Il giardino dei poeti – “Riparami, Signore”
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Riparami, Signore.
Come si ripara
un motore in avaria,
una radio muta,
un vetro frantumato.
Riparami, perché in me
c’è qualcosa che non funziona.
C’è un difetto di fabbricazione
che mi rende
incomprensibile a me stesso.
Io non faccio quello che voglio
ma quello che detesto.
C’è in me il desiderio
di fare il bene
ma mi manca la capacità
di metterlo in pratica
e ad ogni ostacolo
scivolo e frano a terra.
Di fronte al male
la mia volontà si scioglie.
Vorrei essere acqua
e divento fango,
vorrei esser cielo
e divento fumo.
Non compio il bene che voglio
ma il male che non voglio.
Perché, Signore?
Chi manovra i fili
della mia vita?
Quando voglio fare il bene,
il male è accanto a me.
Ti dico di sì,
e un attimo dopo
ti volto le spalle.
Voglio la pace
e sono guerra.
Chi mi liberà da questa schiavitù?
Portami in braccio.
Di più.
Riparami dal di dentro.
Di più.
Rimettimi a nuovo.
Per essere me,
come tu mi hai pensato.
(Eric Pearlman)
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