I Testimoni di Geova – Lezione 73
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Il Segno della Croce – Errori e verità
Ancora equivoci e confusione
I – Hanno scritto: “Predicare circa il palo di tortura di Cristo significa predicare circa la sua morte come riscatto”. A prova i geovisti citano 1 Cor. 1: 17-23; 2: 2; 1 Tim. 2: 5,6; Gal. 3: 1 37.
La verità: E’ chiaro che si tratta d’un grosso equivoco o, se volete, d’un autentico imbroglio. In effetti, quando i veri cristiani, a cominciare dagli immediati discepoli di Gesù, parlavano della Croce con grande affetto e riverenza, la loro mente non si fermava allo strumento di morte in quanto tale. Col ricordo e la descrizione della Croce i veri discepoli di Cristo intendevano annunciare la grande verità del nostra riscatto mediante quella Croce e quel Crocifisso., La predicazione circa la morte di Cristo come riscatto era storicamente congiunta con la Croce.
Stando così le cose, i veri cristiani d’ogni tempo, usando immagini della Croce, venerando la Croce, intendono ricordare e trasmettere la grande verità del nostro riscatto. Questa grande verità si può ricordare e trasmettere con la sola parola “croce”. Ma si può anche ricordare e trasmettere, forse in modo, più impressivo, mediante l’immagine della Croce e del Crocifisso. L’immagine, come la parola, più della parola, è un’efficace predicazione della morte di Cristo come riscatto. L’immagine è una parola visibile, diceva sant’Agostino.
I libri e le riviste del tdG sono strapieni di immagini vere o fantastiche con lo scopo di trasmettere agl’incauti le loro grossolane manipolazioni della Scrittura e della storia e di predicare le loro eresie. Come sempre, due pesi e due misure, ipocritamente!
Alla luce di queste spiegazioni si può capire il vero significato dei testi citati dai geovisti. In Cor. 1, 17-23 san Paolo, per predicare la dottrina del nostro riscatto, si serve della Croce: le due cose non vanno disgiunte. E così in Galati 3, I.
2 – Hanno ancora scritto: “Nemici dei palo di tortura” sono quelli che negano che il riscatto fu provveduto per mezzo della morte di Cristo”. A prova i tdG citano Filip. 3. 18, 19; 2 Piet. 2: 1 38.
La verità: Nemici della Croce di Cristo erano quelli che si vergognavano del modo con cui era piaciuto a Dio di provvedere al nostro riscatto, ossia mediante la morte di croce, “scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani” (1 Corinzi 1, 23). I Giudei infatti si aspettavano non un Messia Crocifisso, ma guerriero, trionfatore sulle nazioni mediante la forza brutale e la distruzione cruenta, proprio come vanno predicando oggi i testimoni di Geova, legittimi discendenti degli antichi giudei.
Prendiamo ora in esame i due testi biblici strumentalizzati dai tdG.
a) Filippesi 3, 18-19: “Molti, infatti, sono quelli che, come spesso ve lo dicevo ed ora di nuovo ve lo dico in lacrime, camminano da nemici della croce di Cristo: loro fine è la perdizione, loro dio il ventre, e la loro gloria nella propria vergogna; essi apprezzano solo le cose terrene”(Garofalo).
Osservazioni: Non vi poteva essere descrizione più vivace e più mordace dei nemici della Croce quali sono appunto i tdG! A loro interessa distruggere croci e crocifissi e promettere “solo le cose terrene”, un prossimo paradiso terrestre dove passeranno il tempo senza fine mangiando e bevendo. Loro dio è il ventre. Parola di Dio!
b) 2 Pietro 2, 1: “Ma vi furono tra il popolo falsi profeti; così pure tra voi ci saranno falsi maestri, che introdurranno dannose fazioni e rinnegheranno il Padrone ,che li acquistò, attirando su se stessi una pronta rovine” (Garofalo).
Osservazioni: Qui san Pietro parla di falsi profeti. Sono appunto i tdG, che tante volte hanno fornito dati cronologici, scadenze di tempi determinati sulla fine del mondo, che sempre si sono rivelate false (cfr. Deuteronomio 18, 22).
Ciò facendo hanno rinnegato e rinnegano “il Padrone che li acquistò”, ossia il Signore Gesù, l’unico Profeta degli ultimi tempi (cfr. Atti 3, 22). Di Lui “il Signore dei signori e il Re dei re – (cfr. Apocalisse 17, 14) i geovisti hanno fatto “l’infimo del genere umano”, “un rappresentante di Geova”, con la presunzione di saperne più di Lui (cfr. Marco 13, 22), più del Padre! (Cf r. Atti 1, 7)
IL SEGNO DELLA CROCE
L’uso del segno della Croce
I testimoni di Geova proibiscono ai loro seguaci di fare il segno della Croce. A loro avviso, sarebbe un gesto diabolico, un atto idolatrico, che dispiace e offende Geova.
Eppure il punto di vista della Bibbia e dei più antichi scrittori cristiani è completamente diverso dall’insegnamento e dal comportamento dei geovisti. San Paolo soleva dire: “Sono crocifisso con Cristo” (Galati 2, 19). E ancora: “lo porto le stigmate di Gesù nel mio corpo” (Galati 6, 17). Le stimmate di Paolo sono i segni della sua unione con Cristo Crocifisso.
In effetti, la vita cristiana è un ricordo vivo, come una rinnovazione nella propria vita della vita di Gesù Crocifisso. Il ricordo vivo del Crocifisso ha sempre occupato un posto di primo piano nella vita del vero cristiano.
Il segno della croce indica appunto questa volontà del cristiano, di essere sempre in tutto e per tutto unito al suo Salvatore Crocifisso, avere nella propria persona i segni della sua appartenenza a Lui Crocifisso, nel momento più forte della vita di Cristo quale fu appunto la crocifissione.
I martiri facevano il segno della Croce prima di affrontare il martirio. Tutti i veri cristiani, fin dai tempi immemorabili, volevano che il segno della Croce li accompagnasse in ogni momento e in tutte le azioni della loro giornata.
Leggiamo in Tertulliano: “All’uscire di casa e all’entrare, nel vestirsi, nel bagno, nel sedersi a mensa, nell’andare a letto, insomma in ogni azione che la vita quotidiana comporta, ci segniamo la fronte con la Croce”.
San Girolamo, il grande biblista dell’antichità, raccomandava di accompagnare col segno della Croce del Signore qualsiasi atto della vita . E San Cirillo di Gerusalemme dice che i cristiani non solo segnano la loro fronte, ma ogni cosa, il pane che mangiano, le coppe nelle quali bevono ecc. Col segno della Croce tutto nella Chiesa viene benedetto, consacrato e santificato
Ippolito, che fini col martirio la sua vita nell’anno 235 dopo Cristo, raccolse con cura e tramandò fedelmente tutte le osservanze liturgiche e le pie pratiche dei cristiani vissuti prima di lui fin dai tempi apostolo.
Del segno della Croce scrisse quanto segue:
“Procura in ogni tempo di segnarti dignitosamente la fronte perché questo è il segno della Passione, noto e sperimentato contro il diavolo, se tu lo farai con fede. Segnandoci la fronte e gli occhi con la mano, noi allontaniamo colui che tenta di sterminarci”.
Forma del segno della Croce
Com’era fatto il segno della Croce? Attraverso il tempo assunse forme diverse. A principio si trattava di un piccolo segno di croce a doppio braccio, mai di un palo. Veniva fatto sulla fronte in forma di T o di X, con un solo dito, probabilmente col pollice. Come dice Tertulliano: “Ci segniamo la fronte con la Croce”. Anche gli oggetti venivano segnati allo stesso modo.
In seguito il segno, oltre che sulla fronte, era fatto anche sulle labbra e sul petto, nella parte sinistra in direzione del cuore. Questa forma è ancora in uso prima della lettura del vangelo durante la Messa. Verso la fine del secolo XIII cominciò a diffondersi l’uso del gran segno di Croce. Fronte, petto e spalle, com’è praticato oggi universalmente.
Qualunque possa essere stata la forma (mai però quella d’un palo), è certo che la pratica di segnarsi e di segnare le cose fu comune tra i veri cristiani fin dai primissimi tempi, secoli prima di Costantino. Con questo segno distintivo essi volevano ricordare la loro appartenenza a Cristo Crocifisso e onorare la Sua Croce, divenuta per tutti noi albero di salvezza.
Solo i Giudei e i pagani aborrivano la Croce. In modo molto significativo l’autorevole Biblede Jérusalem traduce Ezechiele 9, 4 nel modo seguente: “E (Dio) disse (all’uomo vestito di bianco): Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna con una croce la fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono”.
Commenta la Bibbia di Salvatore Garofalo: “Dio ordina all’angelo vestito di lino di fare unthau (una croce), un segno sulla fronte dei giusti… Il segno indica un’idea più alta: quanti gemono per il trionfo del male, ossia i segnati con la croce, sono oggetto particolare della provvidenza divina”.
Lo Spirito Santo aveva già fatto intravedere che Dio salva solo mediante la Croce.
Padre Nicola Tornese
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