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I Testimoni di Geova – Lezione 103

26 Settembre 2014 | Filed under: Testimoni di Geova
     

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Padre Pio giovane stigmatizzato

IL TITOLO DI PADRE NELLA BIBBIA

L’errore

Un impegno particolare è messo in opera dai tdG per gettare discredito sui membri del clero cattolico, e in generale su tutti i ministri del culto. Nessuno è risparmiato, neppure il Santo Padre. Buona parte della propaganda geovista è dedicata alla denigrazione e alla calunnia!
Non è difficile capire che alla base di questa campagna denigratoria vi è la persuasione che i ministri di Dio – col loro zelo e la loro scienza – siano l’ostacolo principale alla diffusione dei loro nefasti errori. Da qui la reazione astiosa e pervicace degli attivisti della società geovista.
Un  caso particolare della calunniosa propaganda dei tdG è l’uso distorto che essi fanno delle parole di Gesù riferite in Matteo 23, 9, dove leggiamo:
“E non chiamate nessuno padre vostro sulla terra; uno solo, infatti, è il Padre vostro, il Ce- leste”.
Commentando erroneamente questo testo e avendo di mira i ministri del culto i tdG scrivono:
“I seguaci di Crìsto non si rivolgono agli uomini con i titoli religiosi ‘rabbino’ un titolo religioso”,padre’ o ‘capo’ …..’Padre’ non è un titolo religioso.
Non è necessaria una conoscenza profonda del la Bibbia per evidenziare quanto sia superficiali e antiscritturale la spiegazione che della frase da Matteo 23, 9 danno i tdG. Basta infatti porre attenzione al contesto dove quella frase è collocata e ricordare come nella Bibbia il titolo di    “padre” è legittimamente rivolto agli uomini, specialmente ai ministri del culto, senza violare nessun comanda divino. Questo appunto ora vogliamo fare.
 
I – Il contesto di Matteo 23, 9.
Facciamo notare ancora una volta che l’autentico significato dei testi biblici deve essere ricavata dal loro contesto. I tdG spesso e volentieri dimenticano o tralasciano il contesto e fanno dire alla Bibbia ciò che essi vogliono, a danno sempre de meno accorti.
Dal contesto di Matteo 23, 9 risulta inequivocabilmente che Gesù voleva solo correggere l’abuso che i membri della sinagoga facevano del titolo d padre; ma non intendeva affatto abolire il retti uso di quel titolo. Il pensiero di Gesù è il seguente :
I discepoli di Cristo  – contrariamente al comportamento dei farisei – non devono pretendere titoli onorifici. Devono fuggire la vanagloria, la superbia, l’arroganza. “Il più grande tra voi sia vostro servo” (Matteo 23, 11). L’ufficio di guida, che alcuni di loro devono esercitare (cfr. 1 Tessalonicesi 5, 12; Ebrei 13, 17), va fatto con umiltà e con spirito di servizio.
Gesù parla di disposizione interiore, più che di uso di titoli. Siano o non siano chiamati con titoli, i suoi discepoli, a differenza dei farisei, devono coltivare l’umiltà. Non devono avere pretese di onorificenze. Non devono servirsi vanitosamente dell’autorità, ma servire umilmente in virtù della autorità ricevuta.
Questo e non altro è l’autentico significato delle parole di Gesù: una lezione di umiltà! Egli era venuto a correggere ciò che era storto (Marco 1, 3).
 
Il – L’uso scritturistico del titolo di “padre”.
Gesù non intendeva affatto escludere che le guide della comunità ecclesiale nutrissero il nobile sentimento della paternità spirituale verso coloro che devono essere istruiti e diretti.
1 – San Paolo esorta i cristiani ad essere imitatori di Dio precisamente nella bontà e nell’amore (Efesini 5, 1). E quale maggiore imitazione di Dio vi può essere in chi è chiamato a dirigere gli altri se non quella della paternità divina? San Paolo era modello di questa imitazione.
a) Sono ben note le parole di Paolo ai fedeli di Corinto:
“Vi scrivo queste cose come a figli carissimi. Potreste infatti avere diecimila maestri (pedagòghi), ma non certo molti padri in Cristo, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo” (1 Corinzi 5,14-15).
Paolo si considera e si chiama padre di coloro che egli ha generato spiritualmente in Cristo. Forse l’apostolo non era a conoscenza delle parole di Gesù in Matteo 23, 9? Chi oserebbe attribuire a lui tale ignoranza? E allora come mai non ha avuto alcuna difficoltà ad attribuirsi il titolo di padre?
b) Né fu la sola volta che egli – Paolo – manifestò questo nobile sentimento di paternità spi- rituale. Scrivendo ancora ai Corinzi dice:
“Ecco, sono pronto a venire da voi per la terza volta, e non vi sarò di peso; ché non cerco le cose vostre, ma voi. Infatti non è dovere dei figli accumulare tesori per i genitori, ma dei genitori per i figli” (2 Corinzi 12,14).
Commenta la Bibbia di Salvatore Garofalo:
“Paolo non vuol ricevere dai Corinzi, ma vuole dare come un buon padre”.
Anche coi cristiani della Galazia l’apostolo aveva usato lo stesso linguaggio: “Figliuoli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi” (Galati 4, 19).
E con identico affetto paterno Paolo chiama figlio lo schiavo Onèsimo, che egli aveva convertito e generato a Cristo nelle catene (Filèmone 10).
c) Dopo tante ripetute dichiarazioni d’una paternità spirituale da parte di Paolo, doveva essere naturale, spontaneo, giusto e doveroso che i suoi figli spirituali lo considerassero e lo chiamassero padre senza pensare minimamente di andare contro la volontà del Signore. Lo hanno fatto?
Possiamo legittimamente supporlo. Paolo stesso li esorta e vuole che si comportino così. Scrisse ai Corinzi: “lo parlo come a figli; rendeteci il contraccambio, aprite anche voi il vostro cuore” (2 Corinzi 6, 13). E qual era il contraccambio se non quello di nutrire verso di lui un sincero sentimento di figliolanza spirituale e di chiamarlo padre? (Cfr. 2 Corinzi 12, 15).
d) Nel vano tentativo di indebolire e negare questo insegnamento biblico i tdG scrivono:
“Paolo si paragonò a un genitore, ma non fu mai chiamato “padre Paolo””.
Si risponde: L’obiezione dei tdG poggia sul vuoto non ha una base, è inconsistente. Infatti per poter affermare che l’apostolo non fu mai chiamato “padre Paolo”, i tdG dovrebbero avere ed esibire i documenti, ossia eventuali scritti dei cristiani di Corinto diretti a Paolo, dai quali risultasse che essi mai lo chiamino “padre”. Ma dove sono questi documenti? E senza documenti, senza prove valide, come si può asserire una cosa? La affermazione dei tdG è una pura invenzione.
Al contrario, dalle Lettere paoline risulta che i rapporti dei cristiani verso Paolo fossero basati sul sentimento della figliolanza spirituale.
2 – Ma vi è molto di più. Ciò che dicono i tdG è antiscritturale. Infatti Gesù non volle abolire la Scrittura (Matteo 5, 17-18).
Ora nella Scrittura il retto uso del titolo di padre è- largamente diffuso.
Ecco alcuni esempi: – Nel libro dei Giudici 17, 9-10 e 18-19 leggiamo: “Micha gli domandò: “Donde vieni?” “Sono Levita da Betlemme di Giuda” gli rispose. “Viaggio per stabilirmi dove troverò”. “Rimani con me”, gli disse Micha, “sii per me padre e sacerdote e io ti darò dieci scicli d’árgento, un corredo di vesti e il vitto”” (17,9-10).
“Ma il sacerdote disse loro: “Che cosa fate?”
“Taci”, gli dissero, “mettiti la mano sulla bocca e vieni con noi. Tu sarai per noi padre e sacerdote”” (18,19).
Per ben due volte è detto che alcuni Israeliti danno al sacerdote il titolo di padre. Non vi è nessuna condanna di un tale modo di esprimersi.
– David chiama padre Saul perché questi è il legittimo sovrano finché è in vita: “Non tenderò la mano sul mio signore, poiché egli è l’unto di Jahve e mio padre” (1 Samuele 24, 11-12).
– Anche i re di Israele chiamano padri i profeti, ossia gli uomini di Dio, loro guide spirituali: “Ora Eliseo cadde malato di quella malattia, per cui sarebbe morto. Josh, re di Israele, scese da lui e scoppiò in lacrime al suo cospetto gridando. “Padre mio, padre mio! Carro di Israele e suoi cavalli” (2 Re 13, 14).
 
3 – Circa l’uso del titolo di padre noi abbiamo una preziosa notizia dal santo vescovo e martire Ireneo (secondo secolo). Egli spiega l’origine dei titoli di padre e di maestro usati allora nella Chiesa, nel modo seguente: “Quando uno riceve l’insegnamento da un altro è chiamato padre”.
L’informazione, che dà Ireneo, è della massima importanza. Infatti, nella sua opera Contro le eresie egli riporta gli insegnamenti degli Apostoli così come li aveva ricevuti dal martire Policarpo, suo maestro. Policarpo a sua volta era stato discepolo diretto di san Giovanni Apostolo e di altri immediati discepoli del Signore. Di questi suoi maestri Policarpo riporta le cose udite, che poi sant’Ireneo ha messo per iscritto.
Non vi può essere perciò dubbio alcuno che anche l’uso del titolo di padre dato ai maestri della vita spirituale risalga agli insegnamenti apostolico. D’altra parte, dire insegnamento apostolico è lo stesso che dire insegnamento scritturale. Il titolo di padre – salvo gli abusi condannati dal Signore – è in perfetta armonia con la Scrittura.

Padre Nicola Tornese s.j.


     

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