I testimoni di Geova – lezione 72
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La Madonna contestata
Il testo greco della Bibbia
a – Questa ricchezza di significati del termine ebraico fratello fu conservata nella versione greca della Bibbia detta dei Settanta. I dotti ebrei, autori di quella traduzione, conoscevano bene sia l’ebraico che il greco. Essi usano abitualmente il termine greco adelfòs per tradurre il termine ebraico anche quando evidentemente si tratta di cugini o anche di parenti. Ne daremo subito due esempi. Tanto più che nella lingua greca, come in quella ebraica, adelfòs può significare anche cugino. I traduttori della Bibbia ebraica in lingua greca avevano fìducia nella intelligenza dei lettori!
b – Ecco due esempi.
In Genesi 13, 8 Abramo chiama Lot ” suo fratello “: “Abramo disse a Lot: Non ci sia discordia tra me e te, tra i miei pastori e i tuoi, perché noi siamo fratelli” (greco adelfòi). in realtà Lot era nipote di Abramo perché fìglio di suo fratello Haran (cf. Genesi 11, 27).
Un esempio assai più chiaro si ha nel Primo Libro delle Cronache. Ivi è detto che Eleazaro e Kish erano figli di Macli, cioè fratelli carnali. Poi lo storico aggiunge:
“Eleàzaro morì senza figli; ebbe solo figlie. I figli di Kish, loro fratelli (greco adelfòi), le sposarono” (2 Cronache 23, 21-23).
E’ fuor di dubbio che i fìgli di Kish, che sposarono le figlie di Eleàzaro, erano in realtà loro cugini; eppure sono chiamati loro fratelli (greco adelfòi).
c – Anche nel Nuovo Testamento si verifica lo stesso fenomeno: adelfòs può significare cugino.
E’ risaputo infatti che i vangeli, prima di essere scritti in greco, costituivano l’insegnamento orale o tradizione fatto originariamente in lingua aramaica molto affine a quella ebraica. Anche nella lingua aramaìca il termine “fratello” equivaleva spesso a “cugino”. Quando poi l’insegnamento orale o tradizione fu messa in iscritto in lingua greca, il greco dei vangeli e degli altri scritti neo-testamentari ha conservato il colore aramaico. Caso tipo di questa dipendenza è l’uso indifferenziato di adelfòs col significato di fratello o di cugino come già era avvenuto nella Bibbia dei Settanta.
d – Aggiungiamo infìne che anche nelle versioni della Bibbia in lingue moderne, oltre che in quella latina, i traduttori non esitano a usare ancora il termine fratello (brother, frère, Bruder, Hermanos ecc.) col significato di cugino. Questi traduttori hanno fiducia nella intelligenza dei let- tori, che vogliano e sappiano leggere e capire la Bibbia come si conviene e non fare di essa uno strumento di propaganda settaria a discapito del suo genuino insegnamento.
Un gesto significativo
Dalla croce Gesù morente affidò la propria madre a un ;discepolo: “Poi disse al discepolo: ” Ecco tua madre “. E da quel momento il discepolo la prese in casa sua” (Giovanni 19,, 27).
Questo discepolo non era un figlio di Maria. Quasi certamente era Giovanni, l’evangelista, figlio di Salome e di Zebedeo !(Matteo 4, 21).
Il gesto di Gesù morente è comprensibile solo se si ammette che Gesù era figlio unico. Se Maria avesse avuto altri fìgli quattro maschi e un irnprecisato numero di fìglie – quel gesto di Gesù sarebbe stato offensivo o almeno poco riguardoso ed anche illegale. I supposti figli di Maria, le fìglie, i generi, le nuore, oltre a sentirsi offesi, avrebbero contestato a Giovanni il diritto di avere con sé la loro madre. Avrebbero giudicato irresponsabile il gesto di un morente.
Nulla di tutto questo nei vangeli. Giovanni prese Maria con sé in casa sua, pacificamente, senza contestazione alcuna. Gesù, perché figlio unico, poteva e doveva provvedere a sua madre un rifugio conveniente dopo la sua morte. Scelse quello di un discepolo.
Obiettano i geovisti: Gesù affidò sua madre a un estraneo perché i suoi fratelli non credevano in lui (cf. Giovanni 7,5).
Si risponde:
Dal Vangelo appare che a principio della vita pubblica di Gesù i suoi parenti (eccetto sua madre) non l’hanno capito troppo. Ma con l’andare del tempo cambiarono idea e divennero suoi discepoli.
Infatti, li troviamo concordi con gli Apostoli ed assidui nella preghiera in attesa dello Spirito Santo (cf. Atti 1, 14). Giacomo fu messo alla guida della comunità cristiana di Gerusalemme (cf. Galati 2, 9; Atti 15, 13,) e gli altri parenti si dedicarono alla predicazione del Vangelo anche fuori della Palestina (cf. 1 Corinzi 9, 5).
Non ebbe rapporti finché … (Matteo 1,25)
L’errore:
Un testo biblico sfruttato dai tdG e da altri non cattolici per negare la verginità perpetua di Maria è quello di Matteo 1, 25, che i geovisti traducono:
“Egli ;(cioè Giuseppe) non ebbe rapporti con lei (cioè con Maria) finché partorì un figlio”.
A parere dei tdG e di altri non cattolici da queste parole di Matteo seguirebbe che Giuseppe avrebbe avuto rapporti coniugali con Maria dopo la nascita di Gesù, dando la vita a un numero im- precisato di figli e fìglie.
La verità:
a – Le parole di Matteo sono collocate in un contesto che ci fa capire chiaramente il vero senso. A san Giuseppe, che dubitava della fedeltà coniugale della sposa, apparve un angelo del Signore (Mt. 1, 20) per assicurarlo che il bambino già presente nel seno di Maria era opera dello Spirito Santo. A san Matteo,, ossia allo Spirito Santo, interessava solo affermare, mettendolo in risalto, il fatto che Gesù era stato concepito senza concorso umano. Lo Spirito Santo per mezzo -dell’evangelista vuol fare sapere che il bambino nascerà da una vergine, avverando la profezia di Isaia nel senso inteso da Dio:
“Tutto questo avvenne affinché si adempisse ciò che il Signore aveva detto per mezzo del profeta. Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, e lo chiameranno Emmanuel, che significa “Dio con noi”” (Matteo 1, 22-23, Garofalo).
b – Matteo, dunque, vuol parlare unicamente del concepimento verginale di Gesù, non di altro. Egli non intende affatto riferirsi alla vita coniugali di Giuseppe e di Maria dopo quella nascita, se cioè hanno avuto o no altri figli mediante regolari rapporti coniugali. Esula dall’intenzione di Matteo dire quello che avvenne o non avvenne dopo. Voler dedurre che Maria non fu sempre vergine significa far violenza alla Parola di Dio con ragionamenti ed illazioni umane.
c – Non così fanno coloro che si accostano alla Parola di Dio con serietà e rispetto. Tra questi ricordiamo il grande studioso della Bibbia san Girolamo, che conosceva assai bene la lingua e lo stile biblico e poteva precisare l’esatto significato delle espressioni dei vangeli. A proposito di Matteo 1, 25, san Girolamo ha così commentato:
“Dal fatto che è detto “Giuseppe non la conobbe” (cioè, non ebbe rapporti) non ne segue che la conobbe dopo. La Scrittura mostra solo ciò che non avvenne”.
d – Con san Girolamo concordano i grandi studiosi della Bibbia dei nostri giorni. Commen- tando Matteo 1, 25, La Sacra Bibbia di Salvatore Garofalo osserva:
“Il finché, nell’uso della Bibbia, nega un’azione per il tempo passato ma non implica che essa sia stata compiuta in seguito. Per esempio, nel Salmo 110, 1, Dio invita il Messia alla sua destra finché pone i nemici a sgabello dei suoi piedi: ciò non può evidentemente significare che, dopo la vittoria, il Messia abbandonerà il suo posto”.
La TOB, ossia Traduzione Ecumenica della Bibbia francese, a proposito di Matteo 1, 25 fa notare:
“Il testo non permette di affermare che Maria abbia avuto in seguito rapporti con Giuseppe.”
La Bibbia di Gerusalemme commenta:
“Il testo non considera il periodo successivo e per sé non afferma la verginità perpetua di Maria; ma il resto del vangelo, così come la tradizione della chiesa, la suppongono”.
Questo vuol dire che la Chiesa Cattolica non si fonda su Matteo 1, 25 per provare la verginità perpetua di Maria, ma su tanti altri testi, quelli appunto da noi analizzati precedentemente. Tradizione significa “l’insegnamento fedele a quanto hanno detto gli Apostoli” preservato integralmente lungo i secoli.
Contro questo insegnamento non contrasta ciò che è detto in Matteo 1, 25.
e – Poiché dunque il racconto di Matteo non si riferisce a un tempo posteriore alla nascita verginale di Gesù, non pochi traduttori moderni rendono Matteo 1, 25 in una forma più appropriata. Così la Sacra Bibbia di Salvatore Garofalo traduce:
“La quale (Maria), senza che egli la conoscesse, partorì un figlio ecc.”. Identica traduzione ne La Sacra Bibbia della CEI (cioè della Conferenza Episcopale Italiana). Altri: “E senza che l’abbia conosciuta, diede alla luce un figlio” ecc.
Padre Nicola Tornese s.j.
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