I Testimoni di Geova – Lezione 71
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ERRORI E VERITA’
Contro la venerazione della Croce
I – L’errore: “Del corpo umano di Cristo dispone Dio, non dev’essere adorato come se fosse un crocifisso”. A conferma, i tdG citano 1 Pietro 3, 18; Giovanni 20, 6-7 e 13; 2 Corinzi 5,16
La verità: Si tratta d’un autentico imbroglio o sofisma geovista. Smascheriamo prima l’imbroglio e diamo poi l’esatto significato dei testi biblici strumentalizzati.
L’imbroglio:
a) Ora certamente il corpo di Cristo non è più sulla Croce. Vi rimase solo poche ore. Il corpo di Cristo risuscitato da morte si trova in uno stato glorioso (cfr. Filippesì 3, 20-21). Nella sua nuova condizione il corpo umano di Cristo, sempre unito alla divinità, non è più soggetto alla morte. E’ detto “corpo spirituale” (1 Corinzi 15, 44-49).
b) Ma la storia della vita terrena di Gesù nessuno può cancellarla o ignorarla. Essa è una perenne esposizione di immagini sacre offerte alla vista e alla meditazione degli uomini di buona volontà, specialmente dei veri discepoli di Cristo. Anche dopo la risurrezione, gli Apostoli ricordavano e descrivevano la vita terrena di Cristo, specialmente la storia della sua passione e morte, pur sapendo che egli non era più sulla Croce. San Paolo rappresentava al vivo Gesù Crocifisso ai Galati (cfr. Galati 3, 1) e ai Corinzi (cfr. 1 Corinzi 2, 2), convertendoli alla fede e all’amore di Lui (cfr. 2 Corinzi 5, 14-15).
c) Come gli Apostoli e i cristiani dei primi tempi, hanno fatto sempre e faranno i veri cristiani di ogni tempo. Essi sanno che fisicamente Gesù non è più sulla Croce’ Sanno che Egli non sarà mai più crocifisso perchè morto una sola volta (cfr. 1 Pietro 3, 18), vive ora per sempre (cfr. Romani 6, 9-1 1). Tuttavia vogliono raffigurarselo così com’è stato al tempo della prova suprema del suo amore per gli uomini: vogliono guardare, amare e venerare il Crocifisso, perché in esso si concretizza l’infinito amore di Dio per noi (cfr. Giovanni 3, 16).
Chi può biasimare e condannare questo comportamento, se conserva ancora un minimo di intelligenza e di onestà? Nessun uomo normale e ragionevole farà questo. In effetti, l’immagine è il linguaggio migliore per ricordare persone e fatti, e suscitare sentimenti di amore, di venerazione, di adorazione. Così fa una mamma che conserva gelosamente l’album dov’è in immagini la vita del
proprio figlio morto forse vittima d’amore per gli altri. Ama sfogliare quell’album, soffermarsi su quelle immagini, godere o soffrire al ricordo dei figlio. Così fa il discepolo nei riguardi del maestro, l’amico con l’amico.
d) I tdG, pur affermando che del corpo umano di Cristo dispose Dio, sogliono raffigurarlo in immagini così com’era una volta sulla terra, proprio inchiodato sulla croce; ma fanno vedere solo le gambe”. Soprattutto lo raffigurano come un terribile guerriero, armato d’un missile per distruggere in un bagno di sangue l’umanità intera nell’imminente apocalissel. Due pesi e due misure, sempre, ipocritamente, per ingannare, per oscurare la Verità di Dio!
Esatto significato dei testi biblici abusati.
a) 1 Pietro 3, 18: “Ucciso sì quanto alla carne, ma vivificato quanto allo spirito” (Garofalo).
Spiegazione:
San Pietro non parla affatto di come Dio avrebbe disposto del corpo umano di Cristo, se cioè Cristo sia risorto con un corpo glorioso come fu di fatto, oppure senza corpo come erroneamente spiegano i tdG. L’Apostolo Pietro dice solo che Cristo dopo la morte “fu vivificato quanto allo spirito”, ossia, fu mutato in un nuovo stato di vita opposto a quello che aveva prima di morire. Commenta la Bibbia di Salvatore Garofalo:
“Spirito è- una nozione biblica, che non si oppone né al corpo né alla materia né al sensibile né all’esterno, ma alla carne, cioè alla condizione della creatura nella sua debolezza e caducità”.
Cristo di fatto, dopo la morte, fu mutato in corpo spirituale, unito sempre alla divinità (cfr. 1 Corinzi 15, 44), e non in puro spirito come erroneamente insegnato dai tdG Così è presentato nei vangeli (cfr. Luca 24, 39 3; Giovanni 20, 19 tutto questo ha poco o nulla a che vedere con la que-
stione di cui trattiamo, se cioè è lecito o no raffigurarsi Cristo sulla Croce. Qualunque sia stata la sorte del corpo di Cristo, i suoi veri discepoli possono in ogni tempo raffigurarselo nei vari momenti della sua vita, e tra questi vi è anche, possiamo dire in primo piano, la sua crocifissione.
b) Giovanni 20, 6-7. 13: “E (Pietro) vede i pannillini per terra e il sudario, che era sul capo di Gesù, non per terra con i pannillini, ma avvolto a parte, in un altro posto (…) Essa (Maria) risponde: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’abbiano messo!” (Garofalo),
Spiegazione:
I) In nessun modo è detto qui da Giovanni che Dio dispose del corpo umano di Cristo, tramutandolo in spirito. E tanto meno è detto che Dio cancellò dalla mente e dal cuore degli Apostoli l’immagine del loro Maestro così come l’avevano conosciuto nei momenti più forti della sua vita terrena. Giovanni dice solo che Pietro e Giovanni non trovarono il corpo di Gesù nel sepolcro. Non dice altro! Essi forse pensavano che fosse stato trafugato come aveva fatto capire la Maddalena (ivi verso 2).
II) Poi, nello stesso capitolo 20, san Giovanni descrive minuziosamente le apparizioni di Cristo Risorto sia a Maria Maddalena (vv. 11-18) sia ai discepoli (vv. 19-23), mostrando loro “le mani e il fianco” (v. 20), sia a Tommaso (v. 27), a cui disse: “Porta qui il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano e mettila nel mio fianco” (v. 27). Si tratta sempre del corpo di Cristo visto sensibilmente da più testimoni.
III) Queste apparizioni del Cristo col suo corpo glorioso sono passate sotto silenzio dai tdG. Se ne devono parlare, si affrettano a dire che si trattava di un giuoco illusionistico… da prestigiatore… di una o più pie menzogne da parte del Risorto per ingannare i discepoli, facendo loro vedere una cosa che in realtà non c’era.
No! I discepoli di Gesù hanno veduto coi loro occhi sia il corpo di Cristo crocifisso, sia quello del Cristo glorioso, e ne hanno conservato l’immagine nella loro mente e nei loro cuori per amarlo sempre più, per venerarlo, per adorarlo.
c) 2 Corinzi 5, 16: “E se anche abbiamo un tempo considerato Cristo secondo criteri umani, tuttavia ora non lo consideriamo più così” (Garofalo).
Spiegazione: San Paolo non dice ,affatto che prima aveva conosciuto Cristo in carne e ossa, ossia nel corpo fisico, mentre poi lo conosceva e lo pensava senza corpo.
L’Apostolo parla solo di conoscenza secondo la carne in senso biblico, vale a dire secondo criteri umani, in opposizione al suo nuovo modo di conoscere e di giudicare Cristo e la sua opera dopo la sua conversione.
Qui non c’entra affatto il corpo di Cristo conosciuto prima in un modo, e poi in un altro modo, cioè in nessun modo. Tant’è vero che Paolo, nella sua predicazione, ricordava spesso, diremo di preferenza, Gesù Crocifisso, ne parlava con ardore e lo descriveva ai cristiani con vivi colori (cfr. supra pp. 7-9).
2 – L’errore: “Il “paio di tortura” è un simbolo di morte nella vergogna, e un biasimo dai nemici sui cristiani”. A prova i tdG citano Ebrei 12, 2; Ebrei 6, 6; Matteo 16, 24; Galati 6, 12; Matteo 27, 29-44.
La verità:
a) Certamente la croce, prima che Cristo “tollerò la croce, sprezzante l’ignominia” (Ebrei 12, 2), era un simbolo di morte nella vergogna. E anche dopo tale scelta fatta da Cristo, la croce rimase scandalo per i Giudei e follia per i pagani (1 Corinzi 1, 23). Ed è perciò vero che la Croce è un biasimo da parte dei nemici dei veri cristiani. I testimoni di Geova, che biasimano la Croce e vogliono distrutte croci e crocifissi, sono i legittimi discendenti dei Gìudei e dei pagani di cui parla san Paolo (1 Corinzi 1, 23) perché si comportano da nemici della Croce di Cristo (Filippesi 3, 18). “Loro fine è la perdizione, loro dio è il ventre” (Filiippesi 3, 19).
Ma per i veri cristiani, imitatori dell’Apostolo san Paolo (1 Corinzi 1 1, 1), la Croce è motivo di gloria perché Cristo Crocifisso è potenza e sapienza di Dio (1 Corinzi 1, 23-24).
b) Fuori posto deve dirsi pure il riferimento geovista ad Ebrei 6, 6.
Riportiamo prima il testo di Ebrei 6, 6 nel suo contesto,
“Quelli che sono caduti di nuovo nel male, non possono più cambiare vita ed essere rinnovati ancora una volta. Già una volta hanno avuto la luce di Dio, hanno provato il dono celeste, hanno ricevuto lo Spirito Santo, hanno gustato la buona parola di Dio e le meraviglie del mondo futuro. Eppure, per quanto sta in loro, essi crocifiggono nuovamente il Figlio di Dio e lo mettono di fronte agli insulti di tutti”. (Ebrei 6 4-6, Interconfessionale).
Spiegazione:
Qui non si tratta di mostrare sensibilmente la Croce, esporla cioè come simbolo di morte e di vergogna. Si tratta invece del comportamento immorale di alcuni che non credono più nella virtù salvifica della Croce.
L’autore della Lettera agli Ebrei si rivolge ad alcuni cristiani che avevano apostatato dalla fede. Egli dice che costoro, mediante il loro comportamento, hanno rinnovato in se stessi la crocifissione di Cristo. Ciò facendo Lo hanno come esposto a ludibrio, in qualche modo come i Giudei nel giorno della Sua morte sul Calvario.
Neppure lontanamente l’autore sacro fa riferimento ai cristiani che mostrano la Croce visibilmente. Al contrario, parla di apostati che col loro comportamento, sono motivo di biasimo contro la Croce; i cristiani invece, mostrando la Croce, vogliono ricordare l’immenso amore che Cristo ebbe per noi. Il loro gesto onora Cristo Crocifìsso e accresce la fede e l’amore verso di Lui.
b) In Matteo 16, 24 Gesù dice:
“Chi vuole seguirmi rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Garofalo). Cf. Matteo 10, 38; Luca 9, 23.
Spiegazione:
E’ lecito domandarsi che cosa intendeva dire Gesù con queste parole, che sono un invito, anzi un comando, – a seguirlo, a imitarlo. Voleva forse dire che non bisogna mostrare la Croce, che essa è simbolo di morte nella vergogna e che perciò bisogna eliminarla, distruggerla?
No! Gesù voleva dire tutto il contrario, vale a dire che il vero cristiano deve imitarlo appunto nell’amore della Croce: portarla nel suo corpo, nella sua vita, in faccia a tutto il mondo perché essa è strumento di salvezza.
Questa fedele imitazione di Cristo sarà certamente un biasimo da parte dei nemici di Cristo. Ma per i veri cristiani sarà un vanto come lo era per san Paolo (cfr. Galati 6, 14).
d) In Galati 6, 12 san Paolo dice:
“Quelli che vi spingono a farvi circoncidere vogliono far bella figura nel foro umano, al solo scopo di sottrarsi alle persecuzioni per la croce di Cristo” (Garofato).
Spiegazione:
Qui come nei testi precedenti e in quel che segue non vi è nessun valido motivo contro la venerazione della Croce. Certamente san Paolo parla di biasimo contro o a motivo della Croce. Ma egli si riferisce ai Giudei o Giudaizzanti del suo tempo, nemici dichiarati della Croce di Cristo. Per essi la Croce era uno scandalo (cfr. 1 Corinzi 1, 23).
Con parole pungenti scritte di proprio pugno, Paolo stigmatizza i suoi avversari – i nemici della croce – e mette a nudo le loro intenzioni recondite: vogliono fare bella figura davanti agli uo- mini (nel foro umano), col solo scopo di sottrarsi alle persecuzioni per la Croce di Cristo.
e) Citando infine Matteo 27, 39-44 i testimoni di Geova commettono una nuova, peggiore profanazione della Parola di Dio. Riportiamo le parole di Matteo:
“I passanti lo insultavano scrollando la testa e dicendo: “Tu che distruggi il tempio e in tre giorni lo riedifichi, salva te stesso: se sei Figlio di Dio scendi dalla croce!”. Similmente anche i gran sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, se ne facevano beffe dicendo: ” Salvò altri e non può salvare se stesso! E’ re d’Israele! Discenda, adesso, dalla croce e crederemo in lui! Ha confidato in Dio, lo liberi Dio, adesso, se gli vuol bene; perché egli ha detto: Son Figlio di Dio! ” Anche i ladroni che erano crocifissi con lui lo oltraggiavano alla stessa maniera” (Garofalo).
Spiegazione:
I) Leggendo questo testo con un minimo dì intelligenza e soprattutto con un minimo di onestà appare evidente che la croce era simbolo di vergogna e di biasimo per i nemici di Cristo, il Figlio di Dio. Il testo dice che a insultare il Crocifisso erano i capi della nazione giudaica – gran sacerdoti, scribi, anziani. Anche i ladroni o malfattori bestemmiavano contro il Crocifisso. La visione della croce era per loro motivo di riprovazione, così com’è oggi per i testimoni di Geova, legittimi discendenti di quei crocifissosi del Figlio di Dio.
II) Non così per le pie donne, per la Madre di Gesù, per l’apostolo Giovanni, per il buon ladrone, per il centurione ecc. Alla vista della Croce tutte queste persone, non insensibili come i nemici di Cristo, si battevano il petto, confessavano quel Crocifisso come Giusto, si convertivano a Lui (Luca 23, 41-47; Giovanni 19, 25-27).
Stando così le cose, l’insegnamento della Bibbia è radicalmente diverso da ciò che dicono e scrivono i testimoni di Geova. Vedendo la Croce, le persone rette, che cercano sinceramente la verità, si convertono a Cristo; ma i nemici di Cristo bestemmiano, si vergognano della Croce, vorrebbero che fosse distrutta…
Padre Nicola Tornese s.j.
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