I Testimoni di Geova – Lezione 106
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COME PREGARE?
L’errore
Ho un amico carissimo che lavora come infermiere all’ospedale “V. Monaldi” di Napoli. Viene spesso a trovarmi e parliamo quasi sempre di problemi religiosi, soprattutto di Bibbia e del modo corretto di leggerla e capirla contro l’abuso che ne fanno i testimoni di Geova.
Giorni fa mi raccontava di aver preso parte a un servizio di preghiera accanto al letto d’una inferma assieme ai parenti di lei con gran conforto di tutti. Ma poi, a cose fatte, una testimone di Geova, che da lontano aveva assistito impassibile e sprezzante alla preghiera, si avvicinò e disse:
– Voi cattolici non conoscete la Bibbia!
– Perché?
– Perché fate preghiere lunghe, ripetendo con insistenza le stesse cose, mentre nella Bibbia è detto di non sprecare parole come fanno i pagani (cf. Matteo 6, 7).
L’amico infermiere mi disse pure come aveva messo a tacere l’intrusa testimone dimostrando, Scritture alla mano, che era proprio lei a non conoscere la Bibbia. Sapeva solo ripetere meccanicamente alcuni versetti appiccicati alla sua memoria.
E’ questo un caso tipico – uno dei tanti! – del comportamento geovista. Vogliono fare sempre da maestri, ma conoscono solo alcuni versetti della Bibbia e li spiegano in senso unico ed errato così come impongono i loro maestri comandati.
La verità
Noi cattolici siamo abituati ad andare a fondo nella conoscenza della Bibbia. Vogliamo sempre accertarci dei suo genuino insegnamento in piena fedeltà al consiglio di san Paolo che dice: “Accertatevi di ogni cosa. Tenete ciò che è giusto” (1 Tessalonicesí 5, 20). Né siamo come il fariseo del Vangelo che disprezzava la preghiera degli altri, esaltando se stesso. Si meritò la riprovazione del Signore (Luca 18, 9-14).
Anche sul modo di pregare vogliamo interrogare la Bibbia per accertarci di ciò che essa realmente dice contro le distorsioni dei tdG. Formuliamo perciò tre domande.
LA PRIMA: E’ vero che la Bibbia condanna l’insistenza nella preghiera?
LA RISPOSTA: No! Non è vero.
Infatti nei santi vangeli Gesù più d’una volta esorta i suoi discepoli a insistere nella preghiera.
1 – Leggiamo in san Luca:
“Poi Gesù aggiunse: Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall’interno gli risponde: Non m’importunare, la porta è chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza” (Luca 11, 5-8).
Possiamo legittimamente supporre che l’amico di dentro aveva ben capito che cosa chiedesse l’amico di fuori, e non c’era proprio bisogno che questi insistesse per farglielo capire. Tuttavia: l’amico di fuori insiste.
Gesù non riprova questa insistenza anzi la propone ai suoi discepoli come esempio da imitare nelle loro preghiere a Dio. Infatti continua:
Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto” (Luca Il 9-10; Cf. Matteo 7, 7-11).
Spiegano i commentatori moderni:
“Con la breve parabola Gesù insegna due condizioni essenziali della preghiera: la perseveranza e la fiducia. Soddisfare alla domanda dell’amico importuno, a notte già alta, non era facile, perché l’unica stanza di casa era ingombra dalle stuoie, su cui dormivano il padre coi figli; la porta di casa era ben chiusa, ed era necessaria tutta una manovra incomodante per dare i tre pani. Pure la preghiera perseverante tutto ottiene”.
2 – Un’altra parabola sulla preghiera parimenti bella ci è stata preservata pure da San Luca:
“Gesù disse loro un’altra parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi. C’era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle. Ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto per nessuno, poiché questa vedova è così molesta, le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi. E il Signore aggiunse: Avete udito ciò che dice il giudice disonesto? E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di Lui? Li farà a lungo aspettare?” (Luca 18, 1-7).
Notate come, non diversamente dalla parabola precedente, il Signore non solo non condanna l’insistenza nella preghiera, ma assicura che Dio esaudirà coloro che gridano giorno e notte verso di Lui. Gesù non ha parole di biasimo per la vedova, ma la presenta come modello di preghiera insistente e umile, che alla fine ottiene ciò che chiede.
3 – Oltre alle parabole vi sono nei vangeli esempi di vita vissuta, ove Gesù approva esaudisce la preghiera fatta con fiduciosa insistenza. Ricordiamone alcuni:
a – La donna cananea (Matteo 15, 21-28). Apparentemente ignorata dal Signore la buona donna non disarma: insiste nella sua richiesta finché Gesù la esaudisce e, per di più, ha per lei parole di lode: “Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto ,come desideri” (Matteo 15, 28).
b – I due ciechi ali Gerico (Matteo 20, 29-34). “La folla li sgridava perché tacessero; ma essi gridavano ancora più forte.- Signore, figlio di Davide, abbi pietà di noi!”. E come nel caso della cananea, la loro insistente e fiduciosa preghiera raggiunge il cuore del Signore, che fa il miracolo della loro guarigione.
SECONDA DOMANDA. Deve dirsi contraria alla Bibbia la preghiera, in cui si ripetono le stesse parole?
Anche a questa domanda la risposta deve essere negativa. Infatti:
a – Riflettendo sui testi biblici analizzati finora possiamo ragionevolmente supporre che sia l’amico che la vedova delle due parabole ripetevano più volte la stessa cosa: “Dammi tre pani!”. E: “Fammi giustizia contro il mio avversario!”. Parimenti la donna cananea e i due ciechi di Gerico dovevano ripetere incessantemente la stessa richiesta.
In nessuno di questi casi Gesù qualifica come pagani colui o colei che prega ripetendo le stesse parole. Al contrario, loda il loro comportamento ed esaudisce la loro richiesta.
b – Ma vi è di più. Gesù stesso, modello di ogni perfezione cristiana, che deve essere imitato dai suoi discepoli (1 Corinzi 11, 1), nel Getsemani “pregava dicendo le medesime parole” (Marco 14, 39; Matteo 26, 44; Luca 22, 44).
Era pagano il modo di pregare di Gesù?
c – Anche san Paolo, il fedelissimo imitatore di Cristo, ci fa sapere che “per ben tre volte ho pregato il Signore”, chiedendo sempre la stessa cosa. E il Signore gli rispose non rimproverandolo come pagano, ma per consolarlo: “Ti basta la mia grazia!” (2 Corinzi 12, 8-9).
Dopo tutto san Paolo “pregava sempre” (2 Tessalonicesi 1, 11; Filippesi 1, 4; Romani 1, 10 ecc.) “senza stancarsi” (Colossesi 1, 3), e raccomandava caldamente ai cristiani di fare altrettanto. “Pregate incessantemente” (1 Tessalonicesi 5, 17). E agli Efesíni: “Rendete continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo” (Efesini 5, 20).
TERZA DOMANDA: Che cosa dire delle preghiere lunghe? Sono condannate dalla Bibbia?
Anche per questa terza domanda un retto uso della Bibbia impone una risposta negativa.
Al riguardo facciamo due considerazioni:
La prima. Gesù pregava a lungo, passando intere notti nella preghiera. Leggiamo in san Luca: “In quei giorni Gesù se ne andò solo sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione” (Luca 6, 12). E san Matteo c’informa che Gesù, “congedata la folla, salì sul monte solo a pregare. Venuta la sera, egli si trovava ancora lassù” (Matteo 14, 23). E non era un caso sporadico. Dai vangeli risulta senza alcun dubbio che il soffermarsi a lungo in preghiera era un’abitudine dei Maestro (Cf. Marco 1, 35; Giovanni 6, 14-17 ecc )
La seconda. Significativo è pure il comportamento degli Apostoli. A misura che cresceva il numero dei credenti e con questo anche il lavoro, i Dodici si videro posti davanti a una scelta: dedicare parte dei loro tempo a opere assistenziali oppure, lasciando ad altri l’assistenza, attendere solo alla preghiera e alla predicazione. I Dodici preferirono dedicare maggior tempo alla preghiera (Atti 6, 1-4).
Anche dal libro degli Atti veniamo a sapere che, mentre Pietro era tenuto in prigione “una preghiera., saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui” (Atti 12, 5).
Questa breve rassegna biblica sulla preghiera dimostra inequivocabilmente quanto sia antiscritturale l’atteggiamento geovista che condanna altezzosamente il modo di pregare dei cattolici. Dimostra pure quanto sia superficiale e limitata la loro conoscenza della Parola di Dio. Eppure essi si atteggiano sempre a dottori in Sacra Scrittura!
Se la vostra giustizia… (Matteo 5, 20)
Alla luce di quanto detto finora è possibile accertarsi del vero significato di Matteo 6, 5-9, di cui abusano i tdG.
1 – Il testo:
“Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e negli angoli delle piazza, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu, invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate” (Matteo 6, 5-9).
2 – La spiegazione:
a – Come aveva ammonito poco prima, nello stesso discorso della Montagna (Matteo 5, 20), Gesù vuole insegnare che anche nella preghiera la giustizia dei suoi discepoli deve superare quella dei farisei; e che il loro comportamento morale e spirituale deve essere differente da quello dei pagani (Matteo 5, 47).
Per quanto riguarda i farisei, Gesù non li condannava perché ripetevano la stessa preghiera, ma per la loro mancanza di giustizia nei rapporti con Dio. Non si curavano tanto dell’onore di Dio quanto piuttosto del loro onore: pregavano per essere visti dagli uomini. Peccavano di formalismo e di vanagloria.. Erano interiormente vuoti.
b – I pagani poi, nella loro preghiera, si illudevano di far pressione sulla divinità, di piegare cioè la volontà divina al proprio volere, in forza di formule ripetute ininterrottamente. Essi davano alle loro pro ghiere un valore magico. Mancavano di fiducia e d abbandono in Dio (Cf, 1 Re 18, 27). In essi Gesù condanna la mancanza di sottomissione alla volontà di vino, non già l’insistenza nella preghiera e la ripetizioni della stessa domanda.
c – Non così devono pregare i veri discepoli di Cristo. Il Maestro vuole che i suoi veri seguaci “adorino Dio in spirito e verità” (Giovanni 4, 24), chiedendo nella preghiera primieramente la santificazione del nome di Dio e l’avvento dei suo Regno.
A differenza poi dei pagani i veri discepoli di Cristo accompagnano sempre le loro preghiere, siano essi lunghe o brevi, con l’umile e coraggiosa accettazioni della volontà di Dio (Matteo 6, 10) e con l’abbandono fiducioso nella sua paterna bontà.
Dio è il Giudice (Salmo 50, 6)
Ma dicono i geovisti: Solo noi adoriamo Dio in spirito e verità, mentre i cristiani nominali onorano Dio solo con le labbra.
Al che si risponde:
a – “Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone. Ma. starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare”(Romani 14, 4; cf. Giacomo 4, 12; 1 Corinzi 5, 13).
E. Gesù disse: “lo sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini, e darò a ciascuno di voi secondo le proprie opere” (Apocalisse 2, 23; cf. Geremia 11, 20; 17, 10).
b – Appropriata deve dirsi la risposta che il Signor Vincenzo Ranauro, dissociatosi dalla setta geovista, diede a un testimone di Geova. Quest’ultimo, senza essere richiesto, aveva aspramente criticato la coscienziosa e coraggiosa decisione del signor Ranauro a lasciare la setta.
Scrisse dunque il signor Ranauro:
“Non è possibile che le preghiere ripetute della vecchietta possano essere recitate con amore, con vera fede, possano essere recepite in cielo, con vera gioia? Qui la biblica trave nell’occhio vi calza a pennello (Matteo 7, 3) Perché non prova a leggere con attenzione le riviste,
libri dei testimoni di Geova? Si accorgerà che i vostri scritti sono una continua ripetizione a dir poco ossessiva come pure va detto delle vostre preghiere ove continua mente ripetete le solite cose”.
Quali sono queste solite cose? Sollecitazioni a Geova, il loro dio, affinché distrugga tutti coloro che non vogliono essere testimoni di Geova e dìa ai membri della setta, i soli privilegiati, questa terra ricolma di vino di olio e di frumento.
Padre Nicola Tornese s.j.
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