Il nostro rapporto coi morti – II
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Noi viviamo un rapporto soltanto con i morti in stato di grazia; è invece rotto ogni rapporto fra un uomo vivente e uno che sia passato all’altra vita in peccato mortale. Quelli che vanno all’inferno rompono con noi ogni rapporto di solidarietà anche umana.
Fra il mondo di quaggiù e il mondo di Dio vi è solo il rapporto di una carità soprannaturale. Il rapporto allora con i trapassati importa la partecipazione di tutti noi ad un solo mistero: la loro è una vita totalmente interiore, in cui noi siamo presenti, di cui siamo una parte. Nella nostra vita interiore, di fatto, non vive già tutta l’umanità che abbiamo incontrato, non c’è la presenza di tante persone che abbiamo amato, che amiamo, di tante persone che ci fanno soffrire o alle quali noi abbiamo arrecato qualche pena?
E’ indubbio, dunque, che la vita dei trapassati importa una presenza di noi stessi nella loro anima. La vita dei trapassati non è soltanto una fede ed una speranza, è anche una presenza di questo mondo, non in un contatto diretto, ma nel ricordo di un’esperienza passata che tuttavia ora è il contenuto della loro vita attuale.
Noi rimaniamo sempre presenti a loro, più ora che sono morti di quando erano viventi. Infatti, io da vivo posso, nella mia esperienza, conservare il ricordo di ogni mio contatto con gli uomini, del mio rapporto con loro; tuttavia le distrazioni continue che nascono da continui nuovi incontri fanno sì che questi ricordi in qualche modo si velino, non rimangano in primo piano, non siano il contenuto immediato della mia esperienza. Per loro, invece, non essendoci più distrazione, la presenza del passato è viva, è tutto il contenuto della loro vita. Questo non favorisce un rapporto vicendevole con loro, tuttavia è un primo punto che dobbiamo considerare,
Noi possiamo pensare o non pensare ai nostri morti, noi possiamo dimenticarci di loro, essi, invece, non possono dimenticarsi di noi, perchè per loro vorrebbe dire non vivere più: non sarebbero immortali se perdessero il ricordo, perchè la loro vita non si accresce di nuove esperienze. Colla mente l’anima rimane fissa in quella realizzazione delle proprie potenze che si è compiuta la vita terrestre, quando l’anima era “forma corporis”.
Rendiamoci conto intanto del grandissimo fatto della nostra presenza nel mondo dei morti, più di quanto essi possono essere presenti a noi.
Sotto questo aspetto la vita dei morti è più alta della nostra vita presente sul piano naturale: intendiamoci, non dico sul piano della grazia. Il lato positivo del nostro stato è che facciamo sempre nuove esperienze, il lato negativo è che, accrescendole, in qualche modo mutiliamo o mettiamo da parte altre esperienze, altre presenze.
Don Divo Barsotti
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