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Il nostro cammino dalle tenebre alla luce (Anne)

10 Aprile 2015 | Filed under: Dipendenze
     

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Anne

Mi chiamo Anne, ho ventitré anni e vengo dal Belgio. Ringrazio i miei genitori per il co­raggio e l’amore verso la vita: no­nostante la malattia di mia mam­ma, la distrofia muscolare, hanno voluto partorire mio fratello e me, educandoci che la vita vale di più, anche quando incontravamo il dolore e i cuori chiusi di tante persone che non capivano. Gra­zie al rosario quotidiano, alla fede e all’ottimismo dei miei genitori, trovavo anch’io la forza e la gioia di accogliere la malattia di mia mamma come un dono.

Almeno era sempre a casa e ci stimolava nel comunicare, volerci bene e fa­re sacrifici. Quando avevo dieci anni la sua salute è peggiorata di colpo in pochi giorni: credevo che sarebbe morta! Lei era sem­pre stata la persona che teneva unita la famiglia con la sua pre­ghiera. Quando era in ospedale per lunghi periodi, ci sentivamo persi e non pregavamo più, per­ché era lei che ci spingeva e così in quel periodo ho cominciato ad essere alterata, a falsificare il mio comportamento, perché avrei sì voluto che qualcuno vedesse la mia tristezza ma mi vergognavo e nascondevo tutto, cercando di sembrare aperta e gioiosa.

Mio papà, non sapendo come reagire e con tutte le preoccupazioni che aveva per mia madre, scappava nel lavoro e capitava che non ve­niva più a casa alla sera. Così la situazione peggiorava; nessuno aveva il coraggio di dire chiara­mente che cosa provava e ci na­scondevamo reciprocamente i dolori e le paure. Dopo due anni di vita così, Dio mi sembrava sempre più astratto e lontano. Mio papa è caduto nella depres­sione; io avevo solo dodici anni ed ero incapace di aiutarlo. Ho cominciato a crearmi in testa un mondo finto, per non sentire la solitudine che avevo dentro e ho abbandonato il desiderio di esse­re missionaria, che mi era nato da bambina. Odiavo la mia sen­sibilità e credevo che i valori di quando ero piccola non fossero più raggiungibili.

Preferivo ma­scherarmi da dura e forte per non sentire più niente. Mio papa è andato via di casa e mi ha cau­sato tanta rabbia! Vedendolo sta­re apparentemente meglio, con tanti soldi e cose materiali, mi sentivo presa in giro, perché a casa dovevamo “sopravvivere”. Frequentavo dei gruppi di pre­ghiera, però sempre più in modo superficiale. Mi nascondevo nell’apparire una brava ragazza, nello studio andavo bene e fre­quentavo anche la Chiesa, però dentro di me avevo tanto ranco­re, confusione e tristezza. Vivevo tanti alti e bassi; desideravo aiu­to ma i piaceri del mondo erano più forti: bere senza limiti, diver­tirmi con gli amici, rubare, con­cedermi tutti i piaceri comodi e “liberi” che il mondo mi propo­neva.

Mia madre provava a par­larmi ma non l’ascoltavo più, colpevolizzando lei invece di smettere di ribellarmi ed accoglie­re la realtà con maturità. A diciot­to anni ero stanca di vivere e vo­levo staccarmi da tutti; sono an­data in Polonia per stare con i bambini orfani disabili. Con loro ho rivissuto finalmente emozioni vere di dolore e di gioia. Termina­ta quell’esperienza avrei voluto andare subito in Africa, per non perdere la speranza che avevo ri­trovato, ma i mesi di preparazio­ne sono stati duri perché non riu­scivo ad essere costante, semplice e spontanea.

Attorno a me c’era­no ragazzi capaci di portare avan­ti le proprie responsabilità, pacifici e maturi: mi sono resa conto che dovevo cambiare vita! E Dio mi ha risposto subito, facendomi co­noscere la Comunità Cenacolo proprio attraverso quei giovani. Sono entrata nella fraternità di Ade, vicino a Lourdes. Sentivo che finalmente ero arrivata a ca­sa. Ho scoperto che lo stile di vi­ta che la Comunità mi propone­va era quello di cui avevo biso­gno per conoscermi ed amarmi fino in fondo.

All’i­nizio era dura, mi spaventavo nel ve­dermi vestita in modo semplice, senza la cresta nei capelli… mi sentivo indifesa e povera. Però c’era in me una speranza che cresceva sempre più: poter essere fi­nalmente me stes­sa, buona, vera, pulita! Grazie al­l’aiuto delle ragazze attorno a me risco­privo la bellezza e la necessità del dia­logo, dell’amicizia, del perdono. Spes­so mi sbagliavo, scappavo dalla verità, ma poi tornavo indietro e affrontavo le mie

croci. Riuscendo a superare le fa­tiche quotidiane con la preghie­ra, cresceva in me la fiducia che anche io un giorno sarei diventa­ta capace di scegliere il bene. La preghiera, l’incontro con Gesù, non era più soltanto un ricordo o un sentimento, ma finalmente di­ventava vita. Andando avanti nel mio cammino ho avuto il dono di poter incontrare mio padre ed abbracciarlo forte. La misericor­dia e il perdono sono entrati nel nostro rapporto.

Inoltre, facendo amicizia con una ragazza che era sulla sedia a rotelle, ho comincia­to ad accogliere la sofferenza co­me un dono che unisce le perso­ne. Così mi sono avvicinata an­che a mia mamma, vedendo la sua vita di nuovo come un gran­de dono per me. Oggi vivo nella fraternità di Mogliano Veneto e sono felice. Scopro la bellezza di donarmi agli altri; servire, ab­bracciare la vita ferita, essere amica fedele, mi fa vivere oggi una vita piena.

Ringrazio Dio che mi ha dato tanti doni e talenti che ho ricominciato ad usare in Comunità in modo nuovo e puli­to, per il bene. Le volte che sono tornata in Belgio per qualche giorno, ho incontrato mio fratello e ringrazio che oggi posso essere per lui e per tanti altri giovani te­stimone che Gesù è vivo, che con Lui c’è più speranza, più fiducia, più gioia, più forza! Grazie Madre Elvira per avermi aiutata a ritrovare la mia dignità di figlia e di donna. Ora appar­tengo ad una famiglia che ab­braccia tutti. Grazie per il dono della Comunitàperché oggi ho voglia di vivere e dare la vita a chi ha bisogno!

Anne
Comunità Cenacolo


     

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Tu ci hai dato un modello di vita
nella famiglia di Nazareth,
aiutaci, o Padre buono,
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l'amore, la pace e la gioia.
Fa' che la nostra vita,
sia profondamente contemplativa,
intensamente eucaristica
e vibrante di gioia.
Aiutaci a rimanere insieme
nella gioia e nella sofferenza
attraverso la preghiera familiare.
Insegnaci a vedere Gesù
nei membri della nostra famiglia
specialmente nelle loro difficoltà.
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come il suo e possa aiutarci
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come Dio perdona le nostre.
Aiutaci, o Padre buono,
a prendere ciò che ci dai
e a darti tutto ciò che ci chiedi
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