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Il Mese di Maggio – 25° giorno – La pazienza

24 Maggio 2012 | Filed under: Devozioni, Meditazione P. Manelli, Mese di Maggio
     

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LA PAZIENZA

Siamo tutti d’accordo: non c’è virtù pratica che sia così necessaria nella vita cristiana come la pazienza. Non ci sono dubbi. La pazienza è la virtù che fa sopportare, con animo tranquillo, i disagi e le sofferenze della vita. Chi non ha noie e tribolazioni nella vita? Chi può risparmiarsi da fastidi e disagi? Chi può mai sfuggire al peso quotidiano di prove e contrasti? Perciò “è necessaria la pazienza — diceva S. Paolo — per compiere la volontà di Dio e consegui­re i beni della promessa” (Eb 10, 36). Pazienza in casa e fuori casa. Pazienza nell’uf­ficio o in fabbrica. Pazienza con i padroni e con i sudditi. Quante occasioni ogni giorno!

Dobbiamo veramente pregare la Madonna di concederci questa virtù, per poter imitare Lei, sem­pre dolce, forte e serena in mezzo alle prove e ai travagli più grandi: a Betlemme, fra le angustie per la ricerca di un luogo; in Egitto, dove arrivò con Gesù Bambino e S. Giuseppe, poveri fuggiaschi fra gente sconosciuta; nei tre giorni del ritrovamento di Gesù al Tempio, con quell’ ambascia che le amareggiava il cuore; nel distacco di Gesù all’inizio della vita pubblica, con le prospettive degli scontri inevitabili con i farisei; nelle sequenze strazianti del Calvario, ai piedi della Croce del suo Gesù adorato. La pazienza della Madonna! Vedremo in Pa­radiso come la sua pazienza abbia superato la pa­zienza di tutti gli uomini messi insieme!

Gli mostrò il Crocifisso – “Una risposta dolce calma la collera, — inse­gna S. Giovanni Crisostomo — il fuoco non si smor­za con il fuoco, né il furore si calma con il furore”. Un giorno S. Luisa di Marillac presenta una bevanda a un turco infermo, ricoverato all’ospeda­le. Questi reagisce violentemente al gesto di ca­rità, sbattendo il bicchiere in faccia alla suora. Senza aprir bocca, S. Luisa si ritira; ma torna poco dopo con un’altra bevanda. Ancora una rea­zione furiosa dell’infermo, che ripete il gesto bruta­le di prima.

Di nuovo la suora tace, e si allontana. Ma tor­na ancora una volta, si avvicina a quell’infermo e gli rivolge parole di tale bontà che quell’uomo non crede ai suoi occhi: si volge alla religiosa, la fissa sul bel volto luminoso e dolce, e le dice: “Voi non siete una creatura della terra… Chi vi ha insegnato a trattare così colui che vi ha offeso? “.

S. Luisa non risponde, ma gli mostra il Croci­fisso che porta sul petto. Lo stesso successe a S. Maria Bertilla nell’o­spedale di Tre viso. Un giorno un infermo isterico le gettò addosso l’uovo che ella gli aveva portato. La Santa non si turbò minimamente. Andò a cambiarsi il grembiule e tornò dall’infermo portando una taz­za di brodo: “Le farà bene”, gli disse sorriden­do! Cosa non abbiamo da imparare noi così pronti a impazientirci e a reagire per un nonnulla?

I noccioli delle ciliegie – “Con la vostra pazienza — ha detto Gesù — salverete le vostre anime”(Le 21,19). Di più, con la pazienza si conquistano e salvano anche le anime degli altri, perché “/’uomo paziente vale più dell’ uomo forte, e chi domina l’animo vale più di un espugnatore di città” (Prov 16, 32). S. Giuseppe Cafasso era il Cappellano dei con­dannati a morte. Per questo poteva entrare nelle loro celle e stare in mezzo a loro. Sembrava davve­ro un angelo di serenità e di pazienza in quell’am­biente fetido e ripugnante.

Portava sempre un regalino ai carcerati, e un giorno portò un cestino di ciliegie. Poco dopo, i carcerati si divertivano a tirargli addosso i noccioli delle ciliegie. “Lasciateli fare! – disse a chi voleva opporsi — Poveretti, non hanno altra distrazio­ne! “. Con questa dolce pazienza egli poteva penetrare nei loro cuori e disporli ad affrontare la morte baciando il Crocifisso e invocando la Madonna.

Spose e mamme pazienti – Molto spesso è soprattutto in casa che bisogna esercitarsi nella pazienza. S. Paolo raccomandava agli efesini: “Comportatevi… con ogni umiltà, man­suetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore” (Ef 4, 2). Quanti litigi, beghe e screzi si potrebbero evi­tare con pochi granelli di pazienza e di silenzio!

Quando le amiche chiesero a S. Monica come facesse a vivere in pace con un marito così insensi­bile e violento, la Santa rispose: “Tengo a freno la mia lingua”. Chi non ricorda come S. Rita arrivò a conver-tire il brutale e volgare marito? Soffrendo in silen­zio, “con molta pazienza nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angustie, sotto le battiture…” (2 Cor 6, 4).

Grande fu anche la pazienza della B. Anna Maria Taigi, madre di sette figli. Ogni giorno erano prove che la poverina doveva affrontare per le biz­zarrie del marito ben poco gentile, per i problemi dei figli bisognosi di una buona formazione, per le contrarietà e i disturbi che capitano inevitabilmen­te in ogni famiglia. Una volta le ruppero un magnifico vaso di maiolica, che era un prezioso e caro ricordo della famiglia. La santa guardò i cocci e poi disse con serenità: “Pazienza! … Se lo sapessero i negozianti di maioliche ne sarebbero contenti. Devono vivere anch’essi, non è vero? “.

Questa pazienza è uno dei frutti più preziosi dello Spirito Santo (Gai 5, 22). Guardiamo a Lei La prima dote della carità è la pazienza, dice S. Paolo (1 Gor 13, 4). La più grande carità porta con sé la più grande pazienza. Per questo la Madon­na, Madre dell’Amore, è esemplare perfettissimo ed è la sorgente della nostra pazienza.

A lei che visse con l’anima trapassata da una spada (Le 2, 35), noi dobbiamo guardare per impa­rare a saper accettare con pazienza eroica anche un pugnale piantato nel cuore. A Lei che fu la “Vergine offerente” non solo nel Tempio, ma anche, e soprattutto, sul Calvario (Marialis cultus, 20), dobbiamo attaccarci per attin­gere energia d’amore paziente e “offerente” nelle tribolazioni della vita e della morte.

Fioretti

Trattare gentilmente e sorridere a chi mi maltratta – Offrire ogni piccola spina della giornata alla Madonna – Meditare sui dolori della Madonna.

Padre Stefano Manelli

     

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