I Testimoni di Geova – Lezione N° 148
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A chi il potere di “rimettere” o “ritenere”?
1 – Dal contesto di Giovanni 20, 19-23 appare ,abbastanza chiaro che i “discepoli”, ai quali il Risorto affida il potere di rimettere o ritenere i peccati, sono il numero limitato e qualificato dei Dodici “. Infatti nella apparizione successiva, in circostanze analoghe, Giovanni richiama la precedente apparizione e dice: “Tommaso, uno dei Dodici, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore” (Giovanni 20, 24-25).
A stretto rigor di termini, Giovanni avrebbe dovuto dire: “Tommaso, uno degli Undici”, perché Giuda, il traditore, non era certamente con loro. Dicendo “uno dei Dodici”, fa chiaramente capire che la precedente apparizione col mandato di rimettere i peccati era stata fatta al gruppo qualificato degli Apostoli, detto comunemente “I Dodici”.
D’altra parte, se il mandato fosse stato conferito a tutti indistintamente i seguaci di Gesù, Giovanni avrebbe dovuto dire: “Tommaso, uno dei discepoli”, e non già “uno dei Dodici”. Inoltre, quando precisa: “gli dissero allora gli altri discepoli”, è implicito che Tommaso fosse uno del gruppo ristretto, ai quali era apparso il Risorto. Gli altri qui non suppone tutti gli altri, ma il gruppo qualificato di cui faceva parte Tommaso. Ecco ciò che scrive Giovanni:
“Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù.Gli dissero allora gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore! “” (Giovanni 20, 24-25).
2 – Ancora. Sembra del tutto inverosimile che tutti i discepoli fossero in quel luogo a porte chiuse, dove apparve il Risorto (cf. Giovanni 20, 19). L’autore degli Atti degli Apostoli, riferendosi agli avvenimenti di quei giorni, c’informa che tutti i discepoli, uomini e donne, erano circa 120 (cf. Atti 1, 15), ed erano tutti a Gerusalemme. Considerando come erano le abitazioni al tempo di Gesù, non sembra possibile che 120 persone fossero riunite “a piano superiore” (cf. Atti 1, 13) e stessero lì fino a tarda sera, ora in cui Gesù apparve ai “discepoli”, assente Tommaso (cf. Giovanni 20, 19).
Sempre con riferimento ai quei giorni e a quei fatti Luca precisa che “al piano superiore” c’erano solo undici persone, e cioè gli Apostoli, di cui dà i nomi (cf Atti 1, 13).Non vi può essere dubbio che si tratta dello stesso luogo dove il Risorto era apparso “ai discepoli”, la sera del giorno dopo il sabato, cioè del giorno della Risurrezione. Era certamente quella stessa sala messa a disposizione da un amico del Maestro per celebrare la Cena pasquale coi suoi discepoli, cioè coi Dodici (cf. Luca 22, 12), e per alloggiarvi durante la loro permanenza a Gerusalemme. Sala spaziosa quanto si voglia, ma sempre inadeguata per una folla di 120 persone.
3 – Ancora più inverosimile è che in quella sala, al piano superiore, vi fossero donne e per di più fino a tarda sera a porte chiuse. Non ve ne erano state durante la Cena pasquale (cf. Luca 22, 10-11) e non ve ne furono certamente nei giorni che seguirono.
Non vi era neppure Maria, la Madre di Gesù, perché la stessa sera del venerdì, che noi ora diciamo santo, dopo che Gesù dalla croce l’affidò a Giovanni, questi precisa: “Da quel momento il discepolo la prese a casa sua” (Giovanni 19, 27). Non si può escludere che Giovanni avesse a Gerusalemme delle conoscenze (cf. Giovanni 18, 15-16), dove poteva alloggiare come a casa sua quando si recava a Gerusalemme, specie in occasione della Pasqua ebraica.
4 – Per quanto riguarda le altre donne, tutti e quattro gli evangelisti sono pienamente d’accordo nel riferire che i loro movimenti, agitati e frettolosi, ebbero luogo durante le ore antimeridiane. La sera le donne non compaiono sulla scena. all’ora della preghiera. Voler dedurre da questi testi che anche le donne abbiano avuto il potere di rimettere i peccati è semplicemente ridicolo “.
Il racconto di Luca
1 – Per sostenere il loro punto di vista che Gesù avrebbe dato il potere di rimettere i peccati a tutti i suoi discepoli, donne comprese, alcuni sfruttano il racconto di Luca e precisamente Luca 24, 33-36. Luca racconta come i due discepoli di Emmaus, dopo che riconobbero il Risorto, partirono precipitosamente e fecero ritorno a Gerusalemme dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro. “Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: “Pace a voi” (Luca 24, 36)”. A loro avviso, Luca qui riferisce l’apparizione, di cui in Giovanni 20, 19-23, e poiché erano presenti altri discepoli, oltre agli Undici, il conferimento del potere di rimettere i peccati sarebbe stato dato anche ad altri I. Dov’è la verità?
2 – Bisogna notare prima di tutto che Luca, nel racconto o racconti delle apparizioni del Risorto, fa solo un cenno implicito al conferimento del potere di rimettere i peccati. A leggere la Bibbia superficialmente la logica conseguenza sarebbe che Gesù non conferì a nessuno tale potere. Ma non è così. A parere dei biblisti, Luca ha una sua presentazione di alcune apparizioni del Risorto, avente come scopo di far sapere ai lettori che Gesù ha dato segni concreti e convincenti della sua risurrezione tanto da trionfare sulla incredulità dei discepoli, dei Dodici in particolare”.
Questo appare chiaramente nel racconto dei due discepoli dubbiosi “in cammino per un villaggio distante circa sette ‘miglia da Gerusalemme” (Luca 24, 13) Il Risorto trionfa sulla loro incredulità:
“Ed ecco si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista… E partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono gli Undici, e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”” (Luca 24, 31.33-34).
Identica finalità nel racconto che segue:
“Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma… Gesù mostrò loro le mani e i piedi… Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro” (Luca 24, 40-43).
3 – E’ evidente che lo scopo di Luca nel riportare i racconti delle apparizioni del Risorto è quello di dimostrare come Gesù trionfa sulla incredulità de- gli Undici dando loro i segni della realtà della sua risurrezione.
Stando cosi le cose, il racconto di Luca non autorizza affatto a dire che il potere di rimettere i Peccati o di ritenerli sia stato conferito a tutti i discepoli indistintamente.
Una conferma
Sia Marco (16, 14) sia Paolo (1 Corinzi 15, 5) accennano a un’importante apparizione agli Undici. Paolo dice di averla appresa dalla tradizione, cioè dalla viva voce dei testimoni oculari, e la considera una prova convincente della sua fede. E’ dunque fuor di dubbio che l’apparizione ai Dodici occupava un posto di primaria importanza nella predicazione degli Apostoli.
Ora di questa apparizione ne parla solo Giovanni in modo chiaro ed esplicito, connettendola col conferimento del potere di rimettere i peccati (cf. Giovanni 20, 19-23). Ciò che racconta Giovanni riguarda solo il gruppo dei Dodici, e non tutti i discepoli indistintamente. Infatti proprio perché “Tommaso, uno dei Dodici” non era presente, Gesù appare di nuovo otto giorni dopo, cosi che tutti gli appartenenti al gruppo dei Dodici possono essere testimoni della Risurrezione e avere il potere dal Risorto.
Non bisogna dimenticare che Giovanni scrisse parecchi anni dopo Marco, Luca e Paolo. Col suo racconto particolareggiato dell’apparizione ai Dodici la sera del giorno della Risurrezione e il conferimento del potere di rimettere i peccati ha voluto forse chiarire qualche dubbio specie sul racconto di Luca ed esplicitare ciò che Marco e Paolo avevano detto succintamente.
Padre Nicola Tornese S.J.
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