I Testimoni di Geova – Lezione XXIV
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Lo spirito dell’uomo nel N.T.
1 – Alla parola ebraica rúah (e anche neshamah) corrisponde nel Nuovo Testamento il greco pneuma, tradotto spirito nella lingua italiana. I significati di pneuma nel N.T. sono molteplici: può indicare realtà impersonali come il vento (Cf. Giovanni 3,8; Ebrei 1,7 ecc.), o il respiro, ossia l’alito (Cf. Giovanni 20,22; 2 Tessalonicesi 2,8 ecc.); e anche persone come gli angeli buoni (Cf. Ebrei 1,14) e cattivi (Cf. Matteo 12,43), soprattutto Dio (Cf. Giovanni 4,24) e in modo specifico la Terza Persona della SS. Trinità (cf. Giovanni 16,13-14) -11.
A noi interessa sapere se nel Nuovo Testamento lo spirito (pneuma) è riferito all’uomo; vogliamo cioè conoscere il significato antropologico di spirito (pneuma) e se sopravviva alla morte dell’uomo.
Eminenti studiosi moderni della Bibbia affermano concordemente e documentano copiosamente che la dottrina veterotestamentaria riguardante la natura dello spirito (rúah, neshamah) fu approfondita ed esplicitata da dotti giudei (i rabbini) sia dentro che fuori la Palestina, anche prima della venuta di Cristo. Questo approfondimento gettò maggior luce sulla natura dello spirito (rúah, neshamah), ossia sull’alito divino immesso nel primo uomo, e confermò la loro fede nella sopravvivenza dell’uomo subito dopo la morte. Lo spirito dell’uomo dopo la morte continua ad esistere in uno stato di felicità o di sofferenza in attesa di riunirsi al corpo nella risurrezione.
“E’ dunque chiaro che al tempo di Gesù il giudaismo crede tanto nella risurrezione dell’uomo quanto nella sopravvivenza dell’anima (pneuma) in uno stato intermedio successivo alla morte.
Gesù, con la sua divina autorità confermò questa dottrina, e i suoi fedeli discepoli l’hanno insegnata e l’accettano tutti i veri cristiani.
2 – E lo spirito (pneuma) tornò in lei (Luca 8,55,).
Riferisce san Luca, “Egli (Gesù) disse.- ‘Non piangete; essa non è morta, ma dorme’. E quelli, sapendo che era morta, lo deridevano. Ma egli (Gesù) la prese per mano e disse ad alta voce: ‘Fanciulla, lèvati!”. E lo spirito (pneuma) tornò in lei Luca 8,52-55).
Sarebbe ridicolo pensare che Gesù abbia rianimata la fanciulla mediante una boccata di ossigeno come pensano i geovisti o con una scarica di energia elettrica. La fanciulla era già morta. L’ossigeno o l’energia elettrica non possono ridare la vita a un morto. Gesù pronunciò solo due parole, diede un ordine: “Fanciulla, lèvati!”. E il medico Luca spiega lo straordinario fenomeno dicendo: “E lo spirito (pneuma) tornò in lei”.
Lo spirito (pneuma), che ritorna, non può essere una nullità, ma qualcosa o qualcuno, che continua ad esistere anche dopo la morte. Qui lo spirito (pneuma) “appare come una parte dell’uomo che sopravvive alla morte”.
3 – Padre, nelle tue mani, rimetto lo spirito mio (Luca 23,46).
a) Anche Gesù, in quanto vero uomo, aveva lo pneuma come componente spirituale e immortale della sua umanità. Lo afferma chiaramente al punto di morte con le parole: “Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito (pneuma) mio” (Luca 23,46). Gesù si serve delle parole del Salmo 31,6, ma ne rivela il significato oggettivo. Rimettere lo spirito nelle mani di Dio significa allo stesso tempo esalare l’ultimo soffio e rimettere, cioè consegnare, a Dio la propria ricchezza, lo stesso essere”.
In effetti, Gesù quel giorno, anche in quanto uomo, non fìnì nel nulla, ma andò nell’Ade o regione dei morti, mentre il suo corpo attendeva incorrotto la risurrezione nel sepolcro (cf. Atti 2,31-32; 1 Pietro 3,18-20). E non vi andò solo, ma accompagnato dallo spirito del buon ladrone, al quale aveva detto: “Oggi sarai con me nel paradiso” (Luca 2,3,43) (pp. 34-3,6). Qui come in Luca 8,55 lo pneuma “appare come una parte dell’uomo che sopravvive alla morte”.
b) A imitazione del suo Maestro anche il primo martire Stefano, prima di chiudere gli occhi alla scena di questo mondo, consegna il suo spirito (pneuma) al Signore Gesù: “Signore Gesù, accogli l’anima mia” (greco pneuma) (Atti 7,59, Garofalo).
il verbo “accogliere” (greco dèchomai) indica l’atto di chi accoglie o riceve qualcuno, per esempio, nella sala di un festino. Lo spirito o anima del martire Stefano al momento della morte terrena non si dileguò nel vuoto del nulla, ma venne accolta dal Signore Gesù nella dimora eterna (cf. Luca 16,91).
In Atti 7,59 come in Luca 8,55 e 23,46 lo spirito “appare come una parte dell’uomo che sopravvive alla morte” “.
4 – L’autore della Lettera agli Ebrei afferma e conferma la stessa verità quando invita i suoi lettori a guardare in alto alla Gerusalemme celeste, dove con miriadi di angeli vi sono gli spiriti (pneumata) dei giusti resi perfetti (cf. Ebrei 12,23, Garofalo).
Spiegano i biblisti: “Una certa tradizione ebraica chiama ‘spiriti’ le anime degli uomini, soprattutto quando sono separate dal corpo. Questi giusti, questi santi (senza limite di numero) sono arrivati alla perfezione nel senso che godono della felicità suprema” In Ebrei 12,23 pneuma (spirito) sta per anima separata dal corpo’.
Obiettano i geovisti: L’anima non è la stessa cosa che lo spirito. Come prova citano 1 Tessalonicesi 5,23 ed Ebrei 4,12.
Si risponde: Come già è stato detto, la parola spirito nella Bibbia può avere molteplici significati, di cui uno non esclude l’altro. In Ebrei 4,12 e in 1 Tessalonicesi ‘5,23 lo spirito (pneuma) è la parte più intima dell’uomo, che non si pone in contrasto con l’anima (psychè), ma ne è l’espressione più elevata.
Paolo afferma che la Parola di Dio penetra e giudica i movimenti del cuore e le intenzioni più segrete (.pneuma) dell’uomo (in Ebrei 4,12) e augura che Dio conservi irreprensibile l’uomo tutto intero, fìn nelle parti più recondite ed elevate del suo essere (pneuma) (in 1 Tessalonicesi 5,23).
Nell’uno e nell’altro testo l’apostolo non mette in dubbio la sopravvivenza dello spirito subito dopo la morte. Egli è sicuro che, morendo, “saremo con Cristo” (cf. Filippesi 1,23; 2 Corinzi 5,6-8), non in uno stato di inesistenza.
Padre Nicola Tornese
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