I Testimoni di Geova – Lezione N° 141
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RISURREZIONE DI SINGOLE PERSONE
Prima di parlare più estesamente della “risurrezione dei morti o della carne”, che è il tema principale di questo opuscolo, ci soffermeremo brevemente a ricordare alcuni casi di risurrezione di singole persone. Ricorderemo prima i fatti, e faremo poi alcune considerazioni. E’ scontato che il nostro discorso ha come riferimento solo la Bibbia.
1 – I fatti:
In non poche pagine dell’Antico Testamento Jahve è celebrato come il Signore della vita e della morte. “Egli fa morire e fa vivere, fa discendere nello Sceol e fa risalire” (1 Samuele 2, 6; cfr. Deuteronomio 32, 39). Jahve ha manifestato questa sua potenza non soltanto nel prolungare la vita di alcuni suoi servi (cfr. 2 Re 20, 4-11), ma anche e soprattutto nel ridare la vita ad alcuni morti.
Nel nome di Jahve Elia risuscita da morte il figlio della vedova di Zarepta: “Elia invocò il Signore: “Signore Dio mio, l’anima del fanciullo torni nel suo corpo”. Il Signore ascoltò il grido di Elia, l’anima del bambino tornò nel suo corpo> e questi riprese a vivere” (1 Re 17,21-22).
Non meno commovente è la risurrezione operata da Eliseo (cfr. 2 Re 4,29-37).
Nei vangeli sono riferiti tre casi di risurrezione di morti operate da Gesù. Al figlio della vedova di Naim Gesù dice: “Giovinetto, dico a te: Alzati! E il morto si levò a sedere e incominciò a parlare” (Luca 7, 14-15).
La risurrezione della figlia di Giairo è così raccontata da Matteo:
“Arrivato poi Gesù nella casa del capo e veduti i flautisti e la gente in agitazione disse: “Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme”. Quelli si misero a deriderlo. Ma dopo che fu cacciata via la gente, egli entrò, la prese per mano e la fanciulla si alzò” (Matteo 9,23-25; cfr. Marco 5,21-43; Luca 8,40-56).
Il terzo caso, assai più noto, è quello di Lazzaro. Davanti alla tomba dell’amico, morto da quattro giorni, Gesù gridò a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori!” E il morto uscì (cfr. Giovanni 11, 43).
Il libro degli Atti infine ricorda le risurrezioni operate in virtù delle preghiere di Pietro e di Paolo (cfr. Atti 9,36-42; 20,7-10).
2 – Alcune considerazioni:
– Tutti questi risuscitati riacquistano la stessa vita di prima senza sostanziali cambiamenti. Dopo alcuni anni muoiono di nuovo. Il loro corpo non si trasforma in corpo glorioso come quello di Cristo dopo la risurrezione e come sarà quello dei beati dopo la risurrezione universale alla fine dei tempi (cfr. Filippesi 3,21; 1 Corinzi 15, 53).
– Tuttavia tali risurrezioni, oltre a essere una prova della potenza di Dio, possono considerarsi come un simbolo, anzi una garanzia, della futura risurrezione di tutti i morti. Prima di risuscitare Lazzaro Gesù disse quelle memorabili parole: “lo sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno” (Giovanni 11, 25-26).
– E’ bene notare, infine, che, a differenza di Elia ed Eliseo, di Pietro e di Paolo, Gesù opera le risurrezioni per virtù propria, “perché Dio era con lui” (Atti 10, 38); cioè perché Egli è “la Potenza di Dio” (1 Corinzi 1, 24). Le opere che Gesù compiva, erano una prova tangibile che il Padre era in Lui e Lui nel Padre (cfr. Giovanni 10, 38). Senza invocare nessuno, è Lui, Gesù, che comanda al morto: “Giovinetto, io dico a te: Alzati!”. “Lazzaro, vieni fuori!”.Gesù può far questo perché in Lui abita corporalmente la pienezza della divinità (cfr. Colossesi 2,9). Egli ci assicura che tutte le cose del Padre sono anche sue (cf. Giovanni 16, 15; 17,10). Tra queste cose vi è anche la onnipotenza divina.
LA RISURREZIONE DEI MORTI O DELLA CARNE
Quando il discorso cade sulla risurrezione dei morti o della carne il pensiero corre subito alla risurrezione universale alla fine dei tempi. Su questa verità biblica ci soffermeremo ora in maniera più diffusa. Ricorderemo le prove o testimonianze bibliche della sua esistenza, ossia della fede nella risurrezione. Poi parleremo della sua natura, ossia cercheremo di conoscere in che cosa essa consista, avendo sempre la Bibbia come nostra guida. Dobbiamo, tuttavia, fare prima una precisazione.
Una precisazione
I tdG parlano e scrivono della risurrezione dei morti come se fosse una loro scoperta, una novità. Ad essi, e solo ad essi, tutto il merito e il vanto di averla scoperta ed insegnata! Nulla di vero in tutto questo. E’ un’appropriazione indebita. Piuttosto i dirigenti della setta strumentalizzano settariamente questo tema biblico per creare nella base una fanatica attesa. La propaganda geovista assicura i suoi creduli seguaci che tra breve potranno riabbracciare i loro morti, i loro mariti, le loro mogli per godersi insieme una vita di piacere. Ma tutto .questo è pura e semplice propaganda mediante una strumentalizzazione e corruzione della Parola di Dio.
La verità è completamente diversa. Secoli, anzi millenni prima che il commerciante di stoffe Carlo Taze Russell, fondatore della setta geovista, vedesse la luce in terra d’America nel 1852, milioni, anzi miliardi di veri cristiani hanno creduto e professato la fede nella risurrezione dei morti.Non hanno tuttavia creato un’attesa spasmodica di questo glorioso evento, fissando date e scadenze sempre fallite come hanno fatto i tdG. E tanto meno i veri cristiani hanno spiegato la risurrezione dei morti in senso edonistico o di piaceri materiali alla maniera dei seguaci di Russell.
Per limitarci alla Chiesa Cattolica, tanto odiata e denigrata dai geovisti, la risurrezione dei morti occupa un posto preminente tra le verità professate nel suo Creda. Eppure i geovisti dicono che la Chiesa Cattolica, qualificata da loro come la grande meretrice, insegna soIo dottrine di origine pagana, essendo precipitata nelle tenebre alla fine del primo secolo.
La verità è che la Chiesa Cattolica custodisce e trasmette fedelmente solo e tutto ciò che dice la Bibbia, quella vera, non quella falsificata dai capi della setta geovista. Nei “simboli” o “formule” di fede, risalenti ai primissimi tempi del Cristianesimo, ossia della vera Chiesa di Cristo, che è la Chiesa Cattolica, accanto alla professione di fede in Dio Uno e Trino, non manca la professione nella risurrezione dei morti.
Oggi come sempre la Chiesa Cattolica, in tutte le Messe domenicali e festive, recita con centinaia di milioni di voci, in tutte le lingue, questa verità: “Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”.
1) La fede nella risurrezione.
Preludio di certezza
I veri cristiani d’ogni tempo non hanno avuto mai il minimo dubbio che la consolante verità della risurrezione dei morti è contenuta nella Bibbia. Nell’Antico Testamento vi è un preludio di certezza. La piena luce verrà alla scuola del Maestro divino.
Gli Ebrei, nostri antenati nella fede, furono introdotti gradatamente dallo Spirito Santo nella fede della risurrezione dei morti. In alcuni testi biblici vetero-testamentari vi sono solo bagliori di questa verità; ma in altri vi è quasi certezza. La verità diventerà luminosa come la luce del sole dopo che “la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo” (Giovanni 1, 17).
1 – Alcuni studiosi vedono un’intuizione, un barlume di fede nella risurrezione dei morti, nelle parole di Giobbe:
lo so che il mio Vendicatore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che questa mia pelle sarà distrutta senza la mia carne, vedrò Dio.
lo lo vedrò, io stesso,
e i miei occhi lo contempleranno non da straniero.
(Giobbe 19,25-27)
Commenta La Bibbia di Gerusalemme:
“Qui sembra che Giobbe, in uno slancio di fede in Dio che può far ritornare dallo sceol (cfr. 1 Sam. 2,6, 1 Re 17,17-24; Ezechiele 37), preveda un ritorno provvisorio alla vita corporea, per il tempo della vendetta contro i nemici che lo calunniavano e lo condannavano. Questa breve evasione della fede di Giobbe oltre i limiti invalicabili della condizione mortale, per soddisfare il suo bisogno di giustizia in una situazione senza speranza, è come un preludio alla rivelazione esplicita della risurrezione della carne”.
2 – Anche in Isaia troviamo un raggio di questa speranza:
Ma di nuovo vivranno i tuoi morti, risorgeranno i loro cadaveri.
Si sveglieranno ed esulteranno
quelli che giacciono nella polvere,
perché la tua rugiada è rugiada luminosa, la terra darà alla luce le ombre (i refaim).
(Isaia 26,19)
Osservazioni:
Qui Dio per bocca del profeta annunzia la restaurazione messianica di Israele dopo le sofferenze dell’esilio. Ma l’affermazione è talmente gioiosa che, a parere di molti studiosi, non sembra si possa limitare a un puro risorgimento nazionale: vi è un bagliore della risurrezione dei morti.
Commenta La Sacra Bibbia dell’Istituto Biblico:
“Si tratta in primo luogo della risurrezione nazionale (cfr. Ezechiele 37,1-14) e quindi in un senso piuttosto metaforico; ma non va del tutto escluso il senso proprio della risurrezione dei Corpi.
3 – Degno anche dì nota, è il ben noto testo di Ezechiele, quello delle ossa aride.
“lo profetizzai come mi era stato ordinato; mentre io profetizzavo, sentii un rumore e vidi un movimento fra le ossa. (..). Ed egli aggiunse. “Profetizza allo spirito, profetizza figlio dell’uomo e annunzia allo spirito.- Dice il Signore Dio: Spirito vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché vivano”. lo profetizzai come mi era stato comandato e lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita…” (Ezechiele 37,7-10).
Commenta La Bibbia di Gerusalemme:
“Come in Osea 6,2, 13,14 e in Isaia 26,19, qui Dio annunzia la restaurazione messianica di Israele, dopo le sofferenze dell’esilio (cfr. Ap. 20, 4). Ma, per i simboli utilizzati, orientava già gli spiriti all’idea di una risurrezione individuale della carne, intravista in Giobbe 19,25, esplicitamente affermata in Daniele 12,2; 2 Mac. 7,9-14.23-36; 12,43-46”.
4 – La fede nella risurrezione diventa più chiara nel ben noto testo di Daniele:
“Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si sveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna” (Daniele 12,2).
E’ opinione comune tra i biblisti che queste parole di Daniele contengono una chiara affermazione della risurrezione dei morti seguita dalla retribuzione eterna per i buoni e dalla pena eterna per i cattivi.
5 – Quasi contemporaneo o di poco posteriore a Daniele va collocato il Secondo Libro dei Maccabei. La fede nella risurrezione è orinai patrimonio dei pii israeliti e dà loro forza di affrontare anche il martirio. Tale è il caso d’una intera famiglia composta della madre e di sette figli martirizzati in Palestina durante la persecuzione di Antioco IV detto Epìfane.
Il secondo dei fratelli, giunto all’ultimo respiro disse al carnefice:
“Tu, scellerato, ci togli la vita presente, ma il re dei mondo ci farà risorgere ad una risurrezione eterna di vita, noi che moriamo per le sue leggi” (2 Maccabei 7,9).
Parimenti il quarto dei sette martiri:
“E’ meglio essere messi a morte dagli uomini, quando, da Dio si ha la speranza di essere risuscitati.Per te, però, non ci sarà davvero risurrezione di vita” (2 Maccabei 7,14).
Commoventi, infine, sono le parole che la madre rivolge all’ultimo e più piccolo dei sette figli, mentre stava per essere ucciso:
“Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è l’origine del genere umano. Non temere questo carnefice, ma mostrandoti degno dei tuoi fratelli accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia (2 Maccabei 7,28-29; cfr. 7,22-23).
Padre Nicola Tornese s.j.
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