II valore della penitenza per il nostro tempo
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La Chiesa universale circa il V precetto della Chiesa:
“Osserverai il digiuno prescritto e parimenti l’astinenza” (2043).
Il digiuno e l’astinenza – insieme alla preghiera, all’elemosina e alle altre opere di carità – appartengono, da sempre, alla vita e alla prassi penitenziale della Chiesa: rispondono, infatti, al bisogno permanente del cristiano di conversione al regno di Dio, di richiesta di perdono per i peccati, di implorazione dell’aiuto divino, di rendimento di grazie e di lode al Padre.
Nella penitenza è coinvolto l’uomo nella sua totalità di corpo e di spirito: l’uomo che ha un corpo bisognoso di cibo e di riposo e l’uomo che pensa, progetta e prega; l’uomo che si appropria e si nutre delle cose e l’uomo che fa dono di esse; l’uomo che tende al possesso e al godimento dei beni e l’uomo che avverte l’esigenza di solidarietà che lo lega a tutti gli altri uomini. Digiuno e astinenza’non sono forme di disprezzo del corpo, ma strumenti per rinvigorire io spirito, rendendolo capace di esaltare, nel sincero dono di sé, la stessa corporeità della persona.
Ma perché il digiuno e l’astinenza rientrino nel vero significato della prassi penitenziale della Chiesa devono avere un’anima autenticamente religiosa, anzi cristiana. Ci preme pertanto riproporre il significato del digiuno e dell’astinenza secondo l’esempio e l’insegnamento di Gesù e secondo l’esperienza spirituale della comunità cristiana. Occorre, per questo, riscoprirne l’identità originaria e lo spirito autentico alla luce della parola di Dio e della viva tradizione della Chiesa. Occorre poi precisarne le modalità espressive in riferimento alle condizioni di vita del nostro tempo.
Il digiuno e l’astinenza, infatti, rientrano in quelle forme di comportamento religioso che sono costantemente soggette alla mutazione degli usi e dei costumi. In questo senso la Delibera dell’Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana del 18 aprile 1985 chiede che si stabiliscano le opportune determinazioni a norma dei canoni 1251 e 1253 del Codice di Diritto Canonico per l’osservanza del digiuno e dell’astinenza nelle Chiese che sono in Italia.
È quanto noi Vescovi italiani intendiamo fare con la presente Nota pastorale, che indirizziamo a tutti i membri della comunità ecclesiale, presbiteri, diaconi, religiosi e fedeli laici, per sollecitare una convinta e vigorosa ripresa della prassi penitenziale all’interno del popolo cristiano. Ciò è richiesto, anzitutto, per essere fedeli alle esigenze evangeliche della penitenza, ma anche per dare una coerente risposta alla .sfida del consumismo e dell’edonismo diffusi nella nostra società.
In tal senso condividiamo la convinzione espressa da Paolo VI all’indomani del Concilio Vaticano II nella Costituzione apostolica Paenitemini: «Tra i gravi e urgenti problemi che si pongono alla nostra sollecitudine pastorale, non ultimo ci sembra quello di richiamare ai nostri figli – e a tutti gli uomini religiosi del nostro tempo – il significato e l’importanza del precetto divino della penitenza.
C.E.I.
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