I Testimoni di Geova – Lezione 84
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Simone, la roccia
Simone, la roccia (Giov. 1, 42)
Senza nessun detrimento né di Dio né di Cristo né degli Apostoli né dei credenti in Cristo, il Divino Fondatore della Chiesa ha voluto che Simone, il figlio di Giovanni, esercitasse una funzione specifica di roccia.Quale?
a) Simone, il figlio di Giovanni, deve certamente dirsi fondamento della Chiesa in quanto Apostolo, anzi il Primo degli Apostoli (cf. Matteo 10, 2) aí sensi della testimonianza di san Paolo già ricordata (cf. Efesini 2, 19). A lui pure si applica la metafora della pietra viva in quanto credente in Cristo, che con la fede e con l’amore fino al martirio è divenuto una componente di primo piano nella costruzione della dimora di Dio con gli uomini.
b) Ma nei suoi riguardi la Bibbia dice qualcosa di più, di particolare, di specifico.
Nel primo incontro con lui Gesù gli cambiò nome e volle che si chiamasse Cefa, che vuol dire Pietro (Giovanni 1, 42). Il vangelo di Marco conferma questa volontà di Cristo. Dopo una notte di preghiera, solo, in luogo appartato, Gesù costituì il gruppo dei Dodici. Al primo posto è collocato Simone, “al quale impose il nome di Pietro” (Mar- co 3, 16; cf. Luca 6, 12-16). Il gesto di Cristo non fu un gesto improvvisato, ma meditato nella lunga preghiera.
c) Per chi legge la Bibbia con intelligenza ed amore questo gesto di Cristo non può non provocare delle domande, a cui bisogna rispondere in modo convincente, non superficiale, avendo sempre la Bibbia come guida:
– Se Simone doveva essere fondamento come gli altri Apostoli e pietra viva come tutti i credenti in Cristo, perché solo a lui il Maestro volle imporre il nome di Cefa (= uomo-roccia)? Perché proprio quel nome e non un altro?
– – Se Cristo voleva essere lui la Roccia o Pietra in modo esclusivo, perché chiamò roccia o pietra anche il Primo degli Apostoli? E’ possibile conciliare le due cose senza detrarre nulla dalla gran- dezza di Cristo e dalla funzione di Simone?
d) La risposta adeguata alle domande sopra formulate si ha solo se si ammette che il gesto di Cristo aveva un significato preciso e sicuro: Cristo volle che Simone, divenuto Pietro o Cefa, fosse l’uomo-roccia, in vista dell’opera che egli – il Maestro – stava per attuare, ossia la fondazione e la edificazione della nuova comunità la Chiesa. Dando a Simone il nome di Roccia (Pietro) Gesù voleva indicare che Simone avrebbe dovuto esercitare una funzione fondamentale nella Chiesa.
Quale? Pietro, poggiando se stesso su Cristo, il principale e insostituibile fondamento della Chiesa, confermerà nella verità tutti i suoi fratelli (cf. Luca 22,32). La funzione specifica di Pietro, a livello visibile, sarà sempre garanzia che la fede della Chiesa manterrà piena fedeltà alla Parola di Dio.
Dov’è Pietro ivi è la Chiesa; dov’è la Chiesa ivi è Cristo; dov’è Cristo ivi è la salvezza (S. Ambrogío).
La promessa del Primato
In due tempi della sua vita Gesù Cristo ha manifestato chiaramente la sua volontà di affidare a Simone la funzione specifica di fondamento della Chiesa. Il primo è conosciuto come il tempo della promessa del Primato. Il secondo come quello del conferimento effettivo.
La promessa del Primato si trova in Matteo 16, 16-18:
“Disse loro Gesù: “Voi chi dite che io sia?”. Rispose Simon Pietro. “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E Gesù: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. Ed io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli ìnferi non prevarranno contro di essa””.
Spiegazione:
a) Degno di nota è, prima di tutto, il fatto che Pietro, rispondendo a nome degli altri Apostoli e illuminato dall’alto, professa Gesù “il Cristo, il Figlio del Dio Vivente”. Pietro riconosce nel suo Maestro non “qualcuno dei profeti”, né un figlio di Dio, ma Il Figlio di Dio, unico nei suoi rapporti di figliolanza col Padre (cf. Romani 8, 32).
b) A Pietro, che crede e professa la figliolanza divina di Cristo, che dichiara cioè chi veramente sia il Cristo, vien detto dal Figlio di Dio chi veramente debba essere Simone nella comunità dei discepoli di Cristo. Egli sarà l’uo,mo-roccia su cui il Figlio di Dio edificherà la sua Chiesa. Appare così chiaro che fondamento della Chiesa sarà l’eterna e immutabile professione di fede in Cristo, il Figlio dei Dio Vivente, la fede cioè nella sua uguaglianza di natura coi Padre. Pietro, l’uomo-roccia, sarà garante di questa immutabile fede.
c) In effetti, la promessa di Cristo a Pietro è accompagnata da una garanzia che solo Dio poteva fare: Gesù, il Figlio del Dio Vivente, assicura che la sua Chiesa, arroccata su Pietro, non sarà mai sopraffatta dalle forze avverse (Ades o Morte), non vedrà mai la morte. Rimarrà sempre viva e portatrice di vita. Ma solo arroccata su Pietro.
Un grosso errore dei tdG
In base alla conoscenza oggettiva della Bibbia, senza pregiudizi confessionali, oggi tutti gli studiosi si accordano sempre più che la pietra (roccia), su cui Cristo ha promesso di edificare la sua Chiesa, è Pietro professante la fede nella divinità di Cristo. Fanno eccezione i seguaci di alcune sette, rimasti ancora su posizioni vecchie e irrazionali, soprattutto i tdG, secondo cui le parole “su questa pietra” (Matteo 16, 18), andrebbero riferite a Cristo, non a Pietro. Hanno scritto:
“Quando Gesù disse a Pietro: “Su questa pietra edificherò la mia chiesa”, egli si riferiva a se medesimo come la grande Rocca sulla quale la sua “chiesa” sarebbe edificata. Secondo il manoscritto siriaco Gesù disse: “Tu sei Cefa: e su questa pietra (cefa) edificherò la mia chiesa”. Nel manoscritto siriaco il tu è maschile ed indica che il primo Cefa è di genere maschile e si riferisce quindi allo apostolo Pietro, ma l’aggettivo questa è femminile; ciò dimostra che il secondo cefa è di genere femminile e non si riferisce a Pietro, ma a qualcun altro. Si riferisce infatti a Cristo Gesù, il quale costituisce la petra (greco” o grande Rocca”.
Osservazioni:
a) Ponderate bene le parole dei geovisti là dove dicono. “il secondo cefa è di genere femminile e non si riferisce a Pietro, ma a qualcun altro”. La logica e anche la grammatica esigerebbero che il secondo cela, essendo di genere femminile, si riferisse a qualcun’altra, a una persona cioè di genere femminile, come per esempio alla suocera di Pietro o a Petronilla, sua legittima figlia.
Ma non è questa né logica né la grammatica dei tdG! A loro avviso, il secondo cefa, essendo di genere femminile, non si riferisce a Pietro perché uomo, ma a… Gesù Cristo! Gesù Cristo dunque, nel vocabolario geovista, è di genere femminile! Tali idiozie si trovano solo negli scritti dei tdG e sono molto adatte per coloro che frequentano le sale del regno.
b) La verità è che la differenza di genere è dovuta a esigenze di lingua sia nella traduzione siriaca che in quella greca, latina, italiana ecc. Ma queste esigenze di lingua non cambiano il pensiero di Cristo secondo cui le parole su questa pietra vanno riferite sicuramente a Simon Pietro.
In aramaico, la lingua parlata da Gesù, Pietro e pietra corrispondono a un unico termine, cioè cefa, che è di genere maschile. Volendo conservare il genere in tutti e due casi, si potrebbe dire in italiano: “Tu sei il fondamento roccioso e su questo fondamento roccioso ecc.”.
Nelle traduzioni (greca, siriaca, latina, italiana ecc.) il primo cela (tu sei Cefa) diventa Petròs (cf. Giovanni 1, 42), ossia nome di uomo e rimane maschile come nell’originale aramaico. Ma il secondo cefa (su questa pietra), continuando ad essere nome comune, cambia genere (da maschile in femminile), perché la parola greca (siriaca, latina, italiana ecc.) corrispondente è di genere femminile. Ma ciò è dovuto a esigenze linguistiche, come già si è detto, senza che la metafora cambi significato.
c) Altre considerazioni: – Se le parole “su questa pietra” si riferissero a Cristo e non a Pietro, avremmo un linguaggio contorto e confuso. Gesù avrebbe iniziato il suo dire rivolgendosi a Pietro: “Beato te Simone (…). Tu sei Pietro”. A questo punto, dimenticando bruscàmente il suo interlocutore, si sarebbe rivolto a se stesso. Poi di nuovo a Pietro: “A te darò le chiavi…”. Pietro con la sua solita franchezza avrebbe potuto chiedere: “Perché dici che sono Cefa, proprio ora, se poi intendi parlare di te stesso come Cefa?”.
– Il discorso invece diventa logico e chiaro se si ammette, come di fatto è, che tra “tu sei Cefa” e “su questa pietra (cefa)” vi sia corrispondenza.
Gesù ha spiegato a Pietro che cosa comportava il suo nuovo nome, qual’ era cioè la natura della sua missione e il suo destino nella Chiesa.
Un’opinione di sant’Agostino
A questo punto i tdG fanno entrare in scena Agostino, “cui – dicono – si fa dì solito riferimento come a sant’Agostino”. Scrivono:
“Benché una volta considerasse Pietro come la “roccia”, in un tempo successivo Agostino espose in modo diverso il suo pensiero, dicendo nelle sue Retractatìones: “Da allora ho frequentemente spiegato le parole del nostro Signore: ‘Tu sei Pietro e su questa roccia edificherò la mia chiesa’, nel senso che si dovrebbero intendere come rivolte a colui che Pietro confessò quando disse: ‘Tu sei il Cristo, il Figlio dell’Iddio vivente’… Poiché ciò che fu detto (a Pietro) non fu ‘Tu sei la roccia’, ma ‘Tu sei Pietro’. Ma la roccia era Cristo”.
Osservazioni:
Com’è loro abitudine, i tdG riferiscono solo in parte ciò che scrisse sant’Agostino, in una forma cioè faziosa e ingannevole. Non è difficile scoprire l’inganno sia ricordando la dottrina di Agostino sulla funzione di Pietro nella Chiesa sia analizzando il testo strumentalizzato dai tdG.
a) Ricordiamo anzitutto che sant’ Agostino non negò mai la dottrina del Primato di Pietro. Al contrario, l’ammise esplicitamente provandola soprattutto dalle parole di Cristo a Simon Pietro dopo la risurrezione: “Pasci le mie pecore” (Giovanni 21, 16-17, infra). Il Dottore della Chiesa Cattolica sant’Agostino insegna che con queste parole Cristo costituì Pietro quale capo del corpo della Chiesa’. Capo, s’intende, non come Cristo, ma a livello visibile, su questa terra, durante il tempo della storia. Questa dottrina Agostino non l’ha mai ritrattata! .
b) Ciò che sant’Agostino ritrattò, fu solo la sua interpretazione di Matteo 16, 18. In un primo tempo egli aveva ritenuto che le parole “su questa pietra” si dovessero riferire a Pietro. Poi cambiò idea e preferì l’opinione secondo cui quelle parole andrebbero riferite a Cristo. Ma affermò esplicitamente che l’altra spiegazione, da lui prima seguita, era accettata da molti, tra i quali il beatissimo Ambrogio. Agostino mai contestò ad Ambrogio l’interpretazione di Matteo16, 18 come errata benché diversa dalla propria.
c) Sant’Agostino dunque professò sempre la dottrina biblica del Primato di Pietro. Ma seguì o preferì un’opinione sua personale nella interpretazione di Matteo 16, 18, delle parole cioè “su questa pietra”. Era libero di farlo perché nella Chiesa Cattolica vi è libertà di opinioni a riguardo di esegesi o interpretazione di singoli testi biblici, salva sempre la sostanza della fede. li grande Dottore Agostino ebbe comunque l’onestà di dire che altri, cioè molti la pensavano diversamente. Egli non li condannò come eretici. Questo particolare così importante i tdG l’hanno nascosto ai loro lettori!
Padre Nicola Tornese s.j.
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