I Testimoni di Geova – Libro 4° – XXXIII Lezione
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E’ prossima la fine del mondo?
PARTE PRIMA
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MA LA BIBBIA NON DICE COSI’
Astuta propaganda
La fine del mondo o, come essi dicono, del presente sistema di cose malvagio è un tema assai sfruttato nell’astuta propaganda dei testimoni di Geova (tdG). Perché?
Perché l’annuncio insistente d’una prossima fine è quanto mai adatto a emozionare la gente incapace di ragionare e d’intendere. Tanto più che i geovisti assicurano i loro creduli seguaci che dopo la distruzione di tutti gli altri (e siamo miliardi!), il loro dio Geova darà ai membri della setta, che saranno i soli a sopravvivere, una terra ricolma d’ogni ben di Dio e una vita eterna tra danze e banchetti.
Pochi anni fa, La Torre di Guardia, che è la gazzetta ufficiale della setta e il canale infallibile per conoscere la mente e la volontà di Geova, annunciava la terribile profezia e la consolante promessa nei seguenti termini:
“Dio non è in pace con la cristianità. L’attende la distruzione… Dalla fine della prima guerra mondiale nel 1918, Geova ha fatto una meticolosa ispezione della cristianità, e fra breve, nel tempo da lui fissato, le presterà la debita attenzione, come fece con l’antica Gerusalemme. Allora i suoi fanatici sostenitori, oggi sicuri di sé, inciamperanno e cadranno nella distruzione. Geova farà piazza pulita; non ci saranno avanzi o rimanenze. Qualsiasi cosa materiale Geova abbia permesso loro di acquistare “passerà da loro” finendo nelle mani dei nemici”.
Chi sono questi nemici dei fanatici sostenitori della cristianità destinata alla distruzione? Certamente i geovisti! Solo essi sopravviveranno all’imminente carneficina e nelle loro mani passerà qualsiasi cosa materiale Geova abbia permesso di acquistare alla distrutta cristianità. Non vi potrebbe essere linguaggio più chiaro e più crudele. Alla base della propaganda geovista vi è grande odio contro chi non è dei loro e promesse di beni materiali per chi ignorantemente aderisce alla setta.
Ma che cosa dice la Bibbia?
E’ certo, comunque, che circa il tempo della fine la Bibbia non dice ciò che dicono i tdG. Le parole e gli scritti dei geovisti sono radicalmente antiscritturali. Sono pura e semplice propaganda per far seguaci ingannando i meno accorti. Il numero è denaro. Contro la propaganda geovista ricordiamo la verità del Vangelo.
1 – Più volte Gesù fu richiesto di pronunciarsi su quel tempo – sul giorno della fine. Mai lo volle fare!
“Quanto a quel giorno e a quell’ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli dei cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre” (Marco 13,32; Matteo 24,36; CEI).
Poche ore prima dell’Ascensione i discepoli ancora una volta interrogano il Risorto su quel quando.
Ma Gesù risponde:
“Il Padre con la sua autorità ha stabilito tempi e momenti che non spetta a voi conoscere” (Atti 1,7, Garo- falo).
No! A nessuna creatura umana è dato di conoscere né il giorno né l’ora né i tempi né i momenti della fine. Chi tenta di conoscerli, chi ha avuto la presunzione di stabilirne l’anno, il mese e anche i giorni, come hanno fatto più volte i tdG, deve dirsi meritevole delle parole rivolte da Michele all’angelo ribelle: “Chi come Dio?”.
Gesù invece insiste solo e sempre sulla necessità di essere preparati per la venuta del Signore. Sola questo dice la Bibbia:
“Vegliate, dunque, perché non sapete in qual giorno verrà il vostro Signore (… ) Perciò, anche voi siate preparati, perché il Figlio dell’uomo verrà all’ora che voi non supponete (… ) Il padrone del servo verrà nel giorno in cui quello non l’aspetta e nell’ora che quello non conosce” (Matteo 24,42.44.50, Garofalo).
Gesù inoltre previde l’abuso e lo sfruttamento che alcuni uomini interessati avrebbero fatto della Parola di Dio e mise in guardia:
“Badate a non farvi ingannare. Molti verranno in nome mio dicendo: ” Sono io! ” e: ” Il tempo è ormai giunto “. Non li seguite. Ma quando sentirete parlare di guerre e di sconvolgimento, non vi sgomentate: deve, infatti, prima accadere questo, ma non è subito la fine” (Luca 21,8-9 Garofato).
2 – 1 grandi apostoli Pietro e Paolo non hanno tradito l’insegnamento del loro Maestro, ma lo hanno trasmesso fedelmente, a differenza di ciò che fanno oggi i tdG. Gli Apostoli del Signore sono stati fedeli amministratori (cf. 1 Cor. 4, 2).
a) In quanto a Paolo, egli personalmente poté costatare come alcuni falsi cristiani strumentalizzavano il tema della fine del mondo, spiegando male alcune sue espressioni (cf. 1 Tessalonicesi 2, 19; 3, 13; 4, 15). Ma le parole di Paolo esprimevano solo una speranza. Egli infatti aveva precisato:
“Per quanto riguarda il tempo e l’ora, o fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva. Voi stessi sapete perfettamente che il giorno del Signore viene come un ladro nella notte (… ). Non dormiamo, pertanto, come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri” (1 Tessalonicesi 5,1-2.6, Garofalo).
Questo aveva detto Paolo. Ma alcuni della comunità di Tessalonica, in buona o mala fede, avevano travisato le sue parole e gli avevano attribuito cose mai da lui dette o scritte “come se il giorno del Signore fosse imminente” (2 Tessalonicesi 2, 2). No, Paolo non aveva detto questo. Perciò si affretta a precisare:
“Ora vi preghiamo, o fratelli, per quanto riguarda la venuta del nostro Signore Gesù Cristo e il nostro adunarci con lui, di non lasciarvi così presto turbare di animo o allarmare: per qualche rivelazione, qualche detto o qualche lettera a noi attribuiti, che pretenderebbero come imminente il giorno del Signore. Nessuno vi’ illuda in alcun modo” (2 Tessalonicesi 2,1-3-1 Garofalo).
Fedele al Maestro, Paolo aveva solo insistito di stare pronti nell’attesa:
“Ora dunque, o fratelli, state saldi e seguite fedelmente le dottrine (greco paradòseis, cioè tradizioni), che vi abbiamo trasmesse’ sia a viva voce che per lettera” (2 Tessalonicesi 2,15, Garofalo).
b) In modo non dissimile san Pietro, il primo degli Apostoli. Certamente egli aveva scritto che “la fine di tutte le cose è vicina” (1 Pietro 4, 7) e, che bisogna “rendere conto a colui che è pronto :a giudicare i vivi e i morti” (1 Pietro 4, 5).
Ma contro i beffardi schernitori della promessa san Pietro ammoniva:
“Una cosa però non dimenticate, o carissimi: che un giorno solo presso il Signore è come mille anni e mille anni sono come un solo giorno. Il Signore non ritarda il compimento della promessa, come pretendono alcuni che stimano lentezza . Verrà però il giorno del Signore, come un ladro” (2 Pietro 3,8-10, Garofalo).
Il senso è: davanti a Dio i calcoli dell’uomo non hanno alcun valore. La cronologia di Dio non è la nostra. Ciò che Dio vuole è la nostra fedeltà alla sua Parola e il tenerci pronti alla sua venuta improvvisa, simile a quella del ladro.
Padre Nicola Tornese s.j.
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