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I Testimoni di Geova – Lezione N° 157

19 Aprile 2015 | Filed under: Testimoni di Geova
     

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Con quale autoritài

Con quale autorità?

All’origine dell’errore
1 – “I settari diventarono la spina più amara inflitta nella carne di Lutero, in quanto essi rappresentavano il chiaro segno del suo rifiuto dell’autorità esistente, e lo indussero ai gesti più violenti, compresa l’approvazione della pena di morte per gli eretici quali gli Anabattisti”.
A distanza di quattro secoli e mezzo dalla vita di Lutero non lo si può scagionare dall’aver dato l’avvio, certamente contro sua voglia, a quel proliferare di sette religiose spuntate dopo di lui, e che spuntano ancora, specie nelle nazioni e tra i popoli maggiormente toccati dalla Riforma luterana.
Si tratta certamente d’una applicazione errata del principio del “libero esame”, della “sola fede”, della “sola Scrittura”. Nella mente di Lutero questo principio voleva dire che la fede del vero cristiano si basa sull’autorità della Parola di Dio, di Cristo, del suo Spirito. Lutero non escludeva il ministero o servizio della Parola, ossia la presenza e l’opera nelle comunità cristiane di persone qualificate, che annunciassero autorevolmente la Parola di Dio (cfr. Efesini 4, 11-16; 1 Corinzi 12, 4-30 ecc.). Lutero fu una di queste.
2 – Tuttavia, fondati sul principio del “libero esame”, Lutero e i suoi seguaci, quanti cioè si sono ispirati e si ispirano al suo insegnamento, hanno rigettato l’autorità del Papa e dei Concili, cioè del Magistero ecclesiastico. A loro avviso, il Magistero ecclesiastico ha soppiantato l’autorità della Scrittura. Vedremo che non è così.
Questo rifiuto portò al rigetto di non poche dottrine ed elementi importanti della Chiesa Cattolica, quali la santa Messa, la confessione, il battesimo dei bambini, il culto della Madonna e dei Santi, la fede nell’esistenza del purgatorio ecc.
3 – I cattolici giudicarono errata questa nuova dottrina e quindi pericolosa per la vera fede, perché in definitiva dava troppo spazio, anzi tutto lo spazio, al proprio giudizio. Essa apriva le porte a un deleterio soggettivismo o, peggio ancora, a un deprecabile settarismo come di fatto avvenne. I protestanti o riformatori replicavano che si trattava d’un ritorno puro e semplice alle origini, al genuino insegnamento del Vangelo. A loro avviso, la Chiesa Cattolica se ne sarebbe allontanata, sostituendo all’autorità di Cristo quella di uomini come papi, vescovi, concili.
Dov’è la verità?
Precisazioni doverose
Prima di rispondere a questa domanda, seguendo fedelmente ciò che dice il Vangelo, è doveroso e anche utile fare alcune precisazione.
1 – Anzitutto non è esatto dire che i cattolici, nella loro scelta di fede e nella coerenza morale della vita, obbediscono a un’autorità diversa dalla Parola di Dio. E’ errato dire che i cattolici basano la loro fede sull’autorità arrogante di uomini come papi, vescovi, concili.
Senza paura di essere frainteso, almeno da quanti sanno e ragionano, dico che per il cattolico l’atto di fede è fondamentalmente una scelta libera e responsabile del soggetto credente. Sono io a voler accettare la fede e la morale insegnate nella Chiesa Cattolica. Nessuno me lo impone.
In altre parole, l’atto di fede del cattolico è basato su un proprio giudizio, che è l’accettazione della “sola Scrittura”, purché si intenda tutta la Scrittura. Certo è lo Spirito Santo che muove all’obbedienza della fede (cfr. Romani 1, 5), dopo l’annuncio e l’ascolto della Parola (cfr. Romani 10, 14). Ma rimane il fatto che il credente cattolico risponde liberamente all’impulso dello Spirito che parla mediante tutta la Scrittura. Vedremo in seguita come la Scrittura, intesa nella sua integrità, non esclude anzi esige il servizio autorevole di Papi, Vescovi e Concili.
2 – Per ora diciamo che da questa norma o processo non sono esenti né papi né vescovi né concili. Anzi vi sono legati in modo particolare perché nel servizio alla comunità sono essi i garanti della fede. Qui fede va intesa in senso oggettivo, vale a dire il complesso di verità da accettare liberamente per essere un autentico discepolo di Cristo.
Il Concilio Vaticano Il ha espresso questa dottrina con la massima chiarezza:
“L’ufficio poi di interpretare autenticamente la Parola di Dio scritta o trasmessa è affidato al solo Magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo. il quale Magistero non è superiore alla Parola di Dio, ma ad essa serve, insegnando soltanto ciò che è trasmesso, in quanto per divino mandato e con l’assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, santa- mente custodisce e fedelmente espone quella Parola, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone da credere come rivelato da Dio”.
Osservazioni:
a) Per Magistero bisogna intendere l’insieme dei vescovi (papa e vescovi) in qualità di maestri o testimoni della Parola di Dio. Sono ministri della Parola e pastori del gregge (cfr. Atti 20, 28).
E’ detto vivo nel senso che tali ministri e pastori, per volontà di Cristo, sono presenti nella sua Chiesa in ogni epoca della storia. Sono suoi rappresentanti per far conoscere agli uomini di tutti i tempi il suo insegnamento dato una volta per sempre (cfr. Giuda 3). Non il proprio insegnamento, ma l’insegnamento di Cristo.
b) Per compiere questo loro ministero, papi e vescovi devono essi stessi ascoltare la Parola di Dio e custodirla fedelmente senza alterazione alcuna. Sono servi della Parola, non superiori ad essa. Prima e sopra di loro vi è Cristo, vi è la Scrittura. Il papa e i vescovi insegnano solo ciò che Cristo ha insegnato senza aggiungere o togliere nulla. Ciò che essi insegnano è contenuto nel deposito della fede (cfr. I Timoteo 5, 20). Lo Spirito Santo guida nella conoscenza della verità tutta intera (cfr. Giovanni 14, 26).
c) Se nella lunga storia della Chiesa Cattolica vi sono pagine o gesti di papi e di concili che potrebbero far pensare diversamente, vale a dire che papi o concili abbiano alterato la parola di Dio, un’analisi accurata ed onesta di quelle pagine o gesti può rettificare e cancellare quella impressione. Bisogna analizzare coscienziosamente i singoli casi come hanno fatto storici e teologi di grande valore. In quanta verità di fede e di morale il Magistero Ecclesiastico, anche se alcune volte rappresentato da persone moralmente discutibili, non ha mai insegnato cose contrarie alla Parola di Dio.
3 – Riassumendo diciamo o ripetiamo:
a) Secondo la dottrina cattolica la fede del credente cattolico è una libera risposta alla chiamata di Dio mediante la sua Parola conosciuta intelligentemente e confermata autorevolmente. Nessun cattolico è forzato a credere ciò che crede. Dire il contrario è calunnioso. La fede è un dono di Dio accettato liberamente dall’uomo. Il cattolico accetta e aderisce alla Scrittura mediante una risposta libera, personale, soggettiva, in virtù di una libera valutazione e di una decisione personale.
Ci può essere, perciò, una interpretazione esatta del principio del “libero esame”, quando si vuole mettere in risalto la responsabilità della persona e il primato della Parola di Dio; ma non si può accettare l’uso che ne è stato fatto storicamente (e che si fa ancora oggi) per far passare l’individualismo e il soggettivismo nel campo della fede e della morale.
b) Affinché poi l’oggetto della fede e della morale sia garantito o, in altre parole, affinché ciò che il cattolico crede sia veramente Parola di Dio, Cristo ha stabilito il Magistero. Sotto tale guida la Parola di Dio non è lasciata all’arbitrio dei singoli, ma preservata nella sua integrità e purezza, e trasmessa nella sua genuinità.
c) L’atto di fede del cattolico ha perciò due componenti: una soggettiva, che è, la libera adesione alla Parola di Dio; l’altra oggettiva, nel senso che egli attinge ciò che crede dal deposito della fede custodito e interpretato fedelmente dal Magistero sotto la guida speciale dello Spirito Santo.
d) Il Magistero, infine, non è libero d’insegnare ciò che vuole. Papi e Vescovi non sono superiori alla Parola di Dio, ma ad essa servono, insegnando soltanto ciò che è trasmesso. Essi piamente ascoltano, santamente custodiscono e fedelmente espongono la Parola di Dio.

Padre Nicola Tornese S.J.


     

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