I Testimoni di Geova – Lezione y
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Il Regno di Dio e la Chiesa
A questo punto dobbiamo rispondere brevemente a due domande, delle quali una riguarda la Chiesa e l’altra la società civile nel loro rapporto col Regno di Dio.
1 – Chiesa (ekklesìa) vuol dire assemblea di persone che hanno fatto una determinata scelta e vogliono impostare la loro vita in un determinato modo.
Nel Nuovo Testamento Chiesa è la comunità dei discepoli di Cristo, di quelle persone cioè che mediante la fede e il battesimo hanno fatto la scelta del Regno di Dio e vogliono impostare la loro vita in modo conforme al Vangelo del Regno. La Chiesa è perciò una comunità di fede, di carità e di speranza, ma anche un organismo visibile con le strutture volute da Cristo. che l’ha fondata.
La Chiesa non si identifica col Regno di Dio, anche se coloro che la compongono hanno fatto la scelta del Regno. E’ piuttosto germe e inizio del Regno in quanto i suoi membri si sforzano di attuare qui in terra l’ideale del Regno tutti protesi verso la sua piena realizzazione. Possiamo perciò dire che la Chiesa è in cammino verso la pienezza del Regno e in qualche modo l’anticipa e lo rivela .
2 – In che rapporto sta la Chiesa col Regno di Dio?
Per la sua stessa natura la Chiesa è strumento o sacramento per la dilatazione del Regno di Dio. Questo vuol dire che ogni membro della Chiesa in virtù del battesimo, ha il dovere-diritto di annunciare il Vangelo con la parola e soprattutto con la testimonianza della vita. E’ un dovere-diritto, che viene da Cristo, non dalla comunità. Il cristiano autentico è responsabile davanti a Dio di quanto fa o non fa per l’avvento del Regno. Non è un agente d’una società, che controlla dispoticamente i suoi passi e le sue parole.
Vi sono nella Chiesa legittimi rappresentanti di Cristo (cfr. Atti 20, 28; 1 Tessalonicesi 5, 12-13); ma essi hanno solo il compito di coordinare il contributo dei singoli perché Dio vuole che ciascuno concorra al bene comune, che è la crescita del Regno (cfr. 1 Corinzi 12, 4-11).
A tal fine Cristo ha stabilito nella Chiesa alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti e altri come pastori e maestri (cfr. Efesini 4, 11; Matteo 18, 18). A Pietro in particolare, il primo dei Dodici (cfr. Matteo 10, 2), Cristo ha affidato la missione di pascere il suo gregge (cfr. Giovanni 21, 15-17). E già prima gli aveva detto:
“E io ti assicuro che tu sei Pietro e su di te, come su una pietra, io costruirò la mia Chiesa. E nemmeno la potenza della morte potrà distruggerla” (Matteo 16, 18).
Il Regno di Dio e la società civile
1 – Il Regno di Dio non è né sarà mai un regno di questo mondo (cfr. Giovanni 18, 36).
Perché?
Perché non è ereditato come avveniva e come ancora avviene per i regni terreni da dinastie regali, fossero pure illustri ed antiche come quella di Davide.
Perché non ha origine da una propaganda menzognera o da calcoli ed interessi umani o con la forza delle armi, fosse pure di legioni di angeli.
Perché non si conserva con la coercizione di una dittatura teocratica, che avesse la pretesa di disporre, in nome di un dio, della vita e della morte dei suoi sudditi.
Perché non ha come finalità specifica e diretta la soluzione delle pressanti necessità della vita così com’è ora sulla terra.
2 – Tuttavia il Regno di Dio, durante il tempo intermedio, prima cioè della sua instaurazione finale, non comporta una radicale indifferenza a riguardo dell’amministrazione della cosa pubblica, ossia delle necessità della vita presente, quali la distribuzione equa dei beni della terra, la pacifica convivenza degli uomini ecc.
Valgano le seguenti considerazioni:
a) Il Signore Gesù ha raccomandato ai suoi discepoli di non preoccuparsi eccessivamente dei bisogni della vita come il cibo e il vestito: “Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Matteo 6, 31-33).
b) Il Maestro, comunque, non ha mai contestato l’autorità civile anche quella di Pilato e di Erode. Ha distinto l’autorità di Cesare da quella di Dio (cfr. Marco 12, 17), non l’ha mai condannata. Per Cesare si deve intendere l’apparato politico-sociale, a cui Dio stesso ha affidato (cfr. Giovanni 19, 11; Romani 13, 1) l’amministrazione della giustizia.
c) Coerente con questi principi, Gesù non ha esitato ad avere rapporti di amicizia coi pubblicani, strumenti spesso esosi del potere politico, generalmente malvisti dall’opinione pubblica. Tali rapporti del Maestro avevano lo scopo di gettare nei loro cuori il seme del Regno; e produssero buoni frutti anche nel campo sociale. E’ il caso del pubblicano Zaccheo (cfr. Luca 19, 8).
D’altra parte Gesù non esitò di usare un linguaggio critico verso coloro che abusavano del potere: ammonì Pilato della sua colpa (cfr. Giovanni 19, 11) ed ebbe parole assai dure per Erode (cfr. Luca 13, 32; 23, 9).
d) Non vi è nel Vangelo una sola parola che proibisca ai discepoli di Cristo, a coloro cioè che hanno fatto la scelta per il Regno di Dio, di servire nelle strutture politico-sociali, operando il bene e contribuendo a impedire il male. Compito del cristiano è quello di inscrivere la legge divina nella vita della città terrena.
Tutto sarà sottomesso
E’ certo, comunque, che la storia umana si concluderà con la sconfitta delle potenze del male e l’avvento del Regno di Dio nella sua pienezza: Gesù.
La Bibbia ripete più d’una volta che tutti i nemici del Regno, ossia le forze ostili a Dio dentro o fuori dell’uomo, saranno messe sotto i piedi di Cristo in virtù della sua potenza divina (cfr. Atti 2, 33-35; Ebrei 1, 13 ecc.). San Paolo espone questa dottrina – della crescita e maturazione del Regno – nel cap. 15 della Prima Lettera ai Corinzi. Soffermiamoci a fare una breve analisi a motivo del pessimo uso che delle parole dell’Apostolo fanno i tdG.
Scrisse san Paolo:
“Poi sarà la fine, quando egli (Cristo) consegnerà il Regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi (… ). Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare colui che gli ha sottomesso ogni cosa. E quando tutto gli sarà sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti” (1 Corinzi 15, 24.28).
Spiegazione:
a) San Paolo vuol mettere in evidenza che la crescita del Regno, durante il tempo della storia fino alla sua maturazione, è opera soprattutto del Figlio, l’Uomo-Dio, l’unico Mediatore tra Dio e l’umanità (cfr. 1 Timoteo 2, 5). Il Risorto “sta alla destra di Dio e intercede per noi” (Romani, 8, 34; cfr. Ebrei 7, 25). Cristo esercita una forma di governo che possiamo chiamare militante.
Grazie a questa presenza dinamica dell’Unico Mediatore (cfr. Matteo 28, 20), tutte le forze ostili al Regno di Dio saranno annientate. Non già mediante l’intervento di eserciti celesti e terrestri, come vanno blaterando i tdG, ma mediante la grazia, ossia la luce all’intelligenza e la forza alla volontà, che il Salvatore del mondo, Cristo Gesù, darà a ogni uomo che viene in questo mondo (cfr. Giovanni 1, 9). Gesù ha promesso che quando sarà elevato da terra, attirerà tutti a sé (cfr. Giovanni 12, 32). In questo modo il Regno di Dio raggiungerà la sua piena maturazione.
b) Raggiunto il traguardo, l’opera mediatrice del Figlio non avrà più ragione di essere. Il Figlio finirà di militare, ma non di regnare. Tutto allora sarà sottomesso al dominio di Dio, Uno e Trino. Il Figlio condividerà col Padre la gloria dei Regno. San Paolo dice questo con la frase: “Anche lui, il Figlio, sarà sottomesso…”.
Queste parole non indicano affatto una inferiorità del Figlio rispetto al Padre o una sua esclusione dal Regno, ma solo che il Figlio non farà più opera mediatrice a favore dell’umanità già redenta, per continuare a condividere col Padre la gloria del Regno.
c) A conferma basta ricordare che, secondo le, parole dette dall’Angelo a Maria, il Regno del Figlio “non avrà fine” (Luca 1, 33). In Apocalisse il Risorto dice: “lo ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono”. Il trono di Dio si identifica col trono dell’Agnello ed unica è l’adorazione rivolta a chi vi siede sopra (cfr. Apocalisse 22, 3). Per san Paolo il Regno di Cristo è lo stesso del Regno di Dio (cfr. Efesini 5, 5).
Poi la fine … (1 Cor. 15, 24)
Nelle parabole del Regno Gesù ha parlato pure del tempo del raccolto o mietitura (cfr. Marco 4, 26-29). I vangeli poi e le Lettere degli Apostoli ricordano con insistenza la fine o conclusione della crescita del Regno (cfr. 1 Corinzi 15, 24) e il ritorno del Signore, (cfr. 1 Tessalonicesi 4, 13-18; 2 Tessalonicesi 2, 1-4; 1 Pietro 4, 7, ecc.).
Sul tempo della fine o mietitura la Bibbia ci dà chiari e precisi insegnamenti.
1 – Dio ordina che ora, durante il tempo della crescita, gli uomini si decidano per il Regno, avendo egli stabilito un giorno in cui l’umanità sarà giudicata con un atto definitivo (cfr. Atti 17, 30-31). Non vi è Regno Millenario tra la fine del presente sistema di cose più o meno prossima e una sentenza divina conclusiva dopo un periodo di Mille Anni (vedi infra).
2 – Nella Bibbia il tempo del giudizio finale è spesso indicato con la parola parusìa (cfr. 1 Corinzi 15, 23; 1 Tessalonicesi 2, 19; 3, 13; 4, 15; 2 Tessalonicesi 2, 1.8).
Che cosa significa parusìa?
– Letteralmente parusìa vuol dire presenza, quindi anche arrivo o venuta. Può indicare la presenza o venuta di uomini (cfr. 1 Corinzi 16, 17; 2 Corinzi 7, 6 ecc.); ma più spesso è riferita alla presenza o venuta visibile di Cristo alla fine dei tempi (cfr. 1 Corinzi 15, 23; 1 Tessalonicesi 2, 19; 3, 13; 4, 15 ecc.). Appunto perché presenza visibile, la parusìa è detta anche manifestazione del Signore (cfr. Tito 2, 13).
– Prima della parusìa, durante il tempo intermedio del Regno, Cristo è stato ed è sempre presente in modo invisibile sulla terra fin dalla sua Ascensione (Matteo 28, 20). Chiamare parusìa questa presenza invisibile di Cristo non è esatto. Parusìa significa presenza visibile.
3 – I primi discepoli di Cristo speravano che la parusìa fosse vicina e che alcuni di loro sarebbero ancora in vita per andare incontro al Signore (cfr. 1 Tessalonicesi 4, 15: 1 Corinzi 15, 51). Memori comunque dell’insegnamento del Signore (cfr. Marco 13, 12; Matteo 24, 36; 24, 42; 25, 13 ecc.), non si sono mai abbandonati a calcoli numerici e speculazioni settarie, indicando tempi di scadenza. Hanno invece esortato solo e sempre alla vigilanza nell’attesa (cfr. 1 Tessalonicesi 5, 1-5; 2 Tessalonicesi 2, 1-2; 2 Pietro 3, 3-10) così come aveva fatto il Maestro (cfr. Matteo 25, 13).
4 – Con la parusìa avrà inizio la fase definitiva ed eterna del Regno di Dio.
Che cosa accadra?
Vi sarà la risurrezione dei corpi e la loro trasformazione gloriosa (cfr. Filippesi 3, 21), non a scaglioni (cfr. 1 Tessalonicesi 4, 16; 1 Corinzi 15, 52) perché per la nuova umanità non esistono problemi di alloggio o di vettovagliamento. Infatti, sarà rinnovata tutta la creazione, che “attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio (…) e nutre la speranza di essere lei pure liberata. dalla schiavitù della gloria dei figli di Dio” (Romani 8, 19-21).
Saremo giudicati, “quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna” (Giovanni 5 28-29). Criterio di vita o di condanna sarà il comando divino dell’amore del prossimo (cfr. Matteo 22, 38; Giovanni 13, 34), attuato con le opere verso tutti, particolarmente verso gli emarginati e i sofferenti (cfr. Matteo 25, 34-40).
Poi “nuovi cieli e una nuova terra, nei quali avrà stabile dimora la giustizia” (2 Pietro 3, 13). Nello stile biblico l’espressione “nuovi cieli e nuova terra” indica tutta la creazione rinnovata, senza alcuna artificiosa distinzione tra cielo quale sede di pochi privilegiati destinati al comando, e questa terra come abitacolo di alcune centinaia di migliaia di uomini di Serie B. Nel futuro Regno di Dio saremo tutti uguali come in un’unica famiglia, che è la famiglia di Dio.
Padre Nicola Tornese
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