I Testimoni di Geova – Lezione 146
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TRADIZIONE E PURGATORIO
Possibilità di purificarsi
1 – Tertulliano, verso il principio del secondo secolo, nel suo scritto che ha per titolo De anima (Sull’anima) ammette che l’anima, dopo la morte, possa purificarsi:
“Noi riteniamo che quella prigione di cui parla il Vangelo (cf. Matteo 5, 26) corrisponda agli inferi (regione del morti), dove deve essere pagato il debito fino all’ultimo centesimo in attesa della risurrezione”.
2 – San Cìpriano, nato a Cartagine verso l’anno 210 e morto martire (14 settembre 258), insegnava la stessa dottrina di Tertulliano:
“Altra cosa è non uscire dalla prigione finché non si sia pagato l’ultimo centesimo, altra cosa ricevere subito la mercede della fede e della virtù; altra cosa purificarsi dal peccato con lungo dolore e fuoco, altra cosa aver scontato tutti i peccati con la penitenza”.
3 – Origene (185-254) fu prima di tutto un grande biblista, il più grande forse che l’antichità cristiana abbia conosciuto. Fu l’uomo della Scrittura per eccellenza. Conosceva bene il greco e l’ebraico e poteva così penetrare il vero senso della Parola di Dio.
Alla scuola della Bibbia Origene insegnò che con la morte l’uomo non torna in uno stato di non-esistenza: tutte le creature umane, non soltanto alcune privilegiate, continuano a vivere subito dopo la morte in uno stato di gioia o anche di sofferenza (i peccatori). Origene insegnò pure che dopo la morte Dio dà al peccatori la possibilità di purificarsi e conseguire così la gioia eterna:
“Anche i buoni – afferma Origene – sono imperfetti e pertanto tutti i giusti saranno provati con il fuoco; questa prova è da ritenere come un battesimo di fuoco (baptismus ignis), che purificando l’anima dai difetti inevitabili della vita terrena, la renderà degna del Cielo”.
E’ vero che Origene insegnò cose che la Chiesa Cattolica non accetta; ma occorre tuttavia ammettere che, studiando o scrutando le Scritture con intelligenza ed amore, fu un grande assertore della dottrina cattolica della possibilità di purificarsi dopo la morte, ossia del purgatorio.
4 – Sant’Agostino, oltre all’utilità dei suffragi, insegnò pure in modo esplicito e senza le esagerazioni di Origene, la natura espiatoria del purgatorio.
“Le pene temporali alcuni le subiscono in questa vita soltanto, altri dopo la morte, altri sia in questa vita che nell’altra, tuttavia sempre prima del giudizio finale. Non tutti infatti subiranno le pene eterne dopo quel giudizio, se dopo la morte hanno subìto pene temporali”.
Conclusione: Scrittura e Tradizione
1 – Chi scrive le pagine di questo opuscolo con- divide ciò che si legge in una Enciclopedia della Bibbia:
“La Bibbia non parla esplicitamente del “Purgatorio ma l’Antico Testamento vi ci prepara mediante il concetto, sempre più preciso, di responsabilità personale e con I’ idea, così frequente, che bisogna espiare una pena dopo la remissione dei peccati” (cf. Numeri 20, 12, 2 Samuele 12, 13-14).
E ancora:
“Il Nuovo Testamento non contiene nessun insegnamento diretto sul purgatorio. Ma vari testi si spiegherebbero perfettamente alla luce del secondo Libro dei Maccabei”.
Accetto pure le seguenti precisazioni, con cui l’Enciclopedia Cattolica inizia il suo studio sul purgatorio:
“La Bibbia non parla esplicitamente del purgatorio, ma contiene testi che ne suggeriscono l’idea. Il concetto di una responsabilità personale, che divenne sempre più chiaro con il progresso della Rivelazione, congiunto coli quello diffuso nel Vecchio Testamento (cf. Sapienza 10, 2; Numeri 20, 12), secondo cui, rimesso il peccato, rimane una pena temporale da scontare, è un importante presupposto della dottrina del purgatorio. Se a questa esplicita concezione del Vecchio Testamento si associa l’idea neo. testamentaria di una personale partecipazione dei singoli alla propria salvezza, soprattutto nell’economia penitenziale, non è difficile rilevare che, se qualche testo biblico insinua il fatto di un prolungamento ultraterreno di tale economia, il pensiero cristiano, guidato dalla Chiesa, poteva, in qualche momento del suo sviluppo, dedurre l’esistenza di quello stato intermedio tra inferno e paradiso, che da secoli è chiamato purgatorio”.
2 – E’ questo un linguaggio chiaro, onesto, equilibrato. La Sacra Scrittura, al di là d’ogni possibile dubbio, contiene elementi anche se indiretti sulla esistenza e la natura di uno stato intermedio tra paradiso ed inferno, che da secoli si chiama purgatorio. L’Antico Testamento ci ha preparato a questa dottrina; il Nuovo Testamento, sulla linea dell’Antico, contiene testi che si spiegano perfettamente solo alla luce di questa dottrina.
Basato su questi elementi, il pensiero cristiano guidato dallo Spirito Santo (cf. Giovanni 14, 26), nell’ambito della Chiesa (cf. 2 Pietro 1, 21), ha esplicitato e formulato la dottrina del purgatorio. Questa è la Tradizione ecclesiale intesa nel suo esatto significato. La Tradizione ecclesiale conserva quello che Gesù e gli Apostoli hanno insegnato.
La dottrina cattolica del purgatorio si basa dunque sulla Scrittura esplicitata fedelmente dalla comunità dei credenti sotto la guida dello Spirito Santo. E’ perciò dottrina rivelata da Dio e va accettata da ogni vero cattolico.
Va perciò rigettata come superficiale e settaria l’insinuazione dei tdG secondo cui la dottrina del purgatorio si basa solo sulla tradizione intesa come insegnamenti di uomini, e non sarebbe insegnamento biblico. I geovisti arrivano a questa errata conclusione, strappando dal loro contesto alcune espressioni di autori cattolici e corrompendo il loro pensiero. Ma questa è disonestà.
Il fuoco del purgatorio
1 – La Chiesa Cattolica ha sempre affermata l’esistenza del purgatorio, ossia la sopravvivenza dell’uomo subito dopo la morte in uno stato di attesa e di purificazione prima di essere ammesso nella Casa del Padre. Ha anche insegnato ed insegna l’utilità e il valore dei suffragi. Tuttavia è stata ed è d’una sobrietà significativa quando si tratta di specificare in che cosa consiste la pena o purificazione delle anime del purgatorio.
2 – E’ vero che non pochi libri cattolici, specie nel passato, con tanto di imprimatur e non poche immagini e raffigurazioni, presentano il purgatorio come una fornace ardente piena di anime sofferenti. Ma questa letteratura o arte piuttosto popolare non fa autorità e va spiegata nel contesto storico-culturale che la produsse: un purgatorio o un inferno tutto fuoco e fiamme è roba del passato.
A onor del vero, se leggiamo la Bibbia in modo superficiale, come fanno i tdG, potremmo parlare di fuoco reale. Un fuoco inestinguibile brucerà i ribelli contro Dio (cf. Isaia 66, 24; Marco 9, 48-49). In un lago di fuoco sarà gettato il diavolo col mostro e il profeta per essere tormentati per sempre (cf. Apocalisse 20, 10); e la stessa sorte toccherà a coloro che non furono trovati iscritti nel libro della vita (cf. Apocalisse 20, 15). E’ facile dire che il fuoco in questo caso è simbolo dello stroncamento eterno, del ritorno nella non-esistenza, come spiegano i tdG. Ma non sembra facile convincere chi ha ancora una mente sana come possano essere “tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli” (Apocalisse 20, 10), coloro i quali non esistono più.
3 – Questo realismo biblico spiega e giustifica in parte le rappresentazioni di un purgatorio (e d’un inferno) tutto fiamme e zolfo, tanto care a scrittori, predicatori e artisti del passato. La Chiesa Cattolica, comunque, non ha mai definito l’esistenza di un fuoco letterale nel purgatorio e nell’inferno. Al contrario non sono mai mancati anche nel passato e non mancano al presente studiosi cattolici della Bibbia, profondi conoscitori del suo linguaggio, delle sue immagini ecc., i quali danno al fuoco biblico non un significato puramente simbolico di distruzione assoluta, ma neppure un senso letterale. Danno tuttavia all’immagine del fuoco un significato reale (che è ben diverso dal senso letterale), in conformità all’insegnamento globale della Bibbia. La Bibbia infatti si spiega con la Bibbia. Lo dicono pure i tdG, ma altra cosa è dire, altra cosa fare. Qual è questo significato?
4 – E’ insegnamento biblico che Dio salva l’uomo per vie dell’amore, non del terrore. “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il Figlio suo Unigenito affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna” (Giovanni 3, 16). I frutti salvifici della morte di Cristo, sono applicati all’uomo mediante il battesimo, che ci dà una nuova vita, che non conosce tramonto, e poi la risurrezione del corpo. E’ l’assimilazione dell’uomo a Gesù Cristo, Via, Verità e Vita (Romani 6, 3-7; Giovanni 3, 5; 14, 6; Filippesi 3, 20-21).
5 – La vita dei cristiani, anzi dell’uomo, deve essere una risposta all’amore di Dio. In effetti, l’o- pera di Dio mediante il Figlio non è una bacchetta magica, che cambia d’un colpo la vita di chi crede, distruggendo ogni egoismo e trasformando in un istante la natura umana. Cristiani non sì nasce, ma si diventa. Dio vuole che l’uomo risponda al suo amore con l’amore verso di Lui e verso il prossimo. L’impegno di questa risposta dura tutta la vita, fino alla morte, ultimo atto di amore se offerta a Dio con amore. Con la morte giunge per il cristiano il tempo beato di conseguire lo scopo della vita: vivere nell’amore con Dio e i suoi simili.
6 – Ma ecco, per colpa dell’uomo, questa vita beata è resa impossibile o piuttosto ritardata per- ché nulla d’impuro può coesistere con la santità di Dio e la bellezza della celeste Gerusalemme (cf. Apocalisse 21, 27).
Che cosa avverrà allora? Il fuoco dell’attesa. E’ un fuoco d’amore che spinge verso la vita beata, ma la spinta è come rallentata da residui di egoismo, di peccato. E’ come uno sposalizio rimandato, come un’attesa bruciante di un incontro tra persone che si amano, tra genitori e figli, tra amici sinceri, come l’attesa del prigioniero che sconta la pena per il suo reato.
E’ sempre un amore che brucia e allo stesso tempo purifica. E l’amore sarà più forte, più bruciante, quando l’uomo, al di là delle barriere di questa vita, capirà che c’è un Padre che l’attende, una comunità di santi, una vita senza lacrime, senza lutto né grida né dolore perché le cose di prima sono passate (cf. Apocalisse 21, 4).
Padre Nicola Tornese s.j
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