I Testimoni di Geova – Lezione 155
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Il Paradiso secondo la Bibbia
Uguali agli angeli
Com’è possibile – dirà qualcuno – essere pienamente felici senza i piaceri o le gioie del sesso?
1 – La risposta della Bibbia, nel Nuovo Testamento. è chiara e non lascia alcun dubbio.
“Gesù rispose loro: I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito, ma coloro che saranno ritenuti degni dell’altro mondo e della risurrezione dei morti non prendono moglie né marito; e nemmeno potranno più morire, perché sono uguali agli angeli, e sono figli di Dio, essendo figli della risurrezione” (Luca 20, 34-36; cf. Matteo 22, 29-30; Marco 12, 24-25).
– Gesù distingue una situazione terrena, valida per i figli di questo mondo, con le esigenze e le leggi volute da Dio Creatore, da una situazione valida per i figli dell’altro mondo, voluta anch’essa dallo stesso Dio. Se quella è fonte di legittimo piacere, anche questa sarà fonte di gioia. Non vi sarà più sofferenza per il mancato appagamento d’un istinto che non esiste più, che anzi è stato sublimato ed appagato da un amore infinitamente superiore.
2 – Possiamo avere qualche idea di come sarà possibile questo?
L’esperienza umana dice che l’uomo e la donna possono essere pienamente felici anche senza i pia- ceri del sesso. Il bambino e la bambina trovano la loro felicità nell’amore dei genitori e forse anche nel giocattolo e nel dolce. Sono felici senza attività sessuale.
A misura che passano gli anni e si avanza nell’età adulta, anche per l’uomo e la donna i piaceri del sesso non hanno più valore (cf. 1 Re 1, 1-4). Nell’età avanzata l’uomo e la donna trovano la loro gioia nella compagnia e nell’affetto di figli e nipoti, di parenti ed amici. Il sesso è cosa del passato.
“Quando verrà ciò che è perfetto, l’imperfetto sparirà. Quando ero bambino, parlavo da bambino e da bambino pensavo e ragionavo; ma dacché son diventato uomo, mi sono disfatto di ciò che era infantile” (1 Corinzi 13, 10-11, Garofalo).
Dov’è il Paradiso?
1 – Abitualmente noi diciamo che è in cielo o nei cieli perché questo è il linguaggio abituale della Bibbia. Parlando alle folle, e non solo a un piccolo gregge, Gesù diceva: “Accumulatevi tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano” (Matteo 6, 20; cf. Marco 10, 21; Luca 1,2, 33). San Paolo esortava tutti i cristiani a cercare le cose di lassù “Pensate alle cose di lassù, non a quella della terra” (Colossesi 3, 1-2), perché in cielo è la nostra patria (cf. Filippesi 3, 20).
Abbiamo già spiegato come “cielo” in senso religioso equivale a modo di essere, diverso dal modo di essere in questa vita. Tuttavia non si può prescindere dall’idea che il modo di essere dei beati in Paradiso debba pure avere una certa localizzazione. Tanto più che in nessuna parte della Bibbia è detto che l’attuale cosmo, terra compresa, sarà annientato, finirà nel nulla, in senso assoluto. La Bibbia ripete sempre che cielo e terra saranno rinnovati, non distrutti,(cf. lsaia 65, 17; 66, 22; 2 Pietro 3, 12-13; Apocalisse 21, 1). Come dunque pensare o immaginare la localizzazione dei beati rispetto al cosmo che, benché rinnovato, sarà sempre una realtà?
E’ utile precisare che la localizzazione dei beati, di cui parliamo, è indipendente dalla idea o immane che l’uomo qui sulla terra si possa fare del cosmo. Questa immagine è mutata dal tempo in cui fu scritta la Bibbia e può ancora mutare. La rotondità della terra fu scoperta solo nel secolo XVI dopo Cristo; e l’immensità dell’universo e la sua mobilità è frutto della scienza moderna e contemporanea. Gli Ebrei non avevano questa conoscenza della terra e del cosmo.
Rimane comunque il fatto che il cosmo, compresa la terra, può e deve essere pensato come dimora di Dio e dei beati, qualunque possa essere la visione che ha o avrà la scienza fisica ed astronomica. L’affermazione biblica conserva sempre il suo valore.
2 – Alla luce di queste osservazioni il dove dei beati in Paradiso deve essere pensato come il loro rapporto col cosmo, terra compresa. Alcuni testi biblici ci possono aiutare a farci qualche idea di questo futuro rapporto della creatura umana rispetto al cosmo, cioè del dove del Paradiso.
Analizziamo un testo di san Paolo molto significativo:
“Ritengo, infatti, che le sofferenze del tempo presente non reggono il confronto con la gloria che dovrà manifestarsi in noi. La stessa intera creazione anela, in ansiosa attesa, alla manifestazione gloriosa dei figli di Dio; quella creazione che è stata sottomessa alla vanità non perché l’abbia voluto lei, ma per volontà di colui che l’ha sottomessa sostenuta tuttavia dalla speranza che essa pure, la creazione, verrà affrancata dalla schiavitù della corruzione per partecipare alla libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo, infatti, che tutta la creazione fino al momento presente geme e soffre i dolori del parto” (Romani 8, 18-23, Garofalo).
Spiegazione:
a) San Paolo descrive lo stato o condizione di tutto il creato in seguito al peccato dell’uomo. E’ uno stato di frustrazione, di mancato raggiungimento del fine per cui Dio l’ha creato, che è quello di essere dominato dall’uomo, re del creato.
Ora, invece, a causa del peccato, l’uomo è condizionato dalla natura. Più che dominarla è spesso dominato. Con la sua caduta morale o peccato l’uomo è stato ridotto a una condizione contraria alla sua primitiva vocazione. E’ uno stato di schiavitù rispetto alla natura.
b) Ma le cose cambieranno. La creazione tutta verrà affrancata dal suo stato di corruzione per partecipare anch’essa alla libertà della gloria dei figli di Dio. Questo vuol dire che, a motivo della restaurazione operata da Cristo, il rapporto tra l’uomo redento e l’intero cosmo sarà ristabilito secondo il primitivo disegno di Dio. L’uomo sarà di nuovo, in una forma reale, il re del creato, terra compresa. Non sarà più soggetto ai limiti e alle impotenze in cui oggi si trova.
Il cosmo rimane. L’universo fisico – cielo e terra – saranno la dimora di Dio e degli uomini salvati. Ma muteranno i rapporti rispetto all’intero cosmo. L’uomo potrà spaziare in tutto l’universo senza bisogno di motori e di fonti di energia. Vale anche per l’uomo beato ciò che santa Teresa d’Avila diceva di Dio: “Il cielo è là, dov’è Dio, e quindi può essere dovunque”.
3 – Una conferma a queste nostre osservazioni ci vien data dal modo di essere di Cristo subito dopo la morte e dopo la sua risurrezione.
Appena spirato sulla croce, Cristo va nell’Ade per annunciare la redenzione ai miliardi di morti che l’attendevano. Né lui né loro appaiono condizionati dallo spazio o dal tempo.
Non diversa è la condizione del Cristo Risorto. Scompare dalla vista dei discepoli (cf. Luca 24, 21); entra a porte chiuse (cf. Giovanni 20, 19.26); è elevato in alto sotto lo sguardo attonito dei discepoli (cf. Atti 1, 2.9).
Sì, veramente Cristo è primizia di quelli che si sono addormentato nel sonno della morte (cf. 1 Corinzi 15, 20).
Padre Nicola Tornese s.j.
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