I “Viri probati”
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I “Viri Probati” sono quei sacerdoti scelti e ordinati, alcuni secoli fa, nella Chiesa cattolica, fra uomini sposati provati nella fede e anziani, per guidare piccole comunità cristiane generalmente in zone disperse o poco accessibili. Oggi vi sono interventi o commenti sull’argomento che purtroppo identificano costoro con i “preti sposati ” e con famiglia, mentre intendo in questa presentazione andare oltre i bisogni contingenti del momento; non prendo in considerazione tali persone, pur degne, ma quelle anziane sposate senza preoccupazioni familiari che sono poco compatibili con il Ministero di Presbitero. Sarebbe bene, inoltre e per tutti, capire a fondo perché la situazione delle vocazioni presbiterali-sacerdotali è, oggi, così drammatica; esaminare, con sano giudizio critico e dottrinale, alla luce delle Sacre Scritture se possiamo ripetere il modello di vita delle Comunità primitive come è altamente raccomandato nei documenti papali. Capire, anche, perché a quel tempo le Comunità cristiane erano guidate da anziani mentre ora, di fatto, solo i giovani possono diventare. . . “anziani” per guidare le nostre Chiese. E’ un paradosso anche se, a certe condizioni a nessuno ed a qualsiasi età è canonicamente esclusa la verifica di questa vocazione; ma di fatto nelle nostre Chiese non si sentono certo appelli verso gli anziani! Eppure che impedimento ci potrebbe essere per loro sia sposati o vedovi? Ma neppure per questi ultimi c’è una disponibilità effettiva a riguardo e non vi sono stimoli in tal senso; eppure Giovanni Paolo II nella “Familiaris Consortio” (27) ha parlato degli anziani come ispiratori di saggezza, della loro parte attiva e responsabile in famiglia e nella Comunità ecclesiale . Le Sacre Scritture poi fanno un continuo elogio degli anziani nei fatti descritti e nei libri Sapienziali e nei Salmi: “Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno vegeti e rigogliosi, per annunziare quanto è retto il Signore …”. Gli anziani hanno, forse, niente da dire per escluderli dalla guida pastorale a loro certo confacente? Nell’Apocalisse i “Vegliardi” sono icone gloriose attorno al Trono di Dio ma non ai nostri altari! I Presbiteri ed Episcopi nella Comunità primitiva Fin dall’inizio della Chiesa i poteri di giurisdizione e insegnamento sono dati a Pietro e agli Apostoli come doni e carismi dello Spirito . Nella Chiesa per la sua crescita e il suo bene vi sono diverse funzioni svolte dai membri del corpo mistico di Cristo; il principale quello dell’apostolo a cui seguono: profeti, evangelisti, pastori, dottori e altri (v. Ef. 4 11-12). Nella Chiesa di Gerusalemme troviamo all’inizio solo gli Apostoli affiancati da diaconi ordinati a servizio delle mense con il ministero della predicazione. In seguito negli Atti stessi e nelle lettere di Paolo cominciano ad apparire la figure degli anziani-presbiteri, attorno a quelle degli Apostoli, che hanno funzioni amministrative e spirituali e decidono assieme ad essi. Diversi sono i racconti negli Atti che ci rivelano l’importanza di questo ufficio con funzioni anche liturgiche (Gc 5, 14) già nella Chiesa di Gerusalemme. Sono anche istituiti nelle nuove Chiese da Paolo e Barnaba con evidenza delle loro funzioni di pastori e dottori. Forse per questa duplice funzione Luca li chiama “presbiteri” (Atti 20, 17) mentre Paolo li chiama “episcopi” (Atti 20, 28). Forse uno dava più risalto all’esperienza di guide sagge e l’altro alla loro funzione di “ispettori – episcopi” come persone attente e preparate a discernere la sana dottrina come predicata dagli Apostoli. Il tono e gli argomenti delle sue lettere dimostrano questa intenzione. La Comunità cristiana nei primi secoli Questa è la testimonianza di San Clemente alla fine del primo secolo: “Essi (gli Apostoli) istituirono quelli che abbiamo detto ( vescovi – presbiteri e diaconi) e in seguito stabilirono che, quando sarebbero morti, altri uomini provati (Viri Provati) succederebbero nel loro ministero. Quelli che furono in tal modo istituiti dagli apostoli … noi non crediamo giusto respingerli dal ministero” (XLIV, 3) La gerarchia nella Chiesa, già dalla metà del II secolo circa, costituta come durerà per sempre; si avranno solo variazioni secondarie per quanto non prive di interesse. Vi è una distinzione tra clero e laici nel senso che ai primi è affidato il compito di guidare i fedeli nella fede. I chierici vivono dell’altare come altri del loro lavoro anche se non sempre idoneo al loro ruolo spirituale perché chiamati ad una vita più santa. Il celibato nei primi secoli non fu imposto al clero e agli ammogliati la continenza, ma non si poteva più ammogliarsi dopo l’ordinazione. Solo nel III secolo con il Concilio di Elvira e solo per la Chiesa di Spagna fu obbligatorio il celibato. Perciò si associò ben presto l’idea del celibato all’ordinazione come stato di vita considerato più idoneo e, dato che molti cristiani, in tempi di persecuzioni, facevano scelta di ascesi e verginità era naturale che fra di essi il Vescovo, allora, scegliesse membri del clero per destinarli alle celebrazioni eucaristiche in altri luoghi più lontani. Importanza del Diacono nella Comunità Come leggiamo negli Atti la scelta del Diaconi nella Comunità primitiva per un servizio alla Carità e alle soluzioni concrete di aiuto ai bisognosi è ritenuto dagli Apostoli indispensabile per dedicarsi completamente alla preghiera e al ministero della Parola (Atti 6, 5). Questo ministero continua ad essere esercitato nei primi secoli e i Diaconi sono responsabili dei beni sempre più consistenti delle Comunità Cristiane tanto da richiamare l’avidità delle autorità pagane e delle conseguenti persecuzioni. Nei secoli successivi il ministero, anche a causa di alcuni comportamenti gestionali inaccettabili, scompare nella sua visibilità ed è assunto dai medesimi presbiteri e sacerdoti. A mio avviso fu un gran danno e infatti il Concilio vaticano II lo ha ripristinato nelle parrocchie anche se ancora molto incompreso nelle sue funzioni. Dobbiamo sperare che si tolgano ai Parroci e ai sacerdoti compiti di servizio non loro propri perché abbiano veramente tempo per dedicarsi alla Parola e allo studio oltre che alla preghiera. Questa necessità la si avverte anche dal semplice ascolto di certe omelie prive di significative riflessioni e ascolto prolungato della Parola. La chiamata, nella Comunità, a scegliere questo ministero fra i fedeli è nuovamente indispensabile. come il presbiterato dai fedeli anziani. Perché sono scomparsi gli Anziani dalle Comunità Dobbiamo premettere che le prime Comunità primitive erano formate da ebrei convertiti, anche farisei, sacerdoti e leviti e loro discepoli provenienti dal paganesimo. Il popolo di Israele dai tempi di Abramo, poi di Mosè e così nei secoli successivi, fin dalla giovinezza veniva istruito nella conoscenza della Legge (la Torah). Queste informazioni le troviamo in molti passi della Sacra Scrittura; molti erano i maestri in Israele che avevano cura di interpretare, trasmettere e raccogliere in forma canonica la Parola di Dio che veniva poi regolarmente letta e commentata nelle Sinagoghe al popolo. Molti laici pii (come i Farisei) studiavano la Torah e la Tradizione trasmessa dai loro padri. L’ignoranza era limitata, l’analfabetismo molto contenuto e gli apostoli stessi (uomini comuni) dimostrano di non ignorare Scritture e tradizioni nei colloqui con Gesù; fatti reperibili anche negli episodi evangelici: Gesù giovinetto legge le Scritture, poi da adulto le commenta nella Sinagoga, scrive in terra nell’episodio dell’adultera perché altri leggano, spiega le Scritture ai Farisei, agli apostoli e ai discepoli di Emmaus, ecc. un mondo, quindi, non certo di ignoranti come erroneamente si pensa. Il Presbitero-Sacerdote nella tradizione cattolica Non mi sembra il caso di illustrare a fondo il motivo per cui la Chiesa Cattolica nella sua Tradizione a scelto il celibato per i suoi preti perché sono reperibili nei numerosi documenti che li riguardano e che giustificano questa scelta “vocazionale quasi esclusiva per i giovani”. In merito a ciò possiamo anche sperare che lo Spirito faccia “nuove tutte le cose”. perché leggiamo nella “Dei Verbum” che “Questa Tradizione di origine Apostolica che progredisce nella Chiesa con l’Assistenza dello Spirito Santo; cresce infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, sia con la riflessione e lo studio dei credenti, i quali la meditano in cuor loro”. Mi sembra consolante pensare che forse questa mia piccola riflessione e studio possa servire a qualcosa. Perché non un Presbitero … anziano? Riguardo il Presbiterato la tradizione della Chiesa cattolica e la dottrina sono chiare ma, dopo quanto detto, essa non contiene, a mio avviso, impedimenti al discorso sul ruolo oggi possibile e necessario dei presbiteri “veri anziani” per un ministero sacerdotale locale che assicuri l’Eucaristia. Nel Canone 1042, 1° si dice che l’uomo sposato è impedito a ricevere l’Ordine, ma va esaminato con interesse il Canone 1047, 2-3° dove sta scritto che “Alla Sede Apostolica è riservata la dispensa”. Dai seguenti impedimenti a ricevere gli Ordini: dall’impedimento di cui al Canone 1042, 1° (citato sopra) cioè la possibile ordinazione di uomini sposati. Quindi Il Papa può decidere liberamente di fare, ad esempio, un esperimento in alcune diocesi ordinando anziani-sposati. In caso positivo poi formalizzare la cosa con una modifica al Codice di Diritto Canonico limitando, ad esempio, l’ ordinazione presbiterale esclusivamente per la Celebrazione Eucaristica locale. Le condizioni richieste:buona reputazione e cultura come prescritto, con i loro figli ormai sistemati, con un età non inferiore ai 60/65 anni, salvo casi particolari al discernimento del Vescovo, con possibile integrazione economica solo quando non hanno pensione o altra fonte di reddito solitamente richiesta per non pesare sulla Chiesa. I giovani ordinati e consacrati a Cristo, come illustro più avanti, hanno una migliore, più idonea e rispettosa utilizzazione se resa conforme ai primitivi ruoli a seguito degli apostoli e ora dei loro successori. Una ben distinta vocazione di giovani e anziani Nella Chiesa primitiva dei primi secoli il Vescovo inviava i giovani consacrati al Signore a celebrare l’Eucaristia nelle Comunità lontane per la loro scelta di perfezione di vita, rispetto ad altri magari anche degni. Ma questi giovani non avevano fatto una scelta specifica del Ministero ma una scelta di vita verginale conforme al Vangelo, per il grande ideale di servire Gesù e il suo Regno in un mondo pagano. Giovani per essere Vescovi-Ispettori Il Ministero del Vescovo come successione apostolica, fondamento della Chiesa. Questa primitiva funzione è visibile in Paolo e nei suoi giovani sostituti Tito e Timoteo. Quest’ultimi nella loro qualità di Episcopi, parola che significa Ispettori, ha caratteristiche diverse da quelle dei presbiteri-episcopi locali. Essi sono ITINERANTI (quindi non stabili) e ciò a favore delle Chiese loro affidate per confermarle e sostenerle nella Fede e dove si fermano per un certo tempo. Garantire l’Eucaristia “Sino dominico non possumus” “Senza la Domenica (l’Eucarestia) non possiamo vivere (non esistiamo)” rispondevano i 49 martiri di Abitene a chi li accusava di non rispettare le disposizioni dell’imperatore Diocleziano. L’Eucarestia quindi fa parte della natura intima del cristiano e va oltre l’identità esistenziale o spirituale. I movimenti ecclesiali per le vocazioni Le vocazioni scarseggiano sopratutto nelle Comunità parrocchiali a differenza di ciò che avviene nei movimenti ecclesiali. E’ qui che lo Spirito ha suscitato entusiasmo e forti desideri di servire il Signore prendendo coscienza dei propri carismi e doni dello Spirito per l’edificazione del Corpo di Cristo. Questa esperienza, che ho fatto personalmente, mi ha rivelato anche atteggiamenti di diffidenza e timore nei sacerdoti e parroci: la novità si guarda sempre con sospetto, confondendolo con la prudenza, invece di esaminare e tenere ciò che è buono. Lo Spirito fa nuove tutte le cose; egli fa continui doni alla sua chiesa edifica il corpo di Cristo e sviluppa ogni suo membro laici compresi. Invece si assiste spesso ad atteggiamenti di sospetto quasi che un laico ben preparato possa togliere autorità al presbitero invece che rafforzarne il carisma. Maggior preghiera e fiducia nelle opere del Signore affinano il discernimento e danno serenità al giudizio. Questo è ciò che abbiamo bisogno! La giusta prudenza non consiste certo nel rifiutare a priori e senza discernimento un opera così meravigliosa che Dio fa in mezzo a noi. I movimenti ecclesiali sono oggi una realtà così significativa che Vescovi e Papi la riconoscono come una grande grazia per la Chiesa. E’ stato raccomandato ai Pastori coraggio e competenza a guidare un fenomeno così eclatante. Purtroppo gli anni hanno moderato lo slancio iniziale riqualificando e canonizzando certe espressioni di Fede, Forse un eccesso di prudenza e scarso discernimento, che ha soffocato alcune manifestazioni dello Spirito stimolanti ed evangeliche; il popolo avrà sempre bisogno di vedere concretamente la presenza di Gesù in mezzo a noi. Perciò spero che la forza di certe esperienze riprenda e certo quando diventeremo più maturi, umili e disponibili. Una parola dal il Sinodo dei Vescovi Sull’argomento Viri Probati non potevo tacere quando si riunì il Sinodo dei Vescovi e decisi, allora, di scrivere una lettera al medesimo. Con sorpresa, anche se amara, nella relazione finale ho trovato una risposta a ciò che ponevo alla loro attenzione. La proposizione 11 recita: “… i Padri hanno chiesto di illustrare adeguatamente ai fedeli le ragioni del rapporto tra il celibato e l’ordinazione sacerdotale. Certuni hanno fatto riferimento ai “viri probati”, ma questa ipotesi è stata valutata come una strada da non percorrere ….”. Una risposta deludente e anche umiliante che mi ha spinto, anche senza speranza, di scrivere al Santo Padre chiedendo, serenamente, se vi fosse qualche sconosciuta ragione teologica o pastorale che la giustificasse. Chiedevo cosa ci fosse di tanto pericoloso in questa scelta! Continuavo dicendo che è mortificante pensare alla scarsa opinione dei Vescovi verso noi fedeli; come se fra noi laici non vi fossero persone degne, pie e preparate culturalmente ed umanamente alle volte molto più di tanti sacerdoti. Si intendono, forse, rivendicazioni di qualche ” vocazione sbagliata”? Quale amarezza se fosse così! Cosa intendono i Vescovi quando ci richiamano continuamente alla santità e alla responsabilità ecclesiale nell’esercizio dei doni e carismi che il Signore dona a tutti senza distinzioni di stato? Perché non merita fiducia o è poco affidabile o indegno chi ha guidato con pietà, fatica e cura la propria famiglia e i propri figli da non poter guidare da anziano la comunità cristiana come dice l’apostolo Paolo? Ragioni teologiche o pastorali favorevoli invece, sembrano chiaramente esserci nella stessa proposizione 30 dove si legge “Si propone di aiutare i fedeli a considerare paradigmatica (cioè un modello)l’esperienza della comunità primitiva e quella della generazione dei primi secoli”. A me sembra una incoerenza con la proposizione 11 sopra menzionata e commentata, visto che in quella antica esperienza i pastori erano anziani e non vi erano problemi sulla disponibilità di ministri per l’Eucaristia. Nella proposizione 4 poi, si legge ancora “i fedeli hanno il diritto di ricevere dai sacri pastori i beni spirituali della Chiesa …”. Attualmente, invece, migliaia di persone ne sono prive e peggio sarà in futuro. Mi viene da ricordare l’amministratore del Vangelo a cui il Padrone ha raccomandato la cura dei suoi servi e non dà loro quanto necessario. Perché non si vuole accogliere questa opportunità, dove la esaltata saggezza degli anziani può rendere più sicura e stabile la vita comunitaria? Forse qualche appunto o istruzione mirata sarebbe da meditare riguardo la Confessione. Si può sognare una Chiesa migliore? Consideriamo, come in un sogno, che il Signore riporti il suo popolo di battezzati a totale conversione, come fosse un ritorno dall’esilio; come Israele che tornato dalla schiavitù si raccolse attorno a Neemia e si commosse leggendo la Parola di Dio e iniziò a ricostruire con entusiasmo e gioia Gerusalemme la città del Signore. Conclusione Tutto quanto scritto è per ricordare e dimostrare che nella Chiesa primitiva, di cui i Vescovi per primi auspicano il ritorno del modello, si riscontra che tre, allora, erano le componenti di stato e ruolo pastorale di quello che oggi noi chiamiamo Clero: l’Apostolo (oggi i Vescovi) con i suoi collaboratori (vedi Paolo con Timoteo e Tito), i presbiteri (cioè gli anziani) e i diaconi. I secondi erano ovviamente persone, sagge, pie e certamente sposate. Ormai è tempo di prendere decisioni concrete per ripetere oggi quegli stessi stati di vita per ridare alla Chiesa un volto nuovo. Non basta essere solo teorici propositori nei vari documenti pastorali! I Vescovi, Angeli delle nostre Chiese, con il collirio dello Spirito e maggior fiducia nella Grazia sarà opportuno che spieghino ai fedeli le ragioni dell’affermazione “… è una strada da non percorrere” riguardo all’ordinazione di Viri Probati. Una frase cosi poco riguardosa ci umilia! I nostri amati Vescovi saranno caritatevoli se ci diranno qualcosa di più! Su Internet vi è una lettera a “Jesus” dell’anziano sacerdote deceduto Mons. Gastone de Maria molto esplicativa e augurante anche se poco condivisibile riguardo la ridotta età dei Viri Probati ivi menzionata. http://dongastone.wordpress.com/2004/04/10/jesus0404/ Mi sembra giusto attenderci ciò che negli anni settanta l’allora Card. Ratzinger pensava sul futuro della Chiesa e più sopra citato. Potremmo quindi avere uomini anziani, pii, preparati o professionisti a cui sarà naturale e legittimo aspirare per vocazione al ministero presbiterale-sacerdotale nelle Comunità locali lasciando ai giovani sacerdoti compiti diversi itineranti per il Ragno dei Cieli e di ispezione a queste Comunità. Falso problema è pensare a preti di serie A e di serie B perché sono caratteristiche pastorali molto differenti pur presenti nello stesso tipo di Ministero. Mi sembra di ricordare quanto Benedetto XVI disse in una catechesi sui Padri della Chiesa: “Non dobbiamo mai dimenticare che la Parola di Dio trascende i tempi. le opinioni umane vengono e vanno. Quanto è oggi modernissimo sarà vecchissimo. La Parola di Dio, invece, Parola di vita eterna, porta in se l’eternità, ciò che vale per sempre”. Ritorniamo allora e ancora agli anziani saggi, guide e pastori nelle Chiese; la società tutta ne ha bisogno! Oliviero Gulot |
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