I Testimoni di Geova – Lezione XXIII
Lo pneuma (spirito) nell’A.T.
Nella Bibbia dell’Antico Testamento al vocabolo italiano spirito corrisponde l’ebraico rúah e anche nishmat (o nesbamah). Alla base dei due vocaboli vi è l’idea del vento e del respiro o alito come segno di forza invisibile. Così, per esempio, in Genesi 8,1, è detto: “Dio fece passare un vento (rúah) sulla terra e le acque si abbassarono”. Parimenti in Esodo 15,8 leggiamo: “Al soffio delle tue narici (rúah alito), si accumularono le acque”. Per quanto riguarda l’uomo, che a noi ora inte- ressa, il signìficato della rúah o neshamah (nishmat) appare chiaro dal racconto della creazione di Adamo in Genesi 2,7, che abbiamo già spiegato. Aggiungiamo qui alcune osservazioni:
a)Il soffio divino (rúah) è la fonte di ogni vita sulla terra, anche degli animali (cf. Genesi 6,17; 7,15). Ma nell’uomo è ispirato direttamente da Dio e lo distingue perciò da tutte le creature viventi. Gli animali sono modellati dal suolo, ma non si parla a loro riguardo di forza vitale soffiata direttamente da Dio (cf. Genesi 2,19). Nell’uomo il soffio vitale è la causa di tutte le attività proprie di una persona, vale a dire non solo di quelle che l’uomo ha in comune con le altre creature viventi, ma soprattutto di quelle specifiche come la sapienza, la scienza, il senso religioso e morale, l’amore del bello ecc. Non si tratta di poteri e di sapienza superiori a quelli degli animali”, ma essenzialmente o radicalmente diversi. Gli animali non sono dotati in nessun modo di sapienza o di amore e giustizia. Essi vivono d’istinto. In virtù del soffio divino solo l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di -Dio (Genesi 1,27), e non trovò sulla terra nessuno che gli fosse simile (cf. Generi 2,20). L’uomo lascia il vuoto intorno a sé in tutto il creato’.
b) Dio, comunque, rimane sempre il padrone del soffio vitale, ossia della vita. Nella Bibbia la morte è vista come il ritiro da parte di Dio del soffio vitale:
Se egli riconduce a sé il soffio (rúah) e ritrae a sé il suo spirito (neshamah), muore ogni carne all’istante.
(Giobbe 34,14-15, Garofalo)
Questo però non si deve intendere come un ritorno dell’uomo in uno stato di inesistenza, ma solo come la fìne della vita umana così come noi la vediamo. Quando perciò il sálmista dice:
Esce il suo spirito e torna alla sua terra in quel giorno tramontano i suoi piani
(146,4, Garofalo)
non vuol dire che lo spirito “non produce intelligenza separatamente dal corpo fìsico”, come erro- neamente spiegano i geovisti. Qui l’autore sacro non si pone il problema dell’aldilà. Egli vuol mettere in evidenza la caducità della vita umana (cf supra, p. 23)
Errori ed orrori
1 – Hanno scritto: “Al tempo della creazione di Ada- mo, Dia fece vivere i miliardi delle cellule del suo corpo, perché in esse fosse la forza vitale. Questa attiva forza vitale è ciò che qui si intende con la parola ‘spirito’ (ru’ahh). Ma perché la forza vitale continuasse ad essere nei miliardi di cellule di Adamo, esse avevano bisogno di ossigeno, e questo doveva essere provveduto mediante la respirazione. Perciò, Dio quindi ‘soffiò nelle narici un alito (neshamah) di vita. Allora i polmoni di Adamo cominciarono a funzionare e a sostenere in tal modo col respiro la forza vitale delle cellule del corpo. – Genesi 2:7, Ga” 55.
La risposta:
Si tratta d’una spiegazione settaria della Bibbia. Nel racconto della creazione di Adamo (cf. Genesi 2,7) si parla di un solo atto divino per cui la polvere plasmata e senza nessuna vita cominciò a vivere in modo normale e perfetto. Dio aggiunse il soffio di vita (neshamah) alla polvere inerte e Adamo cominciò a vivere perfettamente. Non vi fu prima lo “spirito” (rúah) e poi il “respiro” (neshamah). Basta leggere il testo biblico. I tdG hanno modificato la Parola di Dio (cf. Apocalisse 22,18).
E’ poi assurdo e blasfemo affermare che Dio abbia creato il primo uomo come un bambino anormale, che per respirare ha bisogno di essere sculacciato”. Dio ha fatto ogni cosa in modo perfetto. “E Dio vide tutto ciò che aveva fatto, ed ecco, era molto buono” (Genesi 1,31). Solo i tdG possono immaginare Adamo come fisicamente deficiente e solo i loro seguaci possono accettare tali idiozie.
2 – Insistono i geovisti: “Da Giobbe 34:14,15 apprendiamo che ci sono due cose che l’uomo (o qualsiasi altra creatura terrena cosciente) deve avere per essere e restare in vita: lo spirito e il respiro. Ivi leggiamo: ‘Se egli (Dio) volge il cuore a qualcuno, se raccoglie a sé lo spirito (ebraico, ru’ahh) e il respiro (ebraico, ‘neshamah’) di lui, ogni carne spirerà, e l’uomo terreno stesso tornerà alla medesima polvere”.
La risposta: A tutti gli studiosi seri e coscienziosi della Bibbia è noto il parallelismo poetico, largamente usato specie nei Libri poetici dell’Antico Testamento. Esso consiste nell’esprimere la stessa cosa o idea per mezzo di termini equivalenti (sinonimi). I geovisti ignorano o fingono di ignorare questa elementare norma di ermeneutica e fanno dire alla Bibbia ciò che essi vogliono. Gli esempi sono innumerevoli, specie nei salmi.
In Giobbe 34,14-15 l’autore sacro applica il parallelismo poetico e dice la stessa cosa con due parole equivalenti, o sinonimi. Non si tratta di due cose, che l’uomo deve avere per essere e restare in vita, ma di una sola cosa, chiamata con due vocaboli equivalenti (rúah e neshamah).
Nel Salmo 1,04,29-30 è detto:
Ritrai il loro spirito (rúah), muoiono e tornano alla loro polvere; mandi il tuo spirito (rúah), vengono creati e rinnovi la faccia della terra
(Garofalo)
Secondo la chiara affermazione del salmista una sola cosa basta per vivere cioè la rúah (soffio di vita), se manca la quale l’essere vivente muore. Non si parla di due cose diverse.
3 – L’errore: “Mentre l’anima umana è la persona vivente stessa, lo spirito è semplicemente la forza vitale che permette a tale persona d’essere in vita. Lo spirito non ha nessuna personalità, né può fare le cose che può fare la persona. Esso non può pensare, parlare, udire, vedere e sentire. Sotto tale aspetto, può paragonarsi alla corrente elettrica nella batteria di un’automobile. Quella corrente può incendiare il combustibile che fa produrre al motore energia, accendere i fari, suonare la tromba (…). Ma, senza il motore, i fari, la tromba o la radio, potrebbe la corrente di quella batteria fare alcuna di queste cose? No, poiché è semplicemente l’energia che permette agli apparecchi di funzionare e compiere tali cose.
La verità:
a) Come dimostrato precedentemente la Bibbia non dice che bisogna aggiungere lo spirito alla persona vivente perché essa possa pensare, parlare ecc. Al contrario, la Bibbia dice che lo spirito (neshamah) fu aggiunto alla materia inerte e in virtù di questa sola aggiunta essa divenne persona vivente, cioè un essere vivente (nefesli hayydh) capace di pensare, parlare ecc. (cf. Genesi 2,7). Fu dunque lo spirito (neshamah) a conferire alla materia inerte (non alla persona) la sua personalità. Se l’ha conferita, lo spirito ha in se stesso la personalità. Nessuno dà ciò che non ha. A conferma basta ricordare che nella Bibbia gli spiriti (come Dio, angeli, demoni) sono persone, cioè pensano, parlano ecc. senza bisogno di alcun motore.
b) Il paragone con l’energia elettrica conferma la spiegazione da noi data ed è contro quella errata dei geovisti. In effetti, l’energia elettrica ha in se stessa tutta la potenzialità, come per dire la personalità. Anche senza il motore può compiere tante cose. Pensate, per esempio, agli effetti dinamici e calorifici d’una scarica elettrica. Il motore senza l’energia non può far nulla; l’energia senza il motore può fare tanto.
Padre Nicola Tornese
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