I Testimoni di Geova – Lezione 150
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Il Paradiso nella Bibbia
La fede della Chiesa Cattolica
1 – Basandosi su una conoscenza corretta della Bibbia, la Chiesa Cattolica ritiene e insegna che lo stato di felicità originale della creatura umana appartiene alla storia. Ci fu veramente il paradiso di Adamo. Alla sua origine l’uomo fu realmente costituito da Dio in uno stato di giustizia e di integrità anche corporale. Ci fu un tempo in cui l’uomo era libero dal dolore, dalla malattia, dalla morte.
In quel tempo i rapporti tra Dio e l’uomo erano fondati su una comunione filiale. Questa è la fonte della vera felicità per la creatura umana. E i rapporti tra l’uomo e la natura tutta – la terra e il cosmo – erano assai diversi di come lo divennero in seguito al peccato (cf. Romani 8, 19-22). L’uomo era veramente re del creato.
2 – Si può tuttavia ritenere che il modo in cui quella storia è raccontata è diverso da quello con cui oggi si scrive la storia, non è cioè basata su documenti scritti, scoperte geologiche e archeologiche, ricordi personali e simili. Si può ammettere che, nel raccontare quella storia, l’autore sacro abbia usato un linguaggio simbolico, uno stile figurato e popolare.
Il linguaggio figurato riguarda espressioni come Eden, giardino di Dio, albero della vita ecc. Queste immagini figurate fanno parte del linguaggio abituale della Bibbia, appartengono allo stile biblico, e servono a descrivere la felicità dell’uomo alle sue origini.
3 – Se così non fosse, ne seguirebbe più d’un assurdo.
– Dovremmo pensare che se Adamo non avesse peccato, tutta l’umanità (miliardi!) doveva essere collocata in uno spazio di terra relativamente piccolo, in un giardino ben recintato!
– Altro assurdo: se si trattasse d’un linguaggio letterale, anche oggi quel giardino di Dio potrebbe essere rintracciato sul nostro pianeta. La Bibbia, infatti, dice che non fu distrutto, ma che Dio, cacciato fuori l’uomo peccatore, “fece dimorare i Cherubini e la fiamma della spada sfolgorante, per custodire la via dell’albero della vita” (Genesi 3, 24, Garofalo).
– E ancora: se si trattasse di senso letterale e quindi di una località geografica ben determinata, dopo la restaurazione operata dal Figlio di Dio l’umanità dovrebbe essere riportata in un piccolo spazio di terra a oriente della Palestina!
Con quale diritto dunque i testimoni di Geova assicurano i loro creduli i seguaci che potranno avere una vita paradisiaca su tutta la terra?
IL PARADISO DEGLI ISRAELITI
L’attesa dei paradiso
Il regno di David segnò l’epoca del più grande splendore per l’antico Israele. Nella travagliata sto- ria degli Israeliti quell’epoca assurse a simbolo d’una futura età dell’oro, perché Jahve aveva promesso a David un regno stabile per sempre: “Stabile sarà la tua casa e il tuo regno per sempre al mio cospetto. Perciò il tuo trono resterà saldo per sempre” (2 Samuele 7, 16).
E’ merito dei profeti, posteriori a David, aver tenuta viva questa speranza, specie durante le grandi catastrofi che si abbatterono sugli Israeliti. Alcune volte, per qualificare questo futuro glorioso, i profeti ricordano il giardino dell’Eden.
Scrive Isaia:
“Ebbene Jahve ha pietà di Sion, ha pietà di tutte le rovine; renderà il suo deserto come l’Eden, la sua steppa come il giardino di Jahve.Giubilo e gioia si trovano in essa, inni di lode e melodie musicali!” 1(51, 3, Garofalo; cf. Ezechiele 36, 3-‘1,35).
E’ evidente che l’Eden o giardino di Dio serve da modello della promessa restaurazione futura, ma la localizzazione del futuro paradiso non è mai situata in Oriente, a nord o a sud di Babilonia, e neppure alle falde del Caucaso, lungo i fiumi dell’Ararat, come forse immaginava l’autore di Genesi 2, 8-10. Tanto meno è estesa a tutta la terra.
Lo sfondo geografico, è sempre la Palestina, l’antico regno di David; anzi alcune volte si restringe alla sola Gerusalemme o al solo monte Sion.
Quale paradiso?
Dall’abbondante letteratura specie dei profeti è facile cogliere gli aspetti fondamentali o caratteristiche del paradiso atteso dagli antichi Israeliti.
– Ricchezza di beni spirituali
a) Una grande comunione con Dio molto simile a quella della prima coppia umana.
“E avverrà in quel giorno – oracolo di Jahve mi chiamerai: “Mio consorte!” … Allora ti farò mia sposa per sempre: ti farò mia sposa nella giustizia e nel giudizio, nell’amore e nella compassione…” (Osea 2, 18.21, Garofalo).
Nell’approssimarsi della grande tragedia, che fu la distruzione del regno di Giuda (587 a.C.), Geremia consola il popolo dicendo:
“Ecco, verranno giorni – oracolo di Jahve – nei quali con la casa di Israele io concluderò una nuova alleanza. Non conte l’alleanza che conclusi coi loro padri (…). Questa sarà l’alleanza che lo concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni – oracolo di Jahve -. Porrò la mia legge nel loro intimo, la scriverò sul loro cuore; sarò loro Dio ed essi il mio popolo” (31, 31-33, Garofalo, cf. Ezechiele 37, 23-27; Isaia 60, 19-20).
b) Comunione coi propri simili.
“Non agiranno più iniquamente né deprederanno in tutto il mio santo monte perché la conoscenza di Jahve riempirà il paese come le acque riempiono il mare” (Isaia 11, 9, Garofalo; cf. Isaia 32, 16-17).
Effetto di questa fratellanza sarà una pace perenne:
“Arco, spada e guerra manderò in pezzi via dal paese dove li farò risiedere in tranquillità” (Osea 2, 20). “Forgeranno le spade in vomeri, le lance in falci; un popolo non alzerà la spada contro un altro popolo; non impareranno più l’arte della guerra” (Isaia 2, 4, Garofalo; cf. Michea 4, 3-4).
E la pace regnerà anche tra e con gli animali “Stringerò per essi un patto in quel giorno con le bestie selvatiche, con gli uccelli del cielo e con i rettili della terra” (Osea 2, 20). “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto (… ). il leone, come il bue, si ciberà di paglia. Il lattante si divertirà sul nascondiglio dell’aspide; un bambino metterà la mano nel covo dei serpenti velenosi” (Isaia, 11, 6-8, Garofalo).
2 – Abbondanza di beni materiali
Una lettura affrettata e superficiale di non poche pagine della Bibbia potrebbe dare l’idea che l’aspetto materialistico e terreno del futuro regno messianico o paradiso prevalga su quello spirituale e morale. Vedremo che non è così. Rimane tuttavia il fatto che questo secondo aspetto è prevalso nell’attesa di molti Israeliti e prevale oggi nella propaganda settaria dei tdG.
a) Straordinaria fertilità della terra.
Fin dall’ottavo secolo a.C. Amos profeta si esprimeva nei termini seguenti:
“Ecco, viene un tempo – oracolo del Signore – in cui chi ara seguirà il mietitore e colui che pigia l’uva seguirà chi rilancia il seme: le montagne gronderanno mosto … Ricostruiranno le città distrutte, vi abiteranno, pianteranno vigne e ne berranno il vino …” (9, 13-14,Garofalo; cf. Levitico 26, 5).
Secoli più tardi Gioele ripeteva:
“Avverrà in quel giorno.- i monti stilleranno mosto, per i colli stillerà latte, per tutti i ruscelli di Giuda scorrerà acqua, una fonte uscirà dal tempio di Jahve e irrigherà la valle di Shittim” (4, 18, Garofalo).
Per Ezechiele:
“Queste acque, scorrendo verso la regione orientale, discendono nell’Araba per finire nel mare, nelle acque salate, e le acque ne sono risanate” (47, 8, Garofalo).
In modo alquanto diverso si esprime Zaccaria:
“E avverrà: in quel giorno scorreranno da Gerusalemme acque vive; una metà di esse al mare Orientale e un’altra metà al mare Occidentale. Ce ne sarà nell’estate e nell’inverno” 1(14, 8, Garofalo; cf. Isaia 30, 23-25; 35, 1-2).
Durante l’esilio babilonese (,587-549 a.C.), Ezechiele consolava i deportati assicurando loro un avvenire radioso:
“Benedirò loro e le regioni intorno al mio colle, mandando a tempo opportuno la pioggia, acque apportatrici d’ogni bene, perché l’albero della campagna darà frutto e la terra prodotti (…). Susciterò loro una florida vegetazione e consunti più non saranno dalla fame nel paese” (34, 26-29, Garofalo).
Molto più pittoresco è Isaia che scrive:
“Preparerà Jahve degli eserciti per tutti i popoli su questo monte un convito di carni grasse, un convito di vini grevi, di midolli grassi, di vini raffinati” (25, 6, Garofalo).
E non meno generoso è Geremia:
“Verranno e inneggeranno sull’altura di Sion, affluiranno verso i beni di Jahve, verso il frumento, il mosto e l’olio, verso il frutto del bestiame minuto e del bestiame grosso Sazierò di grasso l’anima dei sacerdoti, il mio popolo si sazierà dei miei beni” (31, 12-14,Garofalo).
b) Le ricchezze dei popoli affluiranno verso la Città Santa.
“Così dice Jahve: “Il patrimonio d’Egitto e il guadagno di Cush (… ) passeranno a te, saranno tuoi”” (Isaia 45, 14, Garofalo; cf. Isaia 60, 5-11).
“Così dice Jahve degli eserciti: “Ancora un momento; poi scuoterò il cielo e la terra, il mare e il continente. Scuoterò tutte le genti; ricoprirò questa casa gloriosa ” – dice Jahve degli eserciti -. ” A me appartiene l’argento e a me l’oro”” (Aggeo 2, 6-8, Garofalo).
c) Ottimo stato di salute, lunghezza di vita.
“lo (Jahve) creo cieli nuovi e una nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente (… ). lo gioirò di Gerusalemme, godrò del mio popolo. Non si udranno più in essa voci di pianto né grida di angoscia. Non ci sarà più in essa un bimbo che viva solo pochi giorni né un vecchio che non compia i suoi giorni; il più giovane morirà a cento anni; chi non raggiungerà cento anni sarà maledetto” (Isaia 65, 17-20, Garofalo).
E la morte sarà eliminata:
“Egli (Jahve) strapperà in questo monte il velo che velava la faccia di tutti i popoli, e la coltre che copriva tutte le genti; quindi eliminerà la morte per sempre” (Isaia 25, 7-8, Garofalo).
Padre Nicola Tornese s.j.
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