I Testimoni di Geova – Lezione 80
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Significati di spirito nel Nuovo Testamento
Nel Nuovo Testamento, scritto tutto in lingua greca, lo spirito è indicato con la parola pneuma, che come il suo corrispondente ebraico ruach può avere diversi significati. Ne indichiamo solo tre:
I. – Pneuma, come l’ebraico ruach, significa fondamentalmente vento o aria in movimento. Così in Giovanni 3, 8 Gesù dice a Nicodemo: “Il vento (pneuma) spira dove vuole”. Si tratta d’una forza invisibile e incontrollabile, senza discernimento e volontà. Una forza impersonale.
2. – In secondo luogo pneunia è usato nel Nuovo Testamento per indicare lo spirito umano: quella forza o realtà invisibile che dà all’uomo la vita (cf. Genesi 2, 7) e con la vita la capacità di pensare e di volere. In virtù dello spirito l’uomo è una persona, ossia una creatura intelligente e volitiva. Senza lo spirito (pneuma) l’uomo non può né vivere né pensare né volere. In san Luca è detto che Gesù comandò alla fanciulla morta: “Fanciulla, alzati. E il suo spirito (pneuma) ritornò in lei” (Luca 8,54-55). Il martire Stefano, prima di morire, esclamò: “Signore Gesù, ricevi il mio spirito (pneuma)” (Atti 7, 59). Egli imitava il suo Maestro Gesù, l’uomo-Dio, che concludendo la sua vita terrena aveva detto: “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito (pneuma)” (Luca 23,44). Certamente né il martire Stefano consegnava a Gesù l’ultima boccata di ossigeno né l’uomo Gesù, morendo, affidava al Padre un pugno d’aria o di vento. Nell’uno e nell’altro caso spirito (pneuma) vuol dire la componente immateriale e immortale dell’uomo. Perciò l’autore della Lettera agli Ebrei può parlare di “Spiriti (pneumata) dei giusti portati alla perfezione” (12,23).
3. – A noi comunque interessa soprattutto esaminare il significato di spirito (pneuma) con rife- rimento a Dio.
Dio è spirito in tutta la sua essenza, in tutta la sua dimensione (Giovanni 4,24). In nessuna parte della Bibbia è detto che Dio ha un corpo spirituale come falsamente insegnano i tdG . Quando Gesù dice alla Samaritana: “Dio è Spirito” (Giovanni 4,24) vuol solo dire che il Dio della Bibbia non è legato a un luogo, al monte Garizim o a Gerusalemme e neppure a una parte determinata dei cieli. Gesù qui non parla delle Persone divine.
Lo Spirito Santo come Persona
Tuttavia in un numero considerevole di testi del Nuovo Testamento lo Spirito di Dio si manifesta con una sua personalità tutta propria, distinta da quella del Padre e del Figlio. La Bibbia dà ampia testimonianza della Personalità dello Spirito Santo come appare dalla breve analisi che ora faremo, cominciando da san Paolo.
I. – San Paolo
a) Scrivendo ai fedeli di Corinto san Paolo ricorda loro che lo Spirito Santo abita nel cristiano, nel composto umano di chi crede, come in un tempio:
“0 non sapete che il vostro corpo è tempio (naòs) dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio e che non appartenete a voi stessi?” (1 Corinzi 6,19).
E poco prima aveva detto:
“Non sapete che siete tempio (naòs) di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?” (1 Corinzi 3,16).
Fate attenzione ai termini o parole usate da san Paolo. Egli parla di tempio (in greco naòs), che signìflca dimora o abitazione divina. Gli antichi ebrei credevano che Dio fosse presente in modo particolare, avesse cioè la sua dimora, nel tempio (naòs) di Gerusalemme (cf. 1 Re 8,14-29). Dire dunque che lo Spirito Santo o Spirito di Dio abita nel cristiano come in un tempio equivale ad affermare non solo la sua divinità, ma anche la sua Personalità. La dimora o abitazione accoglie delle persone, non una forza attiva impersonale. San Paolo afferma chiaramente che lo Spirito Santo è una Persona Divina.
b) Altrove l’apostolo ci fa come sentire la voce dello Spirito Santo, che abita nel cristiano: “E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà Padre!” (Galati 4,6). Colui che ci fa invocare Dio come Padre, che è per noi come un suggeritore, non può essere una vaga forza impersonale, ma Qualcuno che sa e ama, cioè una Persona. E’ la Guida dei figli di Dio (cf. Romani 8,14).
c) Ma se il cristiano non segue i suggerimenti dello Spirito Santo che è in lui, lo Spirito si rattrista. Scrive ancora l’apostolo: “E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione” (Efesini 4, 30). Il rattristarsi è una caratteristica propria della persona, non di una forza attiva impersonale.
2. – San Giovanni
Nel vangelo di Giovanni, in un modo più accentuato e con maggior ricchezza di contenuto, lo Spirito Santo si rivela come Persona al pari del Padre e del Figlio, ma distinta dall’Uno e dall’Altro.
c) Ricordiamo anzitutto le parole di Gesù che nel discorso di addio prima della sua passione e morte promette agli Apostoli e alla sua comunità un altro Paraclito:
“lo pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito, che rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità …” (Giovanni 14,16-17).
Poco dopo, nello stesso discorso di addio, Gesù precisa che sarà egli stesso a mandarlo:
“Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità, che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza (Giovanni 15,26; cf. anche Giovanni 16, 5-15).
E’ fuor di dubbio che Gesù parla qui dello Spirito Santo come di una Persona, non di una forza attiva impersonale. Infatti, Paraclito vuol dire Consolatore, Avvocato, Difensore, Soccorritore, ossia Qualcuno, che con intelligenza ed amore consola, difende, soccorre ecc. Solo una Persona può far questo. Sono tutte attività specifiche della Persona. Lo Spirito Santo deve dirsi una Persona.
A conferma ricordiamo che lo stesso Giovanni dà anche a Gesù il titolo o qualifica di Paraclito:
“Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Avvocato (Paraclito) presso il Padre. Gesù Cristo il Giusto” (i Giovanni 2, 1). Ora Gesù, il Figlio proprio di Dio (cf. Romani 8,32), è certamente una Persona Divina. Dunque anche l’altro Paraclito (cf. Giovanni 14,16), cioè lo Spirito Santo, deve dirsi una Persona Divina.
b) Gesù non ci ha lasciati orfani (cf. 14,18). Durante il tempo dell’attesa, vale a dire tra la sua Ascensione e la sua seconda venuta nell’ultimo giorno, ci ha assicurato la presenza e l’assistenza di un altro Consolatore, “lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà con voi” (Giovanni 14, 16-17).
Queste parole di Gesù ricordano la promessa da Lui fatta ai discepoli precedentemente:
“Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi e che cosa dire perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire” (Luca 12,11-12; cf. Matteo 10, 17-20).
c) L’altro Paraclito, ossia lo Spirito Santo, farà da guida ai discepoli, affinché, attraverso il tempo dell’attesa e della crescita, possano approfondire la ricchezza degli insegnamenti del Maestro, senza nulla cambiare:
“Quando verrà, vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future” (Giovanni 16,8-13).
Solo una Persona parla e dice. Una forza attiva non intelligente emette suoni inarticolati e senza senso.
d) E’ degno di nota infine un fatto molto significativo. Benché la parola greca pneuma sia di genere neutro, Giovanni usa il pronome maschile (greco ekeinos) sempre che si riferisce allo Spirito Santo: “Egli (ekeinos) vi insegnerà ogni cosa” (Giovanni 14,26); “Egli (ekeinos) mi darà testimonianza” (Giovanni 15, 26); “Egli (ekeinos) confon- derà il mondo quanto a peccato” (Giovanni 16,8); “Egli (ekeinos) mi glorificherà” (Giovanni 16,14). Grammaticalmente il pronome maschile indica una persona, non una realtà impersonale. E’ chiaro dunque che nel pensiero dì Giovanni lo Spirito Santo è una Persona.
3. – Atti degli Apostoli
Il libro degli Atti degli Apostoli è noto come lo scritto del Nuovo Testamento, in cui l’autore sacro (san Luca) ha messo in particolare evidenza l’attività della Persona dello Spirito Santo nella Chiesa primitiva. Egli guida la comunità dei primi discepoli di Gesù, soprattutto san Pietro e san Paolo, nelle scelte da fare per la diffusione, l’organizzazione e il governo della Chiesa. Ricordiamo alcuni momenti di questa storia umano-divina.
c) La promessa. Prima di sottrarsi alla vista dei discepoli il giorno della Ascensione Gesù aveva detto:
“Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza (onami) dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (Atti 1, 7-8).
Gesù precisa: “Avrete forza (onami) dallo Spirito Santo che verrà su di voi”. Egli distingue chiaramente due cose: la forza che gli Apostoli riceveranno, e Colui che la porterà o donerà loro con la sua venuta: distingue il dono dal Donatore. Il dono o i doni non sono certamente una persona. Ma Colui che li dà, il Donatore, deve dirsi certamente una Persona, e poiché si tratta di doni divini, lo Spirito che li dà è una Persona Divina. La sua venuta e la sua presenza arricchirà gli Apostoli d’una capacità soprannaturale che li rende idonei testimoni di Gesù.
b) La venuta dello Spirito Santo e il conferimento dei suoi doni si verificarono il giorno di Pentecoste:
“Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro di esprimersi” (Atti 2,1-4).
Spiegazione: Chiunque sappia leggere la Bibbia con retto intendimento capirà subito che i fenomeni qui descritti, come rombo o tuono, vento, fuoco, sono simboli o segni della presenza divina. Così avvenne, per citare solo un esempio, sul monte Sinai, dove Dio, tra tuoni, lampi, fuoco, diede a Mosè il Decalogo, ossia la Legge dell’Antica Alleanza (cf. Esodo 19,16-23; 20,1-21).
Un evento analogo si verificò a Gerusalemme il giorno della prima Pentecoste cristiana: Dio, Spirito Santo, si avvicina al gruppo dei primi discepoli di Gesù tra tuoni e fuoco, e comunica loro i doni necessari per diffondere in tutto il mondo la Legge della Nuova Alleanza, ossia il Vangelo del Figlio di Dio.
Altra cosa è dunque la presenza di Dio, Spirito Santo, che viene o discende, altra cosa i doni di cui egli riveste gli Apostoli di Gesù. Dio, Spirito Santo, è una Persona Divina come lo era Jahve sul monte Sinal; i doni sono una realtà impersonale, che proviene, cioè è data, dallo Spirito Santo, ed abilita i discepoli di Cristo alla promulgazione del Vangelo.
c) Dopo questo straordinario evento lo Spirito Santo rimane sempre coi discepoli di Cristo come guida, maestro, consigliere.
Al momento di prendere una grave decisione, quella di ammettere i pagani nella comunità cristiana, lo Spirito Santo parla al primo degli Apostoli: “Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse” (Atti 10, 19). Ed è pure lo Spirito Santo che sceglie i primi missionari per i pagani: “Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: “Riservate per me Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati” (Atti 13,2). Ed è ancora lo Spirito Santo a decidere assieme agli Apostoli circa la condotta da tenere coi convertiti dal paganesimo: “Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie” (.Atti 15, 28).
Conclusione: E ora notate. Gli scrittori ispirati si sono serviti d’una straordinaria varietà di termini per affermare una sola verità: la personalità dello Spirito Santo. Infatti, parlare, inviare, decidere, assistere, difendere, consolare, mostrare, guidare, udire, annunziare, testimoniare ecc. sono termini che indicano tutti un’attività personale, ossia di Qualcuno, che agisce in virtù d’una intelligenza e di una volontà propria. Essi hanno senso solo se si ammette che lo Spirito Santo è una Persona Divina.
Padre Nicola Tornese s.j
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