Il Crocifisso che si sarebbe voluto eliminare – II Parte
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Né il diritto pubblico e privato internazionale, né tanto meno una sentenza un tribunale possono interferire e modificare la nostra legislazione e l’ordinamento giuridico al fine, poi, di incentivare la commissione di un reato. Lo Stato Italiano, tenuto ad apprestare tutti i mezzi per garantire la piena libertà di ogni culto, al limite può ricorrere, nella fattispecie de qua, alla “differenziazione” delle aule scolastiche, senza che suoni discriminazione, lasciando liberi gli alunni e/o gli studenti di studiare e seguire le lezioni in un’aula con o senza il crocifisso esposto.
Ma già è previsto che per il rispetto della libertà di coscienza e della responsabilità educativa dei genitori, è garantito a ciascuno il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi nelle scuole dell’insegnamento della religione cattolica, per cui,all’atto dell’iscrizione, agli studenti o ai loro genitori viene rivolta esplicita richiesta in tal senso. Ciò in base all’accordo tra la Santa Sede e il nostro Stato dell’8 novembre 1984 la cui legittimità costituzionale è stata dichiarata con le sentenze della Corte del 12/4/1989-nr°203; 14/11/1991 nr°13 e del 22/06/1992 nr°290.
Il Codice di Diritto Canonico, infine, all’articolo 797 recita che è necessario che i genitori, nello scegliere le scuole, godano di vera libertà e che i fedeli devono impegnarsi perchè la società civile riconosca loro questa libertà e, osservata la giustizia distributiva, la tutelino anche con sussidi.
Ma se la sola presenza di una croce in un’aula scolastica o di giustizia, in qualsiasi luogo pubblico e privato, in una strada, su di un monte o su di un colle suscita dei reconditi sentimenti e se è possibile incontrarla in ogni parte del mondo, quando meno te lo aspetti, vi è da ritenere che non si tratti soltanto di una cosa ma di qualcosa in più e non di più che non si riesce a volte completamente a capire, anche se parla al nostro cuore ed alla nostra coscienza, al di sopra di qualsiasi diritto per indicare all’umanità la giusta via da seguire quella della verità e della vita; Verità che, come sostiene Sua Santità Benedetto XVI nella sua ultima enciclica “Caritas in veritate” è amore.
Sostiene Sua Santità, in detta enciclica, che il dialogo fecondo tra fede e religione non può che rendere efficace l’opera della Carità nel sociale e costituisce la cornice più appropriata per incentivare la collaborazione fraterna tra credenti e non credenti nella condivisa prospettiva di lavorare per la giustizia e la pace dell’umanità Questo messaggio viene inviato a chi è attestato sull’altra sponda della Fede, la miscredenza, ed è questo il messaggio che lo stesso Cristo in croce invia all’umanità tutta per la sua redenzione, quale Figlio di Dio che non ha esitato a morire di croce per noi tutti credenti e miscredenti, atei, santi e peccatori.
A prescindere da ogni altra considerazione religiosa va letto l’articolo 9 della Convenzione per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo di Roma del 1950, depositata proprio a Strasburgo il quale recita che ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo e la libertà di manifestare la propria religione o credo individualmente o collettivamente, sia in pubblico che in privato mediante il culto, l’insegnamento, le pratiche o l’osservanza dei riti.
La libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo può essere oggetto di quelle sole restrizioni che, stabilite per legge costituiscono misure necessarie in una società democratica, per la protezione dell’ordine pubblico, della salute, della morale pubblica e per la protezione dei diritti e delle libertà altrui.
Per quanto tutto sopra detto è da escludere, nella maniera più categorica, che un crocifisso, affisso in un’aula scolastica, possa far venire meno la protezione dei diritti e delle altrui libertà, mentre sono le altrui libertà che vogliono sfociare nella sopraffazione, nell’arbitrio, nello assolutismo, travolgendo tutti e tutto, per imporre un deserto di anime, a fronte della viva fonte della “Caritas in Veritate” che comprende altresì pace e fratellanza.
Antonio Solimene
Docente di Diritto Privato
Docente di Diritto Privato
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