I Testimoni di Geova – Lezione XIX
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V. II – PARTE SECONDA
L’INSEGNAMENTO DELL’ANTICO TESTAMENTO
Apparvero Mosè ed Elia (Mt. 17,3)
E poi Gesù stesso ha dato una prova tangibile che i defunti sono realtà viventi, non semplici ricordi nella memoria di Dio. Basta ricordare il racconto della Trasfigurazione (cf. Matteo 17, 1-9); Luca 9, 28-36; Marco 9, 2-8; 2Pietro 1, 16-18).
Gesù fa vedere ad alcuni suoi discepoli due grandi personaggi dell’antichità. Uno di essi, Mosè, era vissuto e morto circa milletrecento anni prima di Gesù Cristo. L’altro Elia, visse e morì nel nono secolo sempre avanti Cristo.
Nella Trasfigurazione del Signore, Mosè ed Elia parlano con Gesù. I tre discepoli presenti alla scena sentono le loro voci, capiscono ciò che dicono ( Luca 9, 30-31). I due personaggi apparivano vivi e reali come Gesù col quale conversavano.
Obiettano i geovisti: Si è trattato di un sogno. Infatti Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno (cf. Luca 9,32).
Si risponde:
a) Veramente il vangelo di Luca dice: “Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui” (Luca 9, 32). Alcuni decenni dopo Pietro ricordava questa visione e scriveva: “Siamo stati testimoni oculari della sua grandezza” (2 Pietro 1, 16-18).
b) Se si fosse trattato d’un sogno o di una allucinazione, non si capirebbe perché “Gesù, mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risuscitato dai morti” (Marco 9,9; cf. Matteo 17,9). Il Maestro non poteva ingannare i suoi discepoli facendo loro capire che avevano visto, mentre avevano sognato.
Dicono pure i tdG: Mosè ed Elia erano in cielo perché del numero dei 144.000
Si risponde: Dov’è scritto nella Bibbia che Mosè ed Elia erano di quel numero? E poi non è più vero che i privilegiati membri di quella classe cominciarono ad essere trasferiti in cielo solo nell’anno 1918 dopo Cristo? Come mai Mosè ed elia erano saliti lassù già dai tempi di Cristo?
Il ricco egoista e Lazzaro povero
Dopo la morte del corpo la vita umana non finisce come quella delle bestie. Le bestie dopo la morte non sono giudicate. Gli uomini, sì. Nella parabola del ricco egoista e di Lazzaro povero, Gesù ha puntualizzato ciò che attende gli uomini subito dopo la morte.
“C’era un uomo ricco, il quale vestiva di porpora e di bisso e ogni giorno banchettava splendidamente. Un povero di nome Lazzaro, giaceva al portone di lui, coperto di ulcere e bramoso di sfamarsi con ciò che cadeva dalla tavola del ricco: ma perfino i cani venivano a leccargli le ulcere. Or accadde che il mendico morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Nell’ Ade fra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro nel seno di lui. Allora gridò: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere la punta di un dito nell’acqua per rinfrescarmi la lingua, perché spasimo in questa fiamma”. Ma Abramo disse: “Figlio, ricordati che tu hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro, similmente, imali; ora, invece qui egli è consolato e tu spasimi. Oltre a tutto ciò, fra voi e noi sta scavata una grande voragine, perché chiunque voglia di qui passare dalla vostra parte non lo possa, né di costì si venga a noi”” (Luca 16, 19-26, Garofalo)
La vera spiegazione:
Ricordiamo anzitutto che la parabola è un racconto immaginario e simbolico. Essa tuttavia serve a inculcare verità reali in una forma semplice e chiara perché siano recepite più facilmente dagli uditori. Nel cap.16 di san Luca, dov’è inserita questa parabola, Gesù intende dare una lezione sull’uso, buono e cattivo, delle ricchezze, e sulle conseguenze eterne secondo il giudizio di Dio, che conosce i cuori (verso 15).
In questo contesto Gesù insegna:
– Che i beni terreni usati egoisticamente attirano il castigo di Dio. I beni materiali appartengono a tutti e non sono un privilegio dei più furbi (Leggere le belle parole di Amos 8, 4-10; Luca 6,20; Giacomo 2,1-11).
– Che i sofferenti, gli ammalati, gli emarginati sono i prediletti di Dio.
– Che una ricompensa grande e senza fine sarà data subito dopo la morte a coloro che hanno sofferto con fede e amore.
– Che una punizione atrocissima ed eterna attende subito dopo la morte quelli che in questa vita hanno chiuso egoisticamente il cuore alla giustizia sociale e alla bontà.
Notate bene. Gesù pone il povero Lazzaro nel seno di Abramo, ossia riunito ai padri nella gioia di Dio, e il ricco tra i tormenti dell’inferno, ora al presente, subito dopo la morte (Luca 16,23)
Una spiegazione falsa e settaria
Scrivono i tdG: “Considerate: E’ ragionevole o scritturale credere che un uomo sia nel tormento semplicemente perché è ricco?”
Si risponde: Nella parabola il ricco è condannato non semplicemente perché era ricco, ma perché aveva chiuso egoisticamente il suo cuore alla necessità, cioè ai diritti altrui. La sua condanna è scritturale. In Luca 6, 24-25 Gesù dice: “Guai a voi ricchi, guai a voi sazi, perché avrete fame”.
Scrivono ancora: “E’ scritturale credere che uno sia benedetto con la vita celeste solo perché mendicante?”.
Si risponde: Di Lazzaro è detto che i cani venivano a leccargli le ulcere e li lasciava fare. Ma a lui neppure delle briciole che cadevano dalla tavola del ricco era permesso sfamarsi. Era povero e buono. Di questi poveri Gesù dice: “Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio” (Luca 6,20).
E ancora: “Considerate anche questo: Si trova l’inferno letteralmente a una tale distanza dal cielo che vi potreste fare un’effettiva conversazione?”.
La risposta: Poche righe prima (ivi, p.42) l’anonimo testimone di Geova afferma che Gesù pronunciava una parabola o illustrazione, cioè usava espressioni simboliche, non letterali. Ora lo stesso anonimo scrittore afferma che bisogna prendere le cose letteralmente. Vi può essere serietà in chi cade in contraddizioni così stridenti? Affermare e insieme negare la stessa cosa?
Hanno pure detto: Nel ricco vanno identificati i farisei e la classe sacerdotale che non credettero a Gesù, e in ultima analisi gli ecclesiastici della cristianità, che non vogliono accettare oggi gli errori dei testimoni di Geova.
Si risponde: Secondo il contesto, cioè nel cap.16 di san Luca, Gesù condanna il cattivo uso delle ricchezze. Nel ricco egoista vanno identificati tutti coloro che sono attaccati egoisticamente al denaro e chiudono il cuore ai diritti degli altri. Tali ricchi egoisti possono appartenere a qualunque classe sociale. Ve ne possono essere anche tra le file dei tdG.
E’ poi contro la Scrittura affermare che i farisei e la classe sacerdotale rifiutarono l’insegnamento di Gesù. Sappiamo infatti dal libro degli Atti che folti gruppi di sacerdoti si sottomettevano l’uno dopo l’altro alla fede (Atti 6,21). Molti delle decine di migliaia convertiti al Vangelo, di cui parla san Giacomo (cf. Atti 21,20), erano certamente farisei; alcuni di essi presero parte al concilio di Gerusalemme (cf. Atti 15,5).
Questa è la verità contro l’errore e la calunnia dei tdG.
Padre Nicola Tornese
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