I Testimoni di Geova – Lezione 107
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Come invocare Dio
E’ una curiosità legittima, non vi pare?
Dicono i geovisti: Rivolgendovi a Dio, dovete chiamarlo Geova, altrimenti non vi risponde.
Possibile?
Spiegano i geovisti: Supponiamo che in piazza vi siano tre uomini e voi volete chiamare uno di loro; se dite: “signore!”, quello che voi cercate non capisce e non vi risponde. Forse vi risponderà uno dei tre che non volete.
Ma se voi dite: Prosdòcimo! , che è il nome proprio della persona che voi cercate, quello subito capisce e vi risponde…
Allo stesso modo con Dio: Dovete chiamarlo Geova, altrimenti non capisce e non vi presta attenzione … …
– Dice la Bibbia:
“Tu, Signore, mi scruti e mi conosci (…) Penetri da lontano i miei pensieri (…). La mia parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore, già la conosci” (Salmo 139, 1-4).
– “Se avessimo dimenticato il nome del nostro Dio e teso le mani verso un dio straniero, forse che Dio non lo avrebbe scoperto? Lui che conosce i segreti del cuore?” (Salmo 44, 21-22).
– “Non dobbiamo pensare che la divinità abbia qualcosa della immaginazione umana” (Atti 17, 29).
Scrisse un ex-testimone di Geova:
“Per risolvere i miei dubbi, che erano molti e gravi, lessi con avidità gli opuscoli da lei scritti. Più li leggevo e più mi apparivano astruse le dottrine dei testimoni di Geova finché alcune mi apparvero dopo un po’ addirittura ridicole”.
DI CASA IN CASA
L’errore
A sentire i tdG, gli unici fedelissimi predicatori del Vangelo sarebbero loro e soltanto loro perché vanno “di casa in casa” come, sempre a sentir loro, facevano Gesù e san Paolo. Al contrario, tutti i sedicenti cristiani, cattolici e non cattolici, specie i preti e i ministri, avrebbero tradito il Vangelo perché non vanno di casa in casa.
Si tratta evidentemente di un’ennesima mistificazione della Parola di Dio allo scopo di creare un complesso di superiorità e di orgoglio nei seguaci della setta, che accettano senza alcun senso critico tutto ciò che propina La Torre di Guardia.
Ma la Bibbia non dice così! E san Paolo sapientemente avverte: “Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male” (1 Tessalonicesi 5, 21-22).
L’esempio di Gesù
Per provare la sua insostenibile tesi o piuttosto il suo errore un testimone di Geova citò una volta le parole di Luca 8, 1, che dice: “In seguito egli (Gesù) se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio”.
Eravamo a discutere all’aperto, su un marciapiede, ed io chiesi al primo passante: “Pensa lei che ” andare per le città e i villaggi ” equivale ad ” andare di casa in casa
“No, certamente!”, rispose l’intervistato come per istinto e proseguì per la sua strada con grande disdetta dei testimone di Geova.
In effetti, chiunque abbia un minimo eli capacità intellettiva ed esamina onestamente ogni cosa, come dice l’apostolo, comprende ed accetta che “andare per le città e i villaggi” non comporta assolutamente “andare di casa in casa”.
L’uso della Bibbia che fanno i tdG, è superficiale e settario.
Paolo e il suo metodo
In ogni modo, il testo biblico maggiormente strumentalizzato dai geovisti in questa loro ingannevole propaganda sono le parole di san Paolo nel suo discorso di addio agli anziani di Efeso:
“Sapete come non mi sono mai sottratto a ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e istruirvi in pubblico e nelle vostre case” (Atti 20, 20).
Qual è il pensiero dell’Apostolo?
a) Notate anzitutto come san Paolo parla in primo luogo di predicazione e di istruzione in pubblico. L’evangelizzazione “di casa in casa” non era dunque né l’unico né il primo modo di annunziare il regno di Dio. Paolo dava la precedenza alla predicazione e istruzione in pubblico.
b) Negli Atti degli Apostoli abbiamo numerose testimonianze di questo metodo di evangelizzazione.
Giunti in una località, Paolo e i suoi collaboratori “non andavano di casa in casa”, ma piuttosto in luoghi pubblici per annunziare la buona novella del regno. Durante il primo viaggio missionario “arrivarono ad Antiochia di Pisidia, ed entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, si sedette. Dopo la lettura della Legge si alzò Paolo e fatto cenno con la mano disse…” (Atti 13, 14-16).. Anche ad lconio essi entrarono nella sinagoga dei Giúdei e vi parlarono in modo tale che un gran numero di Giudei e di Greci divennero credenti (Atti 14, 1 ss).
Identico metodo fu seguito durante il secondo viaggio missionario sinagoghe e, ad Atene, l’Areopago sono gli unici luoghi menzionati in rapporto alla predicazione di san Paolo (cf. Atti 17, 1-22). La stessa cosa avvenne a Corinto (cf. Atti 18, 4), e quando a Paolo furono chiuse le porte della sinagoga, non cominciò a girare di casa in casa, ma prese dimora presso un tale chiamato Tizio Giusto, ‘la cui abitazione era accanto alla sinagoga. Colà Paolo riceveva e istruiva, e anche Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua, famiglia, e con lui molti
dei Corinzi credettero e si fecero battezzare (cf. Atti 18, 7-8).
c) Caso tipico è pure il comportamento di Paolo nella fondazione della chiesa di Efeso:
“Entrato poi nella sinagoga (Paolo), vi potè parlate liberamente per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori circa il regno di Dio. Ma poiché alcuni si ostinavano e si rifiutavano di credere dicendo male in pubblico di questa nuova dottrina, (Paolo) si staccò da loro separando i discepoli e continuò a discutere ogni giorno nella scuola di un certo Tiranno. Questo durò due anni (o tre cf. Atti 20, 31), col risultato che tutti gli abitanti della provincia d’Asia, Giudei e Greci, poterono ascoltare la parola dei Signore” (Atti 19, 8-10).
Non vi sfugga il particolare: continuò a discutere ogni giorno nella scuola (…). Questo durò due anni (o tre). E’ evidente che Paolo, proprio ad Efeso, non andava di casa in casa, ma predicava il regno di Dio in pubblico, in un’aula scolastica presa quasi certamente in affitto.
Di casa in casa
Alla luce di tante testimonianze biblíche deve dirsi errata e settaria la spiegazione che i geovisti danno delle parole “di casa in casa” di Atti 20, 20.
Perché?
Già abbiamo detto che tale espressione ricorre nel discorso di addio che Paolo fa alla comunità di Efeso, nel quale ricorda il lavoro da lui fatto nella fondazione di quella chiesa. Narrando gli eventi connessi con quella fondazione il libro degli Atti specifica che Paolo riceveva e istruiva in un locale pubblico, in un’aula scolastica ogni giorno, dove veniva gente da tutta la provincia d’Asia. E’ impossibile dunque che l’apostolo dedicasse la maggior parte del suo tempo e delle sue energie, andando di casa in casa a distribuire fogli e sorrisi.
Il significato di quelle parole “di casa in casa”, nel contesto specifico della fondazione della chiesa di Efeso, non può essere che uno solo, vale a dire che, nei limiti del possibile e dietro richiesta di persone maggiormente interessate al Vangelo o anche impossibilitate ad andare nella sala dove Paolo riceveva e istruiva, l’apostolo completava l’opera di evangelizzazione anche nelle case, a domicilio. La maggior parte del tempo, comunque, era dato alla predicazione in pubblico.
E’ dunque da escludere in modo assoluto che san Paolo e ; suoi collaboratori, ad Efeso e altrove, andassero di casa in casa come fanno i lontani discepoli di Carlo Russell, importunando la gente e vendendo gli opuscoli, i libri, le riviste della setta geovista su una base nettamente affaristica.
San Paolo era ben consapevole del comando dei Signore, che mandando i discepoli a predicare, aveva detto: “Non passate di casa in casa” (Luca 10, 7).
Padre Nicola Tornese s.j.
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