Il Cuore Immacolato di Maria e la riparazione
Questo articolo è stato già letto1467 volte!
Due sono le frasi che prendiamo in questo mese di maggio per meditare su un argomento importante e piuttosto dimenticato, espressioni dette dalla Vergine Maria ai tre pastorelli di Fatima nel 1917.
La prima è la domanda che la Madonna fece ai tre bambini nella prima apparizione: “Volete offrirvi a Dio per sopportare tutti i dolori che Egli vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori?”. A questa domanda i tre piccoli risposero immediatamente: “Sì, lo vogliamo”.
La seconda espressione sulla quale meditiamo fu detta dalla Vergine durante la terza apparizione, il 13 luglio 1917, quella in cui Ella mostrò ai pastorelli l’Inferno: “Avete visto l’Inferno dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato”.
Nella prima frase la Madonna manifesta il senso dell’apparizione e l’urgenza dell’opera di riparazione. Dunque, la sofferenza è espiatrice; noi abbiamo un mezzo per collaborare alla riparazione dei peccati, compiuta dal sacrificio di Cristo sulla croce, ed è quello di unire le nostre pene del vivere all’atto del Signore, con l’intenzione di “togliere”, con Lui, i peccati del mondo.
La missione del Signore Gesù infatti è proprio questa, proclamata solennemente dal Battista all’inizio della vita pubblica del Cristo: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco Colui che toglie i peccati del mondo”. Il Signore stesso ribadì più volte il senso della sua missione nel mondo, per esempio nell’episodio del paralitico calato dal tetto: “Figliolo, ti sono rimessi i peccati”.
Sappiamo che il malato rimase piuttosto perplesso… era stato portato lì per essere guarito nel corpo, e Gesù poi lo accontentò, ma fece chiaramente intendere che il suo compito non era quello di guarire i corpi, cosa secondaria rispetto al grande dono della remissione dei peccati. I farisei avevano ben capito, e difatti rimasero turbati e scandalizzati: “Chi può rimettere i peccati, se non Dio solo?”.
Dunque, offrendo le sofferenze della nostra vita, intenzionalmente, generosamente, poi possiamo avere una funzione “redentiva” nei confronti dei nostri fratelli. Quale grande grazia il Signore ci fa.
“Dio ci fa un grande onore – scrive Don Divo Barsotti nel libro ‘La mistica della riparazione’ non quando ci dona qualcosa, ma quando ci chiede qualcosa”. E che cosa ci chiede? Proprio questo, di unirci a Lui nella sua opera di salvezza. In cambio Egli ci dona Se stesso infinito.
La differenza tra chi soffre senza sapere il perchè e chi soffre in unione con il Signore è proprio l’offerta: “Signore, ho questo malanno, questa prova: non è casuale, ma il dono più grande che posso darti. Te la offro volentieri a sconto dei peccati miei e dei miei fratelli”.
I tre pastorelli vissero in modo commovente l’offerta di ogni possibile sacrificio: Francesco si mise una corda attorno ai fianchi e la portò sempre; inoltre era uso dare la propria merenda alle pecore donando questa piccola forma di digiuno.
Giacinta rimase un mese intero senza bere, da malata stava girata sul fianco nel quale aveva una ferita (era stata operata di tubercolosi) e in ospedale una volta confidò alla cugina Lucia una cosa che ella aveva detto a Gesù la sera precedente: “Ora puoi convertire molti peccatori, perchè soffro molto!”.
Il modo di offrire dei due fratellini era differente: “Mentre Giacinta – scrive Lucia nelle sue Memorie – sembrava preoccupata nell’unico pensiero di convertire i peccatori e salvare le anime dall’Inferno, Francesco sembrava che pensasse solo a consolare Gesù e la Madonna, che aveva contemplato molto tristi”.
La seconda espressione è emblematica e importante: esprime una volontà di Dio, precisa, per questo nostro tempo.
Notate la perentorietà del dettato: “Dio vuole stabilire…” ! Non è una fantasia della Vergine, non è qui una devozione tra le altre sorta dalla pietà popolare: è Dio che lo vuole.
Se l’apparizione di Fatima è vera (abbiamo buoni motivi per ritenerlo, perchè è stata riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa), allora dobbiamo anche credere che la volontà precisa attuale, di Dio Uno e Trino, sia quella, per questo tempo difficile, per non dire drammatico, della devozione al Cuore Immacolato di Maria. Non si tratta di qualcosa di facoltativo, ma di volontà di Dio.
Il modo, lo dirà poi la Vergine stessa nove anni dopo, apparendo a Lucia nel 1926, quando proporrà al popolo cristiano la pratica dei primi cinque sabati del mese. Dedicare questi giorni con la preghiera e la confessione sacramentale alla Vergine significa obbedire a questa indicazione. Ma non solo i cinque sabati: la devozione riguarda tutto l’essere e tutta la vita, ossia fare tutto con la Vergine, facendo filtrare ogni cosa dal suo Cuore Immacolato.
Grandi propagatori di questa devozione furono san Luigi Maria Grignion de Montfort prima di Fatima, e san Massimiliano Maria Kolbe dopo.
Trattandosi di volontà di Dio, non possiamo sorvolare facilmente: sarebbe una superficialità colpevole. Il linguaggio è quello da dolce ma fermo invito, come un salvagente dato all’umanità sul quale aggrapparsi per reggere l’urto e vivere la nostra missione cristiana in pienezza, non solo per noi, ma per il mondo intero. La notizia è di quelle che devono scuotere.
p. Serafino Tognetti
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.