa, ne sono o una preparazione o una derivazione, e tuta la vita cristiana è la Messa, che è il perno della vita, non soltanto dell’universo sensibile, ma anche dell’universo spirituale e quindi anche delle anime purganti.
La Messa che viene celebrata qui sulla terra è il nucleo centrale a cui si aggrappano tutte le anime, in cui tutte si ritrovano e da cui deriva ogni grazia. Il centro è Cristo, la circonferenza è tutto il mondo visibile e invisibile. Solo il dannato ne è escluso.
La Chiesa offre così all’anima purgante la possibilità di una mediazione per entrare in comunione con gli uomini.
Gli uomini possono non usare questa mediazione, non pregare mai per le anime; anche se vivono nella Chiesa potrebbero non suffragarle, questo però non toglie all’anima purgante di avere una carità soprannaturale che non solo la mantiene in rapporto con Dio, anche con noi, perchè la carità non ha limiti in sè. Potrà essere minima come intensità, ma anche il mio grado di carità rende ogni anima unita a tutta quanta la Chiesa trionfante, purgante e militante e unita a Dio. Questo basta perchè un’ anima purgante possa entrare in comunione con noi e pregare per ciascuno di noi.
Questa comunione con noi si realizza attraverso la preghiera nella quale dobbiamo invocare la carità continua delle anime, una carità che diviene sempre più pura. Infatti esse, nella carità ora divenuta per loro più pura, anche se non maggiore, sono più disponibili a noi.
Esse nel Cristo conoscono i nostri bisogni e ci vengono incontro. Entriamo mediante il Cristo in rapprto con loro! Allora esse possono aiutarci secondo il grado di carità che è loro proprio.
E rendiamoci conto di un altro fatto: quanto la nostra vita sia popolata, sia grande, immensa. Io vivo un rapporto di amore continuo, puro, anche con quei morti che non hanno fatto parte della Chiesa visibile, ma che abbiamo tutte le ragioni di sperare che siano salvi nel purgatorio: e se sono salvi appartengono alla Chiesa,
Nel regno di Cristo noi entriamo in comunione con le anime purganti attraverso la preghiera esplicita ma anche attraverso quella implicita: il ricordo di loro.
Quale chiarezza, quale continuità di vita, quale mirabile unità nella vita universale, nel Cristo! Attraverso il mistero del Cristo, tutta quanta la creazione diviene interiore a me. Nella carità io posso vivere una unità di amore e di vita con tutti gli esseri: angeli, santi, anime purganti, uomini che vivono quaggiù sulla terra.
Viviamo questa comunione di amore!
Da parte del Cristo, mediatore di questa comunione di amore, non vi è limite alcuno: perciò la nostra comunione con i santi, con i morti può essere ogni giorni più perfetta nella misura in cui diviene più perfetto il nostro amore in Cristo.
Don Divo Barsotti
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.