Il diritto e la Giustizia
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Il Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli, ha offerto una riflessione particolarmente preziosa in questo tempo di Avvento.
“Amici cari, nel corso di questo dialogo , in vista del Natale, rifletteremo su “diritto e giustizia”, tema delicato, complesso e importante, che riporta alla nostra mente i tanti esclusi e sfruttati di questa terra, mentre ci ricorda, ahimé!, l’aspro e logorante dibattito impostoci da quanti abilmente mettono insieme diritti, giustizia, riforme, senza pervenire ad alcun risultato, anzi lasciando sconcertati i poveri cittadini confusi da un tecnicismo che, comunque, non riesce a garantire il pieno godimento dei diritti legittimi della gente, punendo chi sbaglia e proteggendo i deboli da soprusi, angherie e da altre forme di ingiustizia.
“Amici cari, nel corso di questo dialogo , in vista del Natale, rifletteremo su “diritto e giustizia”, tema delicato, complesso e importante, che riporta alla nostra mente i tanti esclusi e sfruttati di questa terra, mentre ci ricorda, ahimé!, l’aspro e logorante dibattito impostoci da quanti abilmente mettono insieme diritti, giustizia, riforme, senza pervenire ad alcun risultato, anzi lasciando sconcertati i poveri cittadini confusi da un tecnicismo che, comunque, non riesce a garantire il pieno godimento dei diritti legittimi della gente, punendo chi sbaglia e proteggendo i deboli da soprusi, angherie e da altre forme di ingiustizia.
Diritto e giustizia, d’altra parte, evocano l’idea dell’imparzialità, come dice una frase di un celebre giurista dell’antica Roma, Eneo Domizio Ulpiano: «La giustizia risiede nella costante e continua volontà di attribuire a ciascuno il proprio diritto. Queste sono le regole del diritto: vivere onestamente, non arrecare danno all’altro, attribuire a ciascuno il suo».
1° “Diritto e giustizia”: è un binomio che echeggia diverse volte anche nella Bibbia. Alla fine del cosiddetto “Canto della vigna”, che si trova nel capitolo 5 del profeta Isaia, si leggono parole di rimprovero per gli abitanti di Gerusalemme, che hanno tradito le aspettative di Dio. Infatti, egli si attendeva l’applicazione del “diritto” (in ebraico mishpàt), mentre accade lo “spargimento di sangue”; voleva la “giustizia” intesa come rettitudine (zedaqà), ma al contrario sente “grida di oppressi”. In fondo, il diritto del debole calpestato dal potente e la giustizia piegata agli interessi di parte non erano esperienze sconosciute nemmeno allora.
L’interesse che riscontriamo nella Bibbia per il diritto e la giustizia ha una radice che possiamo definire senz’altro divina: la preoccupazione di Dio, dopo la liberazione di Israele dalla pesante schiavitù in Egitto, fu di fornirgli una Legge che regolasse, tra le altre cose, la giustizia dei rapporti tra gli ebrei. E anche Gesù, che fu sempre rispettoso delle tradizioni del suo popolo, consegnò ai suoi discepoli una legge, il “comandamento nuovo”, che addirittura trascende e riassume ogni legge: amarsi gli uni gli altri come egli ha amato noi.
2° Diritto e giustizia costituiscono la roccia su cui gettare il pilastro che regge una società, come ci ricorda la frase evangelica di Matteo, a cui si ispira la nostra riflessione di stasera, in continuità con la riflessione della settimana scorsa : «Ma la casa non cadde, perché era fondata sulla roccia».Se teniamo presenti questa espressione e il suo significato, guardandoci intorno, siamo inevitabilmente portati a fare un accostamento con la realtà di oggie a domandarci se Napoli e l’area metropolitana sono fondate sulla roccia e se sono capaci, quindi, di resistere, tenuto conto che vivono ormai da molto tempo in una situazione di instabilità.
Dico questo non per piangerci addosso, ma soltanto perché, calandoci nello spirito della frase evangelica, dobbiamo risvegliarci dal pericoloso stato di assuefazione e di rassegnazione. La nostra coscienza di cristiani non ci permette che siano calpestati e offesi i diritti legittimi, che spesso vengono ignorati anche da chi ne ha la titolarità.
Se, infatti, ci fermiamo a considerare il caso concreto del diritto alla salute e del diritto all’istruzione possiamo renderci conto che questi diritti sacrosanti rischiano di restare compromessi e mortificati da chi ignora quel principio di solidarietà, che è stato un punto fermo del recente documento dei Vescovi italiani sul Mezzogiorno: «L’impegno dello Stato deve rimanere intatto nei confronti dei diritti fondamentali delle persone, perequando le risorse, per evitare che si creino di fatto diritti di cittadinanza differenziati a seconda dell’appartenenza regionale».
3° Sono persuaso, tuttavia, che non è sufficiente l’impegno dello Stato se non c’è corrispondenza da parte dei cittadini, che devono farsi più partecipi e attivi, in modo che quei principi, che sono stampati nella Carta costituzionale, diventino fondamento di giustizia e linfa della vita sociale.Occorre, per questo, un notevole impegno educativo, al quale si sente chiamata anche la Chiesa. E, a tale riguardo, trovo utile e interessante richiamare un altro brano del citato documento: «Cultura del bene comune, della cittadinanza, del diritto, della buona amministrazione e della sana impresa nel rifiuto dell’illegalità: sono i capisaldi che attendono di essere sostenuti e promossi all’interno di un grande progetto educativo.La Chiesa deve alimentare costantemente le risorse umane e spirituali da investire in tale cultura per promuovere il ruolo attivo dei credenti nella società».
4° Il Signore ci invita all’impegno a costruire la nostra casa sulla roccia, cioè ad impegnarci tutti concretamente e a guardare avanti con la mente e il cuore colmi di speranza operosa. È questo il senso anche del tempo liturgico dell’Avvento, che ci illumina sulla verità della nostra vita: accogliere il Signore che arriva e bussa alle nostre porte.
Concludo ritornando alla Parola di Dio, trasmessaci attraverso la voce di Isaia, il quale, parlando dell’Emmanuele, il Dio con-noi, dice: «Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre. Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti» (9, 6)
+ Crescenzio Sepe
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