Il gran dono dell’immolazione
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Prendimi, o Signore, come piccola semente di tua gloria nel vortice delle angustie, e portami sul tuo monte santo, perché io sbocci al tuo calore vivificante e ti dia un fiore di amore! Non mi vedi? Son tutto miseria, e non so cantare a Te che con voce scordata; ma se mi tiri con la sofferenza, m’accordo con la tua Volontà, o Amore Eterno, e divento inno di amore al tuo Amore.
Tu lo sapevi chio non avrei saputo darti nulla nella vita e mi hai privilegiato come tuo prediletto, unendomi al Crocifisso! Quale gratitudine è sufficiente per ringraziarti, o Signore? Come pianta selvatica avrei dato solo semi buttati nelle pietre, e Tu col dolore m’hai innestato alla Vita, e mi hai dato il terreno per far germinare la mia nullità in tanti fiori che sono quelli del tuo Figliuolo.
Che cosa poteva darti questa carne dove arde la concupiscenza del male, questo cuore dove divampa la falsità dellamore, questa mente dove scoppia lorgoglio della vita? E Tu mi hai ferito perché la concupiscenza fosse amore, mi hai fatto schiacciare perché sospirassi a Te solo, e mi hai umiliato perché non cercassi nell’applauso della vanità la sentenza della mia morte!
Mi hai provato, è vero, ma con questo hai mostrato di aver fiducia nel figlio tuo piccolo e spregevole; nel dolore sono affidato a Te, a Te che sei il mio mallevadore, il mio difensore, e la rocca dove mi rifugio. Dove potrei star meglio che in Te? Sono come uccello prigioniero, che non guarda che al cielo fuori delle sue sbarre, non canta che per chiamarti, chiamarti, affinché Tu apra la porta della mia fralezza e mi ridoni la libertà!
O Amore Eterno, come potevi manifestarmi maggiormente il tuo amore che immolandomi? Chi avrebbe potuto dare al mio cuore la nobiltà della vittima, chi questi fiori del Calvario, chi queste spine della tua regale corona, se non l’amore?
Ti ringrazio che mi hai immolato, o Gesù, e guardo alle mie pene con la gratitudine di chi ha ricevuto un grande tesoro. Insegnami Tu a custodirlo, poiché l’agitazione potrebbe farmelo sperperare, e la ribellione potrebbe farmelo calpestare. Stringetevi al mio cuore, fiori del Calvario, stringetevi alla mia fronte, spine del Crocifisso!
O Santissima Trinità, io ti lodo con la piccola armonia di tutte le mie pene, e mentre il mondo ti rinnega e ti bestemmia con la scusa di togliere il dolore dal cuore, io ti benedico e bacio le tue divine disposizioni nella mia povera vita, adorandoti! Il mondo, rinnegandoti, sconvolge la terra; dice di voler togliere le spine della vita e non fa che moltiplicarle disperatamente! Tu invece ci provi con la pena per farci trovare Te, oasi di pace e di amore.
Sii benedetto in eterno! Anche col mio povero dolore posso esaltare la fecondità delle tue misericordie quando provi e purifichi, e levo a Te, Eterno Dio, l’inno del ringraziamento per la grazia di tutte le prove della mia povera vita: Te Deum laudamus!
Don Dolindo
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